giovedì 28 febbraio 2013

OLIGARCHIE E PLUTOCRAZIE

 
 
 
OLIGARCHIE E PLUTOCRAZIE : Chrystia Freeland Come giornalista del Financial Times, ha seguito i plutocrati per vent’anni nei luoghi dove i Creso del XXI secolosono soliti incontrarsi (Davos, Dubai, le sale delle Ted Conferences, gli Hamptons, persino gli spalti di Wimbledon), ha visto crescere a dismisura le loro ricchezze e ha imparato a conoscerne ! Nel suo nuovo libro disegna con precisione la nuova fase storica che stiamo vivendo e sottolinea i rischi che la crescente ineguaglianza sociale comporta

Partiamo da alcuni numeri che focalizzano bene il problema. Secondo Credit Suisse, nel mondo ci sono 28 mila persone che hanno una ricchezza superiore a cento milioni di dollari: quasi la metà vive negli Stati Uniti, un quarto in Europa e un altro quarto nel resto del mondo. Nel 1970, negli Stati Uniti, l’uno per cento al top della ricchezza controllava il 10 % del pil, oggi il 33 per cento. Per capire la velocità con cui la ricchezza creata dalla società si trasferisca ai vertici della piramide basti osservare che tra il 2009 e il 2010 il pil americano è cresciuto del 2,3%, ma il reddito del 99% degli americani è cresciuto solo dello 0,2%, mentre quello dell’1% è andato su del 11,6%: sessanta volte di più. Trent’anni fa un amministratore delegato medio guadagnava circa 42 volte il lavoratore medio, oggi il rapporto è 380. 

Ma il libro della Freeland non si concentra sull’1% dei più ricchi, bensì sullo 0,1%, la punta estrema della piramide, persone così ricche da esercitare un’influenza notevole non solo sulla politica, ma anche sul dibattito delle idee, e quindi sulla cultura collettiva. Quando parliamo dello 0,1%, negli Stati Uniti ci troviamo di fronte a un elenco di 16 mila famiglie. Nel 1980 lo 0,1% possedeva l’1% del pil nazionale; oggi ha conquistato il 5%. Da soli. Bill Gates e Warren Buffett (che insieme “valgono” circa 100 miliardi di dollari) hanno accumulato la ricchezza del 40% della popolazione meno abbiente, 120 milioni di americani. 

Ci sarebbero altre mille statistiche da citare, e tutte direbbero una sola cosa: che negli ultimi vent’anni l’ineguaglianza economica è cresciuta a dismisura, la classe media si è progressivamente impoverita e la ricchezza si è spostata in modo incredibile verso il vertice della piramide. Le cause di questo cataclisma socio-economico sono essenzialmente due: la globalizzazione e l’innovazione tecnologica. Negli ultimi vent’anni alla globalizzazione del commercio e dei capitali si è aggiunta quella delle persone di talento. La diseguaglianza in italia. I dieci uomini piu' ricchi del ns paese guadagnano quanto 3 milioni dei piu poveri. I primi 20 top manager hanno intascato, lo scorso anno, 90 milioni di euro. I venti ministri del governo Monti, 4 milioni di euro. Un noto banchiere ha avuto una liquidazione da 46 milioni (in soli 4 anni). Lo stipendio medio nel ns paese e' di 1.200 euro. La soglia di poverta', secondo l'Istat, e' di 1.011 euro. Il giro complessivo dell'economia illegale vale 500 miliardi l'anno. Fatevi due conti. Non c'e bisogno del Credit Suisse....

D'altronde anche Bankitalia ha certificato che anche in Italia , il 10 % della popolazione italiana detiene il 46% dei patrimonio in beni immobili ed asset vari , e si discute solo quelli riscontrabili , senza poter quantificare i fondi depositati nei conti offshore ! I super ricchi nel mondo evadono più di tutti. Una ricerca – citata dal quotidiano britannico Guardian – elaborata dal gruppo Tax justice network dal titolo ‘The Price of offshore revisited’ (Il costo delle economie off-shore rivisitato), denuncia un dato impressionante: alla fine del 2010 l’élite mondiale dei Paperoni di tutto il mondo ha custodito almeno 21 trilioni di dollari in conti correnti segreti nei cosiddetti paradisi fiscali off-shore (come la Svizzera e le isole Cayman). Tale cifra assomma a più del valore del pil di Stati Uniti e Giappone messi insieme. Secondo l’ex economista capo dell’agenzia di consulenza finanziaria McKinsey, James Henry, che ha compilato la stima, la più dettagliata relativa al mondo sommerso dei paradisi fiscali, la cifra potrebbe arrivare a 32 trilioni di dollari. Nel rapporto, viene infatti tenuto in conto solo il capitale finanziario e non le proprietà, fra cui le barche di lusso, che spesso sono iscritte ai registri navali proprio dei Paesi dove è più facile evadere il fisco. Ad aiutare gli evasori, le banche private: la ricchezza di questi individui – relaziona Henry – è protetta da “un branco di professionisti altamente retribuiti, appartenenti all’industria bancaria, legale, contabile e di investimento che si avvantaggia delle frontiere porose dell’economia globale”. Sempre secondo la ricerca dell’economista, le prime dieci banche private, tra cui Ubs e Credit Suisse, così come la banca di investimenti Goldman Sachs, hanno gestito oltre 5,8 trilioni di euro nel 2010, contro i 3 milioni di euro del 2007. Lo studio, redatto con dati provenienti da una varietà di fonti, incluso la Banca dei Regolamenti Internazionali (Bank of Settlements) e il Fondo Monetario Internazionale, suggerisce che in numerosi Paesi emergenti il valore cumulativo del capitale uscito dalla loro economie dagli anni ’70 a oggi sarebbe abbastanza per pagare il debito col resto del mondo. I Paesi ricchi di petrolio, con un’élite mobile a livello internazionale sono particolarmente soggetti a vedere la loro ricchezza scomparire in conti bancari off-shore anziché essere investiti in patria. Oltre sette miliardi di euro hanno lasciato la Russia dai primi anni ’90. Dagli anni ’70, sono usciti dall’Arabia Saudita 290 miliardi di euro. Dalla Nigeria, nello stesso periodo, una somma di poco inferiore: 288 miliardi di euro. Il capitale che evade il controllo delle autorità fiscali nazionali è così imponente che nuovi parametri sono necessari per calcolare il divario tra ricchi e poveri. Secondo i calcoli di Henry, 9,2 trilioni di capitale sono nelle mani di appena 92mila persone, lo 0,001 percento della popolazione mondiale. “La disuguaglianza – scrive Henry – è molto peggiore delle statistiche ufficali, ma i politici attuano ancora il trickle-down (sconti fiscali e agevolazioni a imprese e soggetti benestanti) per trasferire ricchezza ai poveri. La gente per strada non si fa più illusioni su quanto ingiusta sia di diventata la situazione”.
(Fonte)
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