domenica 22 giugno 2014

Nel palazzo dove l'Italia conta. Intervista all'ambasciatore all'ONU Sebastiano Cardi

Estratto  dell'intervista che il rappresentante permanente dell'Italia alle Nazioni Unite, Sebastiano Cardi, ha concesso a La VOCE e riguardante la parte dei due "Marò" detenuti in India.


Dopo l'incontro del ministro Mogherini con il Segretario Generale dell'ONU, in conferenza stampa avete detto che si è parlato anche della caso dei marò italiani ancora prigionieri in India. Recentemente, l'ex ministro degli Esteri, Giulio Terzi, che è stato suo collega e anche ambasciatore in questa sede, commentando l'annuncio del governo Renzi di voler portare la questione ad un arbitrato internazionale, ha dichiarato "finalmente", aggiungendo che si era "perduto ormai troppo tempo" (ricordiamo che Terzi si dimise dal governo Monti per contrasti sulla linea da seguire riguardo proprio alla questione dei marò, nda). Secondo lei, ha ragione Terzi a dire "finalmente", e che a questo coinvolgimento dell'ONU e all'arbitrato internazionale ci si doveva arrivare almeno un anno e mezzo fa?
L'arbitrato internazionale non riguarda direttamente l'ONU, ma sarà, se arriveremo all'arbitrato, fatto secondo le regole della convenzione del diritto sul mare, cioè l'UNCLOS, una convenzione nata sotto gli auspici dell'ONU. Ma non si tratterà di un arbitrato ONU. Qui non credo si tratti di un problema di tempo, diciamo che è una questione estremamente difficile e che va gestita con estrema delicatezza. Intanto riguarda due paesi comunque amici. Non è che noi abbiamo un problema con l'India. E quindi dobbiamo fare, come ha annunciato il governo e credo che si stia facendo, tutto quello che si può fare in via bilaterale e che è poi un pochino quello che il Segretario Generale Ban Ki-moon ha chiesto quando diceva che due importanti paesi dell'ONU devono saper cercare di risolvere una controversia tra di loro. Noi riteniamo però che la questione non sia di natura bilaterale. Io stesso e l'allora ministro Emma Bonino, ci siamo rivolti direttamente al Segretario Generale Ban Ki-moon, spiegando che chiaramente questa questione investe dei principi internazionali, la lotta alla pirateria, le immunità funzionali dei militari in servizio per lo stato, ai sensi di funzioni delle Nazioni Unite. Quindi, al di là dell'aspetto dei tempi, che ovviamente sono molto lunghi, e questo è un problema soprattutto per questi due poveri marò, Massimiliano La Torre e Salvatore Girone, che facevano il loro dovere e che sono stati in qualche modo trattenuti, quello che è necessario è ottenere il sostegno di tutte le parti internazionali e quindi anche delle Nazioni Unite per cercare di facilitare un esito positivo con l'uscita dei marò dall'India e col riconoscimento del fatto che l'India non ha giurisdizione, perché l'incidente (in cui morirono i due pescatori indiani, Ajesh Pinky di 25 anni e Selestian Valentine di 45 anni, scambiati per pirati, nda) avvenne al di fuori delle acque territoriali indiane. E naturalmente anche il sostegno di organizzazioni importanti come l'ONU per poter, se ci fosse un arbitrato, eventualmente, avere una soluzione che sia secondo noi favorevole alle ragioni fondate dell'Italia.


Conferenza stampa subito dopo l'incontro con Ban Ki Moon al Palazzo di Vetro ("Marò" dal minuto 3.50)

L'ex ministro Terzi dice "che si poteva arrivare prima"… Noi da dentro il Palazzo di Vetro abbiamo visto in questi anni che Ban Ki-moon non aveva proprio nessuna voglia di farsi coinvolgere in questa crisi tra Italia e India… Ma dall'ultimo incontro con il ministro Mogherini, lei ha forse visto che ormai da parte di Ban Ki-moon ci sia la convinzione che non si possa più evitare un coinvolgimento dell'ONU in questa disputa tra India e Italia?
Mi sembra difficile che l'ONU possa essere direttamente coinvolto con un'opera di mediazione. Questo mi sembra complicato. Sicuramente quello che è emerso nel colloquio ed era emerso anche nelle settimane precedenti con il ministro Mogherini, è che l'ONU riconosce che la questione non è bilaterale ma comporta, coinvolge e investe dei principi di diritto internazionale, riconosciuti da tutti gli stati, e quindi l'Italia ha ragione da vendere quando sostiene che non può essere riconosciuta la giurisdizione indiana. E quando sostiene l'immunità funzionale di questi attori statali che si trovavano sulla nave Erica Lexie. Su questo l'ONU ci riconosce la ragione…
Siccome tutto parte da un risoluzione del Consiglio di Sicurezza che autorizzava, per contrastare la pirateria, che militari di scorta venissero imbarcati nelle navi commerciali, magari voi pensate che anche il Consiglio il Sicurezza dovrebbe essere investito da questa disputa tra Italia e India e programmare una discussione a riguardo?
Al momento non è previsto. Però, come dicevo prima, tra le ragioni che ci vengono riconosciute, c'è anche quella del possibile impatto di questa questione sull'attività internazionale contro la pirateria. E anche Ban Ki-moon l'ha riconosciuto apertamente. Sono operazioni estremamente delicate e importanti, che coinvolgono i mercantili, quindi i traffici commerciali nel mondo, e su questo Ban Ki-moon ha detto chiaramente, attraverso il suo portavoce, che è preoccupato per i rischi e le ripercussioni negative che questa vicenda può avere sull'attività internazionale di contrasto alla pirateria che l'Italia condivide con tanti altri paesi.
Ma non è che il fatto che l'Italia abbia messo il bastone tra le ruote al progetto dell'India per ottenereun seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza abbia, non dico provocato l'incidente, ma magari lo ha reso più difficile da risolvere?
Non credo, non credo. Veramente qui non vedo come questo elemento possa rientrare nell'equazione. I rapporti italiani con l'India sono stati sempre buoni. Noi l'abbiamo sempre detto, non siamo avversari dei G4 (Germania, Brasile, Giappone e India), anzi sono paesi con i quali abbiamo rapporti ottimi e su cui ci parliamo su tanti temi. La questione della riforma del Consiglio di sicurezza è una questione a parte.
E il cambio del governo indiano nelle ultime elezioni?
Posso dire che il ministro Mogherini ha già parlato in un colloquio telefonico con il suo omologo indiano, c'è stato quindi un primo contatto, questa è una cosa positiva ed è necessario che i due paesi si parlino, che ci sia un dialogo tra le due parti e vedremo nelle prossime settimane o mesi come questo si svilupperà.
(Tratto da: La Voce di New York)

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