mercoledì 12 marzo 2014

Casta - Palazzo Chigi, tutte le spese e gli sprechi

Un budget di 3 mld, 18 centri di spesa e 3.899 dipendenti. Il Palazzo è un buco nero. Ora tocca a Renzi trasformarlo.

Lo studio del Presidente del Consiglio

La promessa ritorna a ogni cambio di governo e anche Matteo Renzi, che della lotta all'inefficienza della pubblica amministrazione ha fatto una cifra caratterizzante della sua narrazione politica, non si è sottratto al rito della dichiarazione, annunciando di voler trasformare la presidenza del Consiglio in una casa di vetro. Il primo banco di prova per misurare la concretezza e la coerenza del nuovo esecutivo saranno dunque proprio la gestione e la riorganizzazione di palazzo Chigi.
UNA MACCHINA ELEFANTIACA. Ad oggi, più che una cabina di regia trasparente e razionale, la presidenza del Consiglio è una macchina elefantiaca e costosa, con una pianta organica sovradimensionata rispetto a quella di Downing Street o dell'Eliseo, un budget superiore a quello di cui dispongono i gabinetti di governo delle democrazie occidentali, dipartimenti che spesso si sovrappongono nelle funzioni e una pluralità di centri di spesa che rende difficile anche solo il monitoraggio delle uscite.
20 MILA EURO PER LA MINERALE. Persino Carlo Cottarelli, che di bilanci da riorganizzare ne ha visti un bel po' nella sua carriera, ha strabuzzato gli occhi prendendo in mano il rendiconto finanziario 2013: 14.374 euro dati alla Legio XIII American Football per il progetto «Latin America Stars & Stripes», 20 mila investiti in acqua minerale, 2.181 per il «noleggio lenzuola» e altre costi che si perdono in mille rivoli.
Anche solo avere una fotografia chiara della situazione è affare complicato. Quanto costano palazzo Chigi e le strutture a esso collegate? Quanti dipendenti ha? Di quante risorse dispone e come le investe?

Il costo di Palazzo Chigi: 3 miliardi di euro solo nel 2014

Cominciamo dal budget. Nel 2014, secondo il bilancio di previsione licenziato dal governo Letta, la presidenza del Consiglio ha in dotazione ben 3.117.330.611 euro.
Una spesa superiore al 2012 ma inferiore a quella del 2011, quando palazzo Chigi era costato ai cittadini oltre 4 miliardi di euro.
NEL 2012 COSTI SUPERIORI AL PREVISTO. Nel passaggio dalla previsione dei costi al rendiconto effettivo delle spese, però, le cifre spesso cambiano.
Nel 2012, per esempio, anno del governo Monti, il bilancio di previsione accordava alla presidenza 2.432.000.760.
La spesa reale, rendicontata nel 2013, è stata invece superiore di circa 500 mila euro: 2.929.714.954.
Del 2013 non è ancora stato pubblicato il conto economico, ma si sa che la previsione di spesa era di 2.346.288.904.
Chi gestisce questo denaro? Nello schema ereditato dal governo Letta, a meno di stravolgimenti da parte del nuovo esecutivo, alla presidenza del Consiglio fanno capo 18 centri di responsabilità, come vengono chiamati in gergo tecnico, dal segretariato generale – oggi diretto da uno storico collaboratore del sottosegretario di Stato Graziano Delrio, Mauro Bonaretti – agli Affari europei, dalle Politiche giovanili alle Riforme istituzionali, ognuno con una sua dotazione economica.
18 CENTRI DI SPESA E MOLTI DOPPIONI. La prima cosa che balza agli occhi è che alcuni di questi centri svolgono funzioni del tutto simili a quelle di altre amministrazioni. Doppioni di cui non si capisce bene l'utilità, e che contribuiscono alla moltiplicazione delle spese. Perché per esempio la presidenza del Consiglio spende 8 milioni all'anno per le politiche antidroga – bilanci o di previsione 2014 - quando già il ministero della Salute opera nello stesso campo? Oppure: perchè, almeno fino al 2013, è esistito un ministero per la Coesione territoriale quando già ce n'era uno per gli Affari regionali? E ancora: a cosa servono, sempre bilancio 2014, un centro che si occupa del Programma di governo, con risorse assegnate per 358 mila euro, e un dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica, che ha in dotazione ben 8.262.090? E le domande di questo tipo potrebbero continuare.

Un tesoretto nelle mani dei renziani di ferro Delrio e Lotti

Come sono ripartite le risorse assegnate alla presidenza? Per il bilancio 2014, la parte del leone, come sempre data la delicatezza delle funzioni che svolge, la fa il dipartimento della Protezione civile, cui sono assegnati 2.235.359.347 euro, la gran parte della dotazione complessiva.
A BONARETTI IL BUDGET PIÙ CORPOSO. Il resto, viene spartito tra gli altri centri di responsabilità: ad avere il budget più corposo sono il sottosegretariato generale, ovvero Mauro Bonaretti, con 293.835.488 euro, e il dipartimento per l'Editoria, nella mani di un altro fedelissimo di Renzi, Luca Lotti: 236.862.929 euro.
Capire a cosa serviranno esattamente non è impresa facile. Le voci di spesa sono molto generiche e spesso si riferiscono a uno stesso utilizzo.
Prendiamo il caso del personale del sottosegretariato: più di 870 mila euro serviranno per pagare gli stipendi del premier, dei minisitri senza portafoglio, dei sottosegretari.
320 MILA EURO PER IL BENESSERE DEL PERSONALE. Poi ci sono 2 milioni e 700 mila euro per le retribuzioni «del personale, non proveniente da pubbliche amministrazioni, degli uffici di diretta collaborazione del presidente, degli eventuali vice-presidenti, del sottosegretario di Stato e del segretario Consiglio dei ministri»; 87.944.380 euro per le «retribuzioni del personale di ruolo»; 26 milioni per «i contributi previdenziali a carico dell'amministrazione sulle retribuzioni del personale di ruolo», 3.350.016 per i «buoni pasto al personale», e così via.
Persino 320.000 per il «benessere organizzativo e provvidenze al personale». Calcolare quanto pesino effettivamente i salari dei dipendenti sul bilancio del solo Sottosegretariato è quasi impossibile.

Spesi 11 milioni per l'anniversario della Grande Guerra

Ma non ci sono solo le retribuzioni e i benefit. Nel bilancio del dipartimento guidato da Bonaretti si trovano una serie di spese di cui si fatica a capire la necessità, soprattutto in tempi di crisi.
Prendiamo  per esempio il centenario della della Grande guerra: 8 milioni sono stati stanziati per la «messa in sicurezza, il restauro e il ripristino del decoro dei luoghi della memoria per la celebrazione»; 1.500.000 per la «promozione e la conoscenza degli eventi della Prima guerra mondiale in favore delle future generazioni».
800 MILA EURO PER L'AGENDA DIGITALE CHE NON C'E. Poi ci sono 733 mila euro per il «funzionamento della struttura di missione per la commemorazione del centenario della prima guerra mondiale» e altri 799 mila euro per le «retribuzioni al personale in servizio presso la struttura di missione». Quattro voci per un totale di 11 milioni di euro.
Per non parlare dell'ormai nota agenda digitale, di cui tutti parlano ma che nessuno ha ancora ben capito cosa sia e quali risultati abbia prodotto, in un Paese che è tra i peggiori in Europa per diffusione della banda larga.
SBORSATI ANCHE 95 MILA EURO IN SONDAGGI. Francesco Caio, il commissario chiamato dall'ex premier Enrico Letta per attuare l'agenda, accettò l'incarico a titolo gratuito. Ma presso la presidenza del Consiglio, di competenza del sottosegretario generale, esiste anche la «struttura di missione dell'agenda digitale». Dirigente: la lettiana Benedetta Rizzo. Numero risorse umane assegnate: quattro.
Nel 2014, avranno a disposizione 457.530 euro per le retribuzioni e 254.800 per il funzionamento della struttura. C'è da sperare che producano qualcosina in più dell'ennesimo rapporto Caio.
Ma le uscite non finiscono qui. Sempre per il sottosegretariato, si prevedono per esempio spese di 1 milione e 500 mila euro per un generico «acquisto di beni di consumo e servizi strumentali al funzionamento degli uffici, e alle esigenze istituzionali e di decoro della autorità politiche presenti presso»; 15 milioni per «liti arbitraggi, risarcimento e accessori»; 150 mila euro per approfondimenti ambientali e sanitari sulla Torino Lione; 95 mila euro per sondaggi, rilevazioni indagini.

Al lavoro 4.000 dipendenti, il doppio di Downing Street

Fin qui le spese. Ma quante persone lavorano per la presidenza del Consiglio? Per saperlo non basta affidarsi ai documenti pubblicati online sul sito del governo: alcuni non sono aggiornati, altri sono parziali e in generale, così come per le spese per il personale, è difficile aggregare le informazioni sparse in mille voci e sottocapitoletti per avere un numero complessivo e certo.

3899 DIPENDENTI, 253 DIRIGENTI. Dai dati raccolti da Lettera43.it, aggiornati e confermati da palazzo Chigi, il personale in servizio presso la presidenza del Consiglio risulta essere di 3.899 dipendenti, un numero che comprende il personale dirigenziale, non dirigenziale e quello cosiddetto «comandato», cioè preso in prestito dalle altre amministrazioni.
Per dare un'idea delle dimensioni della pianta organica presidenziale, basta pensare che Downing Street, sede del governo inglese, ha 1.337 dipendenti.
PERSONALE NON DIRIGENZIALE: 1347. Su 3.899 addetti, 253 sono dirigenti di prima e seconda fascia, mentre il personale non dirigenziale, di categoria A e B,conta 1347 funzionari in servizio. Di questi, 1161 arrivano da «altre amministrazioni e non rientrano nel bilancio di palazzo Chigi», precisano dalla presidenza.
Al dipartimento della Protezione civile invece lavorano 825 persone. E infine, come se non bastassero le risorse umane interne, ci sono le collaborazioni dirette, a tempo, con la presidenza del Consiglio.
LE 313 COLLABORAZIONI DI LETTA. Enrico Letta non se l'è fatte mancare. Al 21 febbraio 2014, il dato definitivo di quelle stipulate dal precedente governo, secondo quanto è in grado di rivelare Lettera43.it, ammontava a 313. Un'eredità che spetterà ora a Renzi decidere se conservare o tagliare. Ricordando la promessa fatta: palazzo Chigi come una casa di vetro.
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