giovedì 29 agosto 2013

Il surreale dibattito di fine agosto in Italia



Il delirio di fine agosto si basa su una formuletta lessicale nuova – dopo ‘plotone di esecuzione’ e ‘agibilità politica’. È  quella battezzata ‘diritto di difesa’.
Lo ha evocato il solito Violante (e vabbè), ma dice Quagliariello che anche Epifani non lo mette in discussione, quindi ‘uno spiraglio c’è’.
Ora, essendo noi tutti figli di Voltaire e di Beccaria, di fronte al ‘diritto di difesa’ alziamo pavlovianamente le mani: ci mancherebbe, ce l’hanno pure il Mostro di Düsseldorf e Hannibal The Cannibal, il diritto alla difesa. E a me è sempre piaciuta quella parte dei telefilm americani in cui il poliziotto recita il ‘Miranda Warning’ al delinquente appena acchiappato.
Paiono sfuggire tuttavia (di sicuro a Violante, ma a quanto pare pure a Epifani) alcuni particolari.
Il primo, ovvio, è che il diritto di difesa in questo caso è già stato esercitato davanti a tre diverse corti, mediante alcuni degli avvocati più pagati d’Italia compreso quello che salvò la ghirba ad Andreotti, nel corso di otto anni di procedimento, con mezzo milione di pagine di rogatorie e quindici (quindici!) diversi magistrati che tutti unanimemente hanno definito Berlusconi colpevole.

E fin qui sarebbe stato anche un diritto di difesa normale, diciamo: quello a cui più o meno tutti abbiamo appunto diritto, fatta salva la parcella dei legali.
Peccato che nel caso specifico detto diritto si sia arricchito di strumenti non da poco, che invece nessun cittadino normale avrebbe potuto approntarsi: ad esempio, la legge cosiddetta ‘ex Cirielli’ sulla prescrizione, voluta dall’imputato stesso, grazie alla quale alla fine Berlusconi è stato condannato solo per 7,3 milioni di euro frodati al fisco mentre l’evasione totale è stata di 368 milioni di dollari (tuttora nascosti nei paradisi fiscali).
E ancora, un’altra legge votata dall’imputato, quella sull’indulto, gli ha condonato tre dei quattro anni di carcere stabiliti in sentenza.
In altre parole: in questo caso l’imputato non solo si è avvalso di tutti i diritti garantiti dalla legge, ma li ha notevolmente irrobustiti facendosi o approvandosi altre leggi, grazie al suo potere politico.
Ce ne sarebbe abbastanza per dirgli: okay, ci hai provato in tutti modi, puliti e sporchi, in altri casi ce l’hai fatta ma stavolta ha vinto lo Stato di diritto, quindi ora anche basta.
Invece no. Invece dopo tutto questo si parla di ‘diritto di difesa’ come se fossimo ancora alla fase istruttoria o al dibattimento. Come se dopo tre gradi di giudizio ce ne volesse pure un quarto per applicare quello che è già stato stabilito dai precedenti tre, a loro volta peraltro intiepiditi dalle norme ad personam con cui l’imputato-leader di partito si è ulteriormente difeso mescolando legislativo e giudiziario.
Scusatemi, ma è veramente un dibattito surreale. Di quelli che in un Paese che non sia completamente ubriaco non non si dovrebbero nemmeno aprire, altro che Violante. Invece tocca scomodare Ainis e Zagrebelsky per ‘interpretare’ un articolodella Costituzione che capisce anche un bambino delle elementari: quello che stabilisce le prerogative dei parlamentari nei procedimenti penali «salvo che in esecuzione di una sentenza irrevocabile di condanna».
Amen.  (Fonte)

Stampa il post

Nessun commento:

Posta un commento