lunedì 11 agosto 2014

SCHIAFFONI A STELLE E STRISCE

Schiaffoni a stelle e strisce – e meno male che Moody’s è l’agenzia “governativa” per antonomasia – dietro il suo sganassone c’è chi vede il fastidio usa per l’apertura delle reti ai cinesi
Al Tesoro non si aspettavano proprio che fosse la “dialogante” Moody’s ad aprire il fuoco di fila delle agenzie di rating su Pittibimbo – Dietro alla bocciatura di oggi il fastidio di ambienti americani per la vendita del 35% di Cdp reti (telecomunicazioni ed energia) ai cinesi…


Dicono i vecchi del Tesoro che la botta arrivata oggi da Moody’s fa ancora più male perché proviene da una struttura “moderata” e, in passato, giudicata quasi “governativa”. Eppure adesso i signori del rating a stelle e strisce scavalcano e anticipano in durezza i “cugini” di Standard & Poor’s non solo per rivedere al ribasso le stime della nostra economia, ma per dire senza mezzi termini che la “lentezza” delle nostre riforme alimenterà tensioni tra l’Italia e alcuni partner europei come la Germania.

Un fulmine a ciel sereno, per il governo Renzie, ma anche il segnale definitivo che la luna di miele globale è proprio finita, dopo che giovedì la Bce ci ha fissato l’agenda delle riforme economiche da portare a casa per uscire dalla recessione.

Con la ripresa delle tensioni sullo spread, per l’esecutivo guidato da Pittibimbo è suonata la campanella d’allarme e ora che Moody’s ha rotto il silenzio il clima non può che farsi sempre più difficile.

Nessuno lo confermerà mai, ma dietro al brusco “voltafaccia” dell’agenzia Usa c’è anche chi vede un messaggio degli stessi Stati Uniti, che non hanno gradito alcune mosse del governo. La prima, più datata, riguarda sempre la delicata partita degli F-35, dalla quale Renzie sogna di smarcarsi in qualche modo e sulla quale non vi sono stati passi concreti solo perché sul Colle c’è un garante degli accordi internazionali come Giorgio Napolitano.

La seconda mossa è dei giorni scorsi e riguarda il via libera dato da Roma ai cinesi in Cdp reti, che equivale ad aprire le porte a Pechino nel delicato settore delle reti energetiche e di telecomunicazioni. Dall’altra parte dell’Atlantico, la faccenda non è stata assolutamente presa bene.



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