martedì 10 dicembre 2013

IL SOLITO SISTEMA!

Mentre tutti i maggiori media nazionali sono intenti a divulgare quanto comunicato dalla Questura di Torino (smentita da UGL e SIULP) trovo sul web quanto sotto riportato:


I poliziotti impegnati oggi a Torino nei servizi di ordine pubblico si sono tolti il casco perché "erano venute meno le esigenze operative che ne avevano imposto l'utilizzo". Lo precisa una nota della Questura di Torino, escludendo che il gesto - come ipotizzato da alcuni - fosse riconducibile a forme di condivisione della protesta. I video però che arrivano da Torino, Rho e soprattutto Genova, mostrerebbero un altro copione. 



Ecco la lettera di un Poliziotto.

"Buonasera Sig. Mavilla.

Ho Visto che nella sua pagina ha condiviso il comunicato rilasciato dalla Questura di Torino nel quale si legge che "gli agenti presenti a Torino si sono tolti il casco perché erano venute meno le esigenze operative che ne avevano imposto l'utilizzo. Nessuna solidarietà da parte nostra".

Sig. Mavilla quello che ha diffuso la Questura di Torino é falso, io e molti miei colleghi ci siamo tolti i caschi, subito dopo abbiamo abbassato gli scudi. Questa azione é non solo sconsigliata, ma viene proibita a chi, come me, deve garantire e gestire l'ordine pubblico.

NON É ASSOLUTAMENTE VERO QUELLO CHE HA SCRITTO LA QUESTURA DI TORINO.

Abbiamo deciso di nostra iniziativa dopo che intere famiglie ci urlavano "unitevi a noi". Può leggere i comunicati dei vari Sindacati della Polizia che hanno condiviso ed appoggiato la nostra iniziativa.

Deve sapere che la Questura di Torino ha chiesto l'identificazione di tutti quelli che, come me, hanno tolto i caschi e si sono uniti ai manifestanti. Sicuramente saremo severamente puniti con gravi sanzioni disciplinari, ma in quel momento abbiamo sentito il dovere di proteggere il popolo e non lo Stato, quello stesso Stato che ha portato tutti noi alla deriva.

Lei é una persona intelligente, non si faccia influenzare da quello che scrive la stampa.

Se vuole pubblicare questo messaggio deve garantirmi l'anonimato, potrei rischiare il posto di lavoro per aver rivelato l'azione intrapresa della Questura di Torino.


Un servitore del popolo." 


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