martedì 24 dicembre 2013

Nonostante Letta faccia il "buonista", forse perchè è Natale, non si intravvedono segnali positivi ... anzi.

Crisi, l’agenzia globale non prevede nulla di buono per il 2014

La classifica delle dieci tendenze segnalate dal Forum Economico Mondiale non è rosea sulla possibile uscita dalla crisi. Il 2014 sarà migliore ma continua il rischio declassamento.



Sul fronte economico globale, il 2014 non promette nulla di buono. Tensioni sociali, aumento delle disparità salariali e disoccupazione sono i tre fenomeni che caratterizzeranno il prossimo anno. Lo dice il World Economic Forum, nella sua Agenda Globale  frutto della ricerca svolta su un campione di oltre 1500 esperti provenienti da quattro mondi: accademico, governativo, business e società civile. La crisi economica, l'alto livello d'instabilità, le reazioni dei singoli governi che quest'anno hanno creato forti tensioni sociali in Paesi come il Brasile, la Turchia e la Svezia caratterizzeranno – secondo uno studio di Euromonitor International/ – anche il 2014.
“Il prossimo anno – spiega Sarah Boumphrey – sarà leggermente migliore del 2013, ma il rischio di declassamento continuerà a interessare diverse nazioni. Quelle sviluppate resteranno alle prese con alti livelli di disoccupazione, stagnazione economica ed elevato debito, pubblico e privato. I Paesi emergenti dovranno vedersela soprattutto con l'inflazione ed il cosiddetto tapering, il ritiro degli aiuti all'economia da parte della Federal Reserve americana”.
La classifica delle dieci tendenze segnalate dal Forum Economico Mondiale è molto variegata e anche piuttosto disomogenea, ma non fa comunque prevedere nulla di buono sull'uscita dalla crisi finanziaria globale.
Eccola:

1) Crescenti tensioni sociali in Medio Oriente e Nord Africa
2) Aumento delle disparità salariali
3) Persistenza della disoccupazione strutturale
4) Intensificazione delle cyber-minacce al “modello cloud”
5) Immobilismo politico sul cambiamento climatico
6) Scarsa fiducia nelle politiche economiche
7) Assenza di valori nelle leadership
8) Espansione del ceto medio asiatico
9) Crescente importanza delle megalopoli
10) Diffusione sempre più rapida delle informazioni errate sul Web
L'eredità della Primavera Araba: instabilità politica e incertezza economica La Primavera Araba, più che un lascito di democrazia – sostengono gli analisti di Euromonitor International – ha lasciato dietro di sé forti tensioni sociali e divisioni settarie, dovute soprattutto all'instabilità politica seguita alle rivoluzioni. L'incertezza causa la stagnazione economica e alti livelli di malcontento: il Pew Research Center ha registrato punte d'insoddisfazione dell'88% in Libano, dell'81% in Tunisia, del 62% in Egitto. Paesi dalla congiuntura diversa: mentre la Tunisia dovrebbe riprendersi grazie a una timida ripresa dei consumi e il taglio alle spese statali, Egitto e Libano si troveranno nel 2014 nettamente al di sotto del Pil dell'area MENA, Medio Oriente e Nord Africa.
Distribuzione del reddito: in America Latina la forbice più ampia Le disuguaglianze salariali, il secondo trend globale segnalato per il 2014, interesseranno 50 degli 85 Paesi presi in esame. La situazione peggiore riguarda l'America Latina, ma la nazione con le maggiori disparità è il Sudafrica con un “coefficiente Gini” - il parametro economico che misura il gap nella distribuzione del reddito e della ricchezza – che sarà il più alto in assoluto. Qui, nel 2014, il 18% dei capifamiglia avranno un reddito superiore ai 25 mila dollari mentre quasi il 40% guadagnerà meno di cinquemila dollari all'anno.
La forbice tra ricchi e poveri caratterizzerà sempre più le economie emergenti: gli Stati Uniti hanno segnalato la questione come prioritaria della Global Agenda. La capacità del ceto medio di stimolare i consumi e di contribuire all'uscita della crisi sarebbe notevole, in qualche caso addirittura decisiva.
Ma non c'è “middle class”, nelle società dove l'enorme divario tra ricchi e poveri lascia ben poco spazio alla rappresentanza dei ceti intermedi. In assenza di un target di consumatori in grado di attivare un circolo virtuoso e rinforzare il ciclo economico, le soluzioni non sono molte. Disoccupazione, il dramma dei più giovani La disoccupazione di lungo periodo resta una delle maggiori preoccupazioni dell'Agenda Globale. Nel 2014, il tasso di senza lavoro sarà superiore al 10% in 29 degli 85 Paesi presi in esame da Euromonitor.
Secondo la International Labour Organization, occorrono mediamente undici anni per il riassorbimento della disoccupazione giovanile rispetto ai livelli pre-recessione. Anche nel caso di una ripresa economica, l'onda lunga della crisi si protrarrebbe ben oltre gli “iniziali ottimismi”.
(Fonte)
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