mercoledì 8 gennaio 2014

Paolo Oliverio: «Se li aprite [gli archivi] viene giù l’Italia»

Nella cassaforte dei Camilliani
le prove di interferenze sul caso P3

Roma, tra dossier e intercettazioni illegali spunta il nome di Sabina Began



Una centrale d’ascolto, una fabbrica di dossieraggio, un’industria del riciclaggio. Sembra un romanzo noir, uno spy action movie. Ci sono tutti gli ingredienti. C’è la massoneria, la ’ndrangheta, la criminalità romana, i prelati, un ordine religioso, i Camilliani, trasformato in un porto franco, vertici delle forze dell’ordine.  

Sul palcoscenico dove si consumano ricatti e affari inconfessabili si agitano anche le sagome di personaggi dello spettacolo, come Sabina Beganovic, l’Ape regina che ha dichiarato eterno amore a Silvio Berlusconi.  

Da un certo punto di vista, però, il finale di questo copione deve necessariamente essere ancora scritto. Perché sono tanti i misteri che avvolgono la figura di Paolo Oliverio il commercialista. E i suoi interlocutori.  

Partiamo dall’ultimo capitolo di questa storia, cioè dalla valutazione del giudice delle indagini preliminari Paola della Monica, che prima di Natale ha respinto la richiesta di detenzione ai domiciliari per Paolo Oliverio, l’ideatore del sequestro dei due grandi elettori dell’Ordine dei Camilliani ostili alla riconferma del Superiore generale Renato Salvatore, consentendo così la sconfitta del candidato alternativo. 

«Le esigenze cautelari permangono immutate, in ragione sia di quanto va emergendo dall’assunzione di sommarie informazioni sia di quanto va emergendo dall’esame della documentazione, anche informatica, sequestrata. Si profilano, infatti attività di gestione di società, rapporti con l’amministrazione finanziaria, rapporti con persone del mondo dello spettacolo, che paiono prevedere il ricorso a pratiche quali la captazione non autorizzata di conversazioni, l’estorsione, l’intervento su procedure di controllo». 

Ancora più severo era stato il giudizio del pm Giuseppe Cascini nell’esprimere il suo parere contrario: «Emerge dalle indagini un quadro ben più ampio e allarmante delle attività criminose dell’indagato». 

Intercettazioni, dossier e ricatti. Vengono pilotate le verifiche di Equitalia, comprate quelle della Finanza. C’è anche questo nell’inchiesta, ma non solo. Quando il 6 novembre furono arrestati Oliverio, il Superiore generale dei Camilliani Salvatore e due membri delle Fiamme Gialle, gli investigatori perquisirono case e uffici. Nella cassaforte del Superiore generale Renato Salvatore sono stati ritrovati diversi atti giudiziari e una documentazione che proverebbe i tentativi di interferenza sull’inchiesta in corso sulla P3. Nel suo interrogatorio, il Superiore dell’Ordine dei Camilliani si sarebbe giustificato dicendo che quel materiale gli era stato consegnato da Oliverio con la preghiera di conservarlo. 

Nell’ordinanza del gip di Roma si svelano alcuni indizi per dimostrare la pericolosità di Oliverio: «Nell’informativa del Gico della Finanza emerge che nel corso delle perquisizioni eseguite nei locali nella disponibilità dell’Oliverio è stata sequestrata una pen-drive contenente anche numerosi documenti in formato pdf. Sebbene la disamina sia ancora in corso, tuttavia si pone in evidenza il rinvenimento dei seguenti file: file numero 000455, denominato “cell.spy 334”, documento in cui viene descritta la procedura per l’installazione di un software denominato “spyphone” su un cellulare Nokia, utile per procedere ad attività di intercettazione di comunicazioni». 

C’è poi il file 000488 denominato «visto Sabina Beganovic», «documento - scrive il gip - che riporta un apparente visto turistico rilasciato alla stessa Beganovic». 

Oliverio aveva le entrature giuste tra i vertici della Finanza e di Equitalia. C’è un file che racconta un piccolo grande ricatto, e riguarda l’estorsione di una donna, F.N. «Attenzione F. state marciando male tu, Paolo Oliverio, R. e ancora l’amico avvocato R. e suo cognato lestofante. Se chiudete verifiche della Gdf illegalmente, e volete guadagnare solo voi, state sbagliando. F. la tua vita è in pericolo se volete continuare i lavori in tranquillità e stare sereni dovete pagare 150.000 euro al mese. Per il pagamento riceverete istruzioni tramite la I.T.R. di cui l’amministratore è Paolo». 

Mancano solo le «barbe finte» in questa storia. Di certo, c’è anche Giuseppe Joppolo, l’uomo dalle mille relazioni particolari che l’ex numero uno del Sismi, Nicolò Pollari, presentò al senatore Sergio De Gregorio
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