giovedì 2 gennaio 2014

TUTTE LE VOLTE CHE HANNO ANNUNCIATO LA RIPRESA (MAI ARRIVATA)



Come da copione, nella conferenza stampa di fine anno, Enrico Letta ha annunciato l’imminente ripresa economica: “Il 2014 sarà l’anno della svolta, non solo per l’economia ma anche e soprattutto per le riforme istituzionali. […] L’Italia ce la farà. […] Le tensioni politiche sono al massimo ma nel 2014 ci saranno le riforme e miglioreranno i dati economici”.

Pazienza se gli indicatori economici non lasciano trasparire tutto questo ottimismo. Male che vada, se la ripresa non dovesse arrivare neanche il prossimo anno, nella conferenza stampa di fine-2014, il Primo ministro potrà ribadire quanto detto ieri, mettendo un 5 al posto del 4 (di 2014). Nel caso in cui la recessione continuasse, Letta potrebbe giustificarsi parafrasando Ennio Flaiano: a causa del cattivo tempo, la ripresa è stata rinviata al 2015. Oppure, parafrasando Gaber: la ripresa? Oggi no, domani forse, ma nel 2015 sicuramente.


Perché diciamo questo? Perché Letta non è il primo presidente del Consiglio che, auto-scolpendosi il monumento equestre e vantandosi del proprio operato, annuncia l’imminente “uscita dal tunnel”. Quello della “ripresa prevista per il prossimo anno” è infatti un mantra che si ripete. L’assioma è semplice: cambia il Primo ministro di turno, ma non l’annuncio.

Quante volte i nostri governanti (ma anche la Bce e le associazioni di categoria) hanno annunciato l’imminente ripresa? Ripercorriamo insieme un po’ di storia dal 2009 ad oggi.

24 dicembre 2009
Nel 2009 la crisi (fino a quel momento percepibile in particolare tramite gli indicatori economici) aveva iniziato a pesare fortemente sulle famiglie italiane. L’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, decise quindi di rassicurare il Paese sull’andamento dell’economia: “Mi aspetterei che tutte le fabbriche del disfattismo e del pessimismo la smettano di produrre un’atmosfera che non è soltanto di odio e di violenza nella politica ma che è anche negativa sul piano dei consumi e degli investimenti. […] La ripresa ci sarà perché tutti gli indicatori vanno in questa direzione”. Bisogna “che tutti reagiscano positivamente, con fiducia e ottimismo perché senza ottimismo non si va da nessuna parte. […] Tutti dovremmo metterci in testa che per uscire dalla crisi si deve avere fiducia in noi e guardare con ottimismo al futuro. Solo un esempio: tutte le categorie, che non hanno nulla da temere dalla crisi perché sono garantite, come i lavoratori pubblici che non saranno licenziati dallo Stato e che hanno avuto un incremento di oltre il 3% nel 2009 usufruendo di un maggior potere d’acquisto o i pensionati, dovrebbero decidere di non cambiare i loro consumi e il loro stile di vita. […] Il fatto di insistere sempre su questa crisi e di creare paura in tutti produce la crisi perché a furia di dire una cosa alla fine si avvera. Questo dovremmo tenerlo presente per uscire prima e meglio degli altri concittadini europei da questa crisi che certamente è grave e profonda e di cui noi italiani non abbiamo nessuna colpa”.

24 dicembre 2010
Nel 2010, della ripresa neanche l’ombra: il Pil continuò a calare e la disoccupazione a crescere. Ma il 24 dicembre del 2010, il Cavaliere annunciò la ripresa per l’anno venturo: per quanto riguarda il 2010, “se pensiamo alle difficoltà economiche e di altra natura è del tutto legittimo guardare al bicchiere mezzo pieno”. Il 2011 “ritengo che sarà un anno di ripresa di cui già abbiamo iniziato a cogliere qualche segnale. […] Non possiamo escludere altre turbolenze della area euro”, ma “l’Italia è al riparo da attacchi speculativi, ed è merito del governo che ha tenuto in ordine i conti pubblici ma soprattutto delle famiglie e delle imprese dei lavoratori. Per i mercati le aspettative contano molto. Se si fosse aperta una crisi di governo le conseguenze avrebbero potuto esser gravi, e per questo sentiamo il dovere di continuare a governare”.

Ci ricordiamo tutti come andò a finire il 2011: affogato nello spread e senza una maggioranza alla Camera, il 12 novembre Berlusconi lasciò Palazzo Chigi.Napolitano (mettendo d’accordo PdL, Pd, Fli e Udc) nominò Primo ministro il bocconiano Mario Monti.

8 marzo 2012
L’8 marzo del 2012, la ripresa fu annunciata dal governatore della Bce, Mario Draghi: “Ci sarà una ripresa graduale dell’economia nel corso di quest’anno. […] La ripresa è graduale, molto graduale, se non lenta. […] Le misure straordinarie della Bce, assieme al consolidamento fiscale hanno provocato un miglioramento significativo” e il maxi-prestito triennale alle banche “darà ulteriore sostegno alla stabilizzazione dei mercati finanziari”.

Settembre 2012
Appena insediato (e per tutta la sua durata) il governo Monti impose le famose “politiche lacrime e sangue. Le famiglie italiane speravano di veder ripagati i propri sacrifici con la fine della crisi economica. A questo proposito, Monti volle rassicurarle: “Anche se la ripresa non si vede nei numeri, invito tutti a constatare che è dentro di noi. Adesso è alla portata del nostro Paese e credo che arriverà presto”. Quindici giorni più tardi, il Premier tornò sull’argomento: “L’anno prossimo sarà un anno in ripresa per l’andamento dell’attività economica, il 2013 sarà crescente. La media del 2013 è tuttavia prevista essere di uno 0,2% inferiore alla media 2012. Questo è chiamato effetto trascinamento ma la luce della ripresa, anche se non voglio riprendere immagini abusate, si vede”.

20 ottobre 2012
Invitato al Forum Ambrosetti di Cernobbio, alla vigilia del varo della legge di Stabilità,Monti ribadì il concetto espresso un mese prima: “Alla ripresa mancano pochi mesi. […] Il paese ha dimostrato capacità di affrontare provvedimenti restrittivi ma siamo nella fase in cui dobbiamo sforzarci di più perché nulla vada sprecato in termini di fiducia, toccando con mano benefici che non si vedono e malefici che per fortuna abbiamo sventati”.

23 settembre 2013
Ovviamente, nel 2013 la ripresa non si è vista. E pensare che anche il 23 settembre, il presidente del Consiglio, Enrico Letta, in visita ad Ottawa per lanciare Destinazione Italia, affermava: “A fine anno spero in un segno più davanti alla crescita e un 2014 che prosegua in tal senso”.

A fronte di ciò un dubbio sorge spontaneo: continuano a parlare di ripresa, ma non è che intendono la ripresa per il culo?

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