mercoledì 11 settembre 2013

92 mila contribuenti spariti. L’Italia rischia di diventare un paese in nero



Ben altro bolle in pentola e forse i mercati sono molto più informati dei cittadini italiani ed è di questo che si sta occupando la Federcontribuenti. Non solo l’Irap, imposta sconosciuta a tutti i Paesi europei, sul banco degli imputanti,un lungo elenco di tributi nati negli ultimi cinque anni e che rischia, una volta svelato l’alterino, di far vergognare, finalmente, gli ultimi due governi. Si va dagli studi di settore alla Tares alla Service Taxtoccandole tutte, anche il bollo auto e l’Imu. Tirando le somme degli ultimi due anni, 2012 e 2013, la percentuale delle imprese chiuse supera il 32% rispetto al terribile anno che ha visto iniziare la crisi, il 2009. 12 mila imprese nel 2012, 10,879 in questi primi 9 mesi del 2013, parliamo di almeno 92 mila contribuenti spariti perchè rimasti senza reddito. «L’Italia rischia di essere fanalino di coda tra le colleghe europee in tema ripresa – precisa il presidente Paccagnella -.
La Spagna, grazie a delle riforme reali e non platoniche come quelle di casa nostra, in poco tempo ha risalito la china dei mercati e si appresta a sorpassarci». Il premier spagnolo non ha temuto di mettersi contro le lobbies e ha agito come una mannaia, tagliando i rami secchi e germogliandone di nuovi. Riforme nel mercato del lavoro, tagli allo spreco pubblico, interventi strutturali e immediati contro le nostre misure a lungo termine che non hanno, di fatto, fermato l’emorragia. I nostri Btp non convincono, soprattutto i mercati bocciano le nostre politiche e i nostri politici, anzi, i nostri mancati governi eletti democraticamente. Diciamoci la verità, i governi Monti e Letta non sono stati espressione di democrazia, sono stati imposti. La spesa pubblica è salita invece di scendere, il mondo del lavoro ristagna, come una palude, i consumi, la forza trainante di ogni Paese, non sono mai stati così bassi. Le entrate tributarie sono in netto calo a dispetto di quanto dichiarato da via XX settembre. «Hanno alzato il tetto dei tributi in maniera vertiginosa e senza proporzione tra redditi, il risultato è stato devastante e contro producente. Il mercato nero ha guadagnato punti muovendosi nel buco da loro creato, inoltre, è calato il numero dei contribuenti perchè si è alzata la disoccupazione. Per ogni impresa chiusa abbiamo almeno 3 nuovi senza reddito». Mettere e togliere l’Imu è stata una manovra mediatica più che una manovra finanziaria, «l’Irap, stupida e iniqua imposta patrimoniale che va a colpire le imprese in piena recessione andava abolita con formula immediata; bisognava dare battaglia al sistema bancario che con la sua fragilità e sospette ombre ci sta costando un occhio della testa. Insomma, un governo intelligente avrebbe abbassato le tasse per dar respiro ai consumi e salvare le imprese. Non ha senso pretendere mille arance quando nel sacco del contribuente ce ne sono solo 50». Concludendo: « per mantenere i costi e sopratutto gli sprechi, l’impegno della nostra classe dirigente si concentra su dove tassare per poter recuperare le perdite delle mancate entrate. Quando le entrate calano proprio a causa dell’elevata tassazione e di una politica bancaria sterminatrice, tutto questo obbliga alla chiusura le aziende creando disoccupazione. La spesa sociale è stata decimata. Sicurezza, scuola, sanità, tutela delle classi più povere, non è rimasto nulla da tagliare, solo la nostra deficienza intellettuale».
(Fonte)
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