martedì 17 settembre 2013

L’essenziale non è solo invisibile agli occhi, vero?



La vera notizia nascosta, perché diventata innaturalmente ovvia, non sta negli alti e bassi di questa corrida annunciata ed insulsa, dove a Berlusconi tocca per una volta la parte del toro e non del matador: ce la propinano da settimane in tutte le salse, anche se ho l’impressione che in generale l’opinione pubblica (per quel tanto che ce n’è in Italia) sia piuttosto nauseata.
Sta nel fatto che le televisioni pubbliche, pazienza le sue, trasmetteranno il videomessaggio di un pregiudicato, e poco ci manca che non lo facciano a reti unificate, come se fosse lui il vero presidente della repubblica.
Del resto questo è il ritratto del paese, no?
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Lo splendido spettacolo della Concordia che si raddrizza e sembra pronta a solcare i mari di nuovo, verso nuovi inchini (però leggersi, in controtendenza con la retorica dilagante ilsimplicissimus qui), fa sentire l’assenza delle metafore cinematografiche visionarie di Fellini.
Finché la barca va…diceva Craxi, parlando dell’indebitamento pubblico mostruoso, che aveva messo in piedi e che è la causa principale della  nostra rovina.
Non solo per motivi strettamente economici, ma perché ha fondato un paese irresponsabile e parassitario di gente che vive e pretende di vivere di rendita, senza lavorare, dove un pensionato guadagna di più di quando lavorava senza fare nulla, perché è sottratto agli obblighi di solidarietà sociale e non contribuisce alle pensioni degli altri o a quelle future dei giovani che stanno pagando la sua.
Metafora evidente dell’egoismo sociale, che si traduce nel culto del non pagare neppure l’IMU, o di scaricarla in parte sugli inquilini,nell’aumento IVA che sta per colpire i redditi più bassi per agevolare quelli dei più ricchi, nella politica economica da sceriffo di Nottingham che Berlusconi, il vero Mentore degli italiani, ha imposto ad una sinistra senza nome e connivente.
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Lo scrive  Lucrezia Reichlin in un articolo lucidissimo,  Con la testa sotto la sabbia, sfuggito chissà come sul Corriere ad una censura di cui non si avverte più neppure il bisogno, tanto sono intontiti gli italiani.
Ne è vietata la riproduzione, ad ogni buon conto, e quindi non ho potuto ribloggarlo sulla mia pagina twitter, tuttavia ne riassumo alcuni passaggi fondamentali, sperando che sia lecito, rinunciando malvolentieri al suo aspetto più simpatico: la forma seminarrativa di una specie di reportage scritto da un marziano di ritorno da un viaggio in Italia:
L’Italia ha oltre il 130 per cento nel rapporto debito-Pil, in crescita: ben al di là delle previsioni di due anni fa quando i più sostenevano che fosse stato raggiunto il picco.
Le prospettive di rientro sono inesistenti. La crescita del reddito potenziale è infatti, nelle stime più ottimiste, appena sopra lo zero, l’inflazione presente e attesa è al di sotto dell’uno e mezzo (1,3 in agosto), ma i tassi d’interesse effettivi sono in rialzo. Dati poco incoraggianti per la sostenibilità del debito.
Dai giorni della crisi più profonda l’Italia non ha fatto niente per rilanciare la competitività. Né quella intesa in senso stretto, determinata, cioè, dal tasso di produttività e dal costo del lavoro; né quella più ampiamente considerata, determinata dall’efficienza nelle dinamiche amministrativo-burocratiche e del sistema giudiziario e dall’incidenza della corruzione. La conseguenza si fa sentire sugli investimenti e sulle esportazioni che, pur essendo cresciute più della domanda interna, non hanno avuto un andamento dinamico quanto quelle di Madrid. La disoccupazione è in crescita, l’occupazione in calo, mentre il settore bancario resta fra i più fragili d’Europa, con la necessità potenziale di capitali che sfiora i 30 miliardi, secondo le informazioni raccolte a Francoforte e Bruxelles.
Se questo è il quadro perché le tante, eminenti personalità sono ottimiste? Perché non avvertono un senso di urgenza? Non temono di perdere il controllo delle finanze pubbliche, non li inquieta la prospettiva di dover chiedere aiuto all’Europa? Se, invece, gli italiani fossero forzati a comprare titoli di Stato per evitare questa prospettiva, non temono di scivolare lungo la via di un irreversibile declino economico? È davvero motivo di gioia una previsione di crescita del Pil che oscilla dal -1,3% al -1,7 nel 2013 e dal -0,5 al +0,7 nel 2014, visto che, secondo gli esperti, alle stime del governo con il suo +1,3% nel 2014 non crede nessuno?
Come mai, infine, tanti si compiacciono del surplus primario, ma non pensano che con questi dati macroeconomici, attuali e attesi (dal Pil all’inflazione ai tassi d’interesse), è difficile che l’Italia possa arrestare la dinamica perversa del debito?
Le conclusioni del marziano della Reichlin sono illuminanti e profetiche:
L’italiano è una specie particolare di essere umano. Ha età media elevata e, nella media, è ricco. Forse per questo la sua propensione al rischio è scarsa, un ricordo la voglia di emergere del dopoguerra. Si preoccupa soprattutto della tassa sulla casa, ovvero la tassa che incombe sulla sua ricchezza.
Non perdere troppo tempo a ragionare in Italia, ma goditela. È un Paese di grande bellezza.
Teniamo un occhio aperto. Quando tutte queste belle cose italiane dovranno essere vendute per fare fronte ai debiti, le compreremo a prezzo di saldo e ne faremo attrezzati luoghi di vacanza per i pensionati del mondo emergente.
Troppo ottimista: se 4 caffè in Sardegna vengono fatti pagare 180 euro sarà probabile che i pensionati degli altri paesi, non così ricchi come quelli italiani, si tengano alla larga, con dispiacere, da questo paese bellissimo.
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L’essenziale è invisibile agli occhi: invisibili sono i redditi dei super-ricchi, in crescita accelerata e mostruosa NONOSTANTE – nonostante? o lapsus!: GRAZIE ALLA CRISI ECONOMICA, che non è altro che lo strumento escogitato per affamare il resto del mondo.
Qui lo spiraglio di verità è sfuggito a Repubblica, che riporta “la stima elaborata dal mensile Forbes, che annualmente censisce il patrimonio dei 400 uomini più abbienti degli Stati Uniti”.
Nel 2013 l’ammontare dei 400 conti correnti vale oltre 2mila miliardi di dollari, 300 in più rispetto ai 1.700 del 2012, una cifra che supera di poco l’economia di tutta la Russia. 
Vi prego di cogliere questi due dati semplicemente mostruosi del nuovo Medioevo tecnocratico che avanza:
1- la ricchezza di queste 400 persone da sole è superiore a quella di una superpotenza come la Russia (ed è comunque inferiore al debito pubblico italiano, che è superiore alla ricchezza della Russia, giusto per restare in tema…)
2- questa ricchezza è cresciuta quest’anno, rispetto alla stessa data dell’anno scorso, di un po’ meno del 20%: 300 miliardi di dollari di aumento rispetto a 1.700 di un anno fa soltanto: è una percentuale di crescita aberrante.
L’1% degli statunitensi più ricchi deteneva il 19,3% del reddito delle famiglie nel 2012. Si tratta della più grande forbice da almeno un secolo. La diseguaglianza è cresciuta costantemente negli Stati Uniti negli ultimi tre decenni.
Dove possa condurci questo crescente squilibrio di poteri non è chiaro, ma è assolutamente allarmante per i destini stessi del resto dell’umanità, che potrebbe anche essere liquidata dall’élite in qualche genocidio di massa mai visto, qualora non risultasse più utile…
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In Italia le cose per i privilegiati vanno egualmente bene: la cosa sfugge di nuovo a Repubblica, in un altro articolo:
Anche in Italia, quinta nella classifica europea, i super-ricchi sono aumentati, con patrimoni per un totale di 235 miliardi di dollari, contro i  220 miliardi del 2012: un incremento del 7% circa. 
Mica male per un paese in declino, dove la ricchezza sta diminuendo e la disoccupazione imperversa.
Ma arriverà mai l’opinione pubblica a rendersi conto che questo declino e questa crisi derivano dall’anarchia feudale che attraversa l’impero, dove i signori della finanza hanno preso il posto che nell’antica Cina avevano i signori della guerra, e che massacrano egualmente la popolazione, soltanto per ora con strumenti diversi e apparentemente incruenti?
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Meglio davvero non vedere, e se si vede non parlare, e se qualcuno parla non ascoltare…
L’essenziale non è soltanto invisibile agli occhi: è muto alle orecchie, e inesprimibile dalla lingua.
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