mercoledì 20 marzo 2013

Così fan tutti (quelli del Pdl): a tempo di record i dl su amnistia, indulto e responsabilità dei magistrati

Cribbio: nemmeno il tempo di accomodarsi sugli scranni parlamentari e il Pdl riparte da dove aveva lasciato. Vale a dire i temi cari al suo leader maximo, che avrà pure l'uveite, ma ci vede sempre lungo. E per evitare l'odiato carcere non perde tempo. Ecco allora che gli amici senatori del Pdl Nitto Palma e Luigi Compagna hanno riproposto, a tempo di record, i loro disegni legge su amnistia, indulto e responsabilità dei magistrati.

 

 

Nemmeno il tempo di entrare in Parlamento che già il centrodestra si sta mettendo all’opera sui temi più cari a Silvio Berlusconi: la giustizia.
Al Senato in avvio di legislatura sono stati già presentati 210 disegni di legge. Suddivisi tra centrodestra- centrosinistra e qualche montiano.
Quello che lascia basiti in un clima in cui la coalizione di Silvio Berlusconi punta sulla difesa del proprio leader dai processi in cui è coinvolto è la particolare attenzione che i colleghi senatori stanno mettendo nei confronti del tema giustizia.
Come se fosse il più importante: anche di più di quelli economici e civili che invece interessano gli altri partiti che sono entrati a far parte di Palazzo Madama.


IL PDL E LE NORME CHE VORREBBERO COLPIRE I MAGISTRATI
In materia di giustizia, come dicevamo, ci sono due disegni di legge e sono tutti a firma dei senatori Pdl .
Il primo è del senatore Nitto Francesco Palma, da ex magistrato e ministro della Giustizia nell’ultimo scampolo di Governo di Silvio Berlusconi dal 27 luglio 2001 al 16 novembre 2011, dopo aver sostituito il dimissionario Angelino Alfano, pensa subito a come introdurre norme nei confronti di ex colleghi che sbaglierebbero oppure che colpirebbero ingiustamente persone innocenti ma soprattutto se decidono di assumere incarichi politici.
Il disegno di legge numero 112 infatti è mirato esclusivamente a legiferare in materia di responsabilità disciplinare dei magistrati e trasferimento d’ufficio.
Quello presentato però non è altro che la riproposizione di un medesimo documento già entrato in quelli ufficiali della legislatura precedente non approvato e arrivato ai colleghi il 21 febbraio 2012 con il numero 3169.
Si tratta di una modifica di un disegno di legge presentato e approvato nel 2006 sullo stesso argomento riguardante i primi tre articoli.
Necessaria a suo dire perché  ci sono alcuni casi in cuii comportamenti dei magistrati disorientano i cittadini”.
Mi riferiscosostenne l’ex guardasigilli in un documento del Senato della scorsa legislatura -  in particolare alle esternazioni esorbitanti i criteri di misura, correttezza espositiva e riserbo; all’inserimento nei provvedimenti giudiziari di riferimenti non necessari ai fini della motivazione e che spesso coinvolgono terzi estranei. All’assunzione quanto inopportuna di incarichi politici e alla riassunzione di funzioni giudiziarie dopo averli svolti o essersi dichiarati disposti a svolgerli. Condotte del genere possono incidere sulla immagine di terzietà che deve assistere ciascun magistrato con riguardo al concreto esercizio delle sue funzioni, come regola deontologica che va osservata in ogni comportamento per evitare – come ha ricordato la Corte costituzionale nella sentenza n. 224 del 2009 – che possa fondatamente dubitarsi della indipendenza e imparzialità di chi giudica o indaga. Molti dei comportamenti prima indicati sfuggono però alla sanzionabilità disciplinare per la rigida tipizzazione voluta dal legislatore del 2006 e non sono riconducibili neppure alla regolamentazione paradisciplinare del trasferimento di ufficio disposto in via amministrativa.
 Per questo motivo secondo il senatore la legge del 2006 va cambiata in alcuni punti.
 Nitto Palma è stato quindi tempestivissimo nel ripresentare una normativa già vista.
Nessun lavoro notturno soltanto la stessa volontà di proporre norme sugli stessi magistrati che sbagliano e per questo vanno trasferiti.
 Così come avvenne per Clementina Forleo trasferita dalla procura di Milano nel 2008 per incompatibilità ambientale
 Che cosa cambia nello specifico?
 All’articolo 3, comma 1, del decreto legislativo 23 febbraio 2006, n.  109, dopo la lettera i) sono aggiunte le seguentii-bis) il rendere dichiarazioni che, per il contesto sociale, politico o istituzionale in cui sono rese, rivelano l’assenza dell’indipendenza, della terzietà e dell’imparzialità richieste per il corretto esercizio delle funzioni giurisdizionali;  i-ter) ogni altro comportamento idoneo a compromettere gravemente l’indipendenza, la terzietà e l’imparzialità del magistrato, anche sotto il profilo dell’apparenza, nel contesto sociale o nell’ufficio giudiziario in cui il magistrato esercita le proprie funzioni.
 All’articolo 2, secondo comma, del regio decreto legislativo 31 maggio 1946, n. 511, le parole: «per qualsiasi causa indipendente da loro colpa» sono sostituite dalle seguenti: «per qualsiasi situazione non riconducibile ad un comportamento volontario del magistrato».
 E ancora all’Articolo 3: tutti i procedimenti pendenti, alla data di entrata in vigore della presente legge, ai sensi dell’articolo 2 del regio decreto legislativo 31 maggio 1946, n. 511, sono rimessi al Ministro della giustizia ed al Procuratore generale presso la Corte di cassazione per le proprie determinazioni in ordine all’eventuale esercizio dell’azione disciplinare e restano, conseguentemente, sospesi per il periodo di sei mesi. Ai procedimenti pendenti si applica la disposizione di cui all’articolo 2.
 La normativa, tra l’altro, era anche inserita nel programma ufficiale sulla giustizia della coalizione  di Silvio Berlusconi.

IL PDL E LE LEGGI CHE SALVANO I CARCERATI
Non è solo l’ex ministro della Giustizia a presentare tempestivamente disegni di legge sul tema caldo e caro a Silvio Berlusconi. Ci pensa anche il collega Luigi Compagna che con il ddl 21 chiede norme sull’amnistia e l’indulto.
Anche per Compagna, come per Palma, presentare un disegno di legge sull’amnistia e l’indulto “per risolvere l’emergenza nelle carceri e non lasciare questo tema soltanto ai radicali non è certo una novità.
In questo caso il precedente è datato 26 maggio 2010 e suscitò anche allora un vespaio di polemiche che forse il senatore non si aspettava. Mentre il Pd e i radicali appoggiarono la proposta quest’ultima fu il primo passo di una frattura con la Lega Nord che di fatto si è ricomposta soltanto 3 anni dopo. Non si tratta altro che di una legge che cancella la detenzione per alcune fattispecie di reato e che sostituisce la detenzione in carcere con misure alternative.
Ne usufruirebbe anche Silvio Berlusconi? Forse se le condanne definitive dovessero riguardare proprio quei reati. Qui non è tanto la legge che si contesta ma la tempestività con cui viene ripresentata.

LE PROPOSTE DEGLI ALTRI PARTITI
Di marca certamente diversa le proposte degli altri partiti sul tema della legalità.
In questo senso le proposte sono del Pd. Il disegno di legge n 71 presentato dal senatore Luigi Zanda riguarda le “norme di contrasto nella pubblica amministrazione e nel settore privato mentre il neo presidente Piero Grasso ha depositato il disegno di legge 19 che riguarda le “disposizioni in materia di corruzione, voto di scambio, falso in bilancio e riciclaggio”.
In entrambi i disegni di legge si punta a inasprire la legge nei confronti di quei cittadini che si rendono colpevoli di questo tipo di reati.
Si vuole arrivare anche al ripristino del reato di falso in bilancio cancellato dagli ultimi decreti dei governi Berlusconi e Monti.
C’è di più: il senatore de “Il megafono per Crocetta Giuseppe Lumia ha presentato il disegno di legge 99 che prevede la sospensione e la revoca dei trattamenti pensionistici ai condannati per reati di stampo mafioso, terrorismo e criminalità organizzata e l’istituzione attraverso il disegno di legge 98 per la giornata in memoria delle vittime delle mafie.
Due mondi diversi quelli del centrosinistra e del centrodestra in materia di giustizia. Il primo che vuole punire chi si rende responsabile di reati contro lo Stato e la pubblica amministrazione.
Il secondo invece che pensa soltanto alla punibilità delle cosiddette “toghe rosse” e a evitare il carcere per chi si rende colpevole di reati punibili fino a quattro anni di reclusione.
Due modelli di Italia a confronto. Tocca al cittadino decidere quale preferisce.
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