giovedì 14 marzo 2013

Fumo bianco e passato nero? Chi è veramente Papa Francesco?

Jorge Bergoglio, Papa Francesco, la dittatura argentina

Tutte le controversie che riguardano il nuovo Papa



La figura di Jorge Bergoglio, Papa Francesco, è quantomeno controversa, e così è ovvio che, dopo l’elezione, si cerchi di trovare un po’ di chiarezza nelle nebbie della storia. Argentino, gesuita, in attività ecclesiastica già durante la dittatura militare (un ampio riassunto viene offerto dalla versione spagnola di Wikipedia, per contestualizzare storicamente i fatti di cui parleremo) del 1976. 

Nel 2005, quando si aprì il Conclave che portò all’elezione di Benedetto XVI, Adnkronos batté la notizia del fatto che Bergoglio era stato denunciato per presunta complicità nel sequestro di due missionari gesuiti.
I fatti si sarebbero svolti il 23 maggio del 1976. Adnkronos spiegava:
«La denuncia e’ stata presentata dall’avvocato e portavoce delle organizzazioni di difesa dei diritti umani in Argentina, Marcelo Parilli, che ha chiesto al giudice Norberto Oyarbide di indagare sul ruolo di Bergoglio nella sparizione dei due religiosi a opera della marina militare».
Nel libro di Horacio Verbitsky (giornalista d’inchiesta argentino) L’isola del silenzio, pubblicato in Italia da Fandango, si denunciano appunto questi fatti, con un’ampia esposizione che riguarda anche le complicità della Chiesa cattolica nei confronti della dittatura di Videla.
Bergoglio arrivò “secondo” nel Conclave del 2005. Nel 2006, Don Vitaliano scriveva un pezzo dal titolo Il lato oscuro del Cardinal Bergoglio, citando proprio il libro di Verbitsky:
«Il cardinale Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, presidente dei vescovi argentini, nonché tra i più votati, un anno fa, nel conclave Vaticano che ha scelto il successore di Giovanni Paolo II, è accusato di collusione con la dittatura argentina che sterminò novemila persone. Le prove del ruolo giocato da Bergoglio a partire dal 24 marzo 1976, sono racchiuse nel libro L’isola del Silenzio. Il ruolo della Chiesa nella dittatura argentina, del giornalista argentino Horacio Verbitsky, che da anni studia e indaga sul periodo più tragico del Paese sudamericano, lavorando sulla ricostruzione degli eventi attraverso ricerche serie e attente».
Parte della documentazione raccolta da Verbitsky si trova riportata da Peacereporter.
 
E ancora. 



Sul sito Nunca Mas (Mai più, dedicato all’informazione sui Desaparecidos in Argentina, proprio durante la dittatura militare) si legge:
«Nel 1986 Emilio Mignone nel suo libro Chiesa e Dittatura , descrive Bergoglio come esempio della “sinistra complicità ecclesiastica con i militari che si incaricarono di compiere lo sporco compito di lavare il cortile interno della Chiesa con la accondiscendenza dei prelati.”.
Ma cosa era successo, nel 1976? Ancora da Nunca Mas, che attinge a piene mani dal lavoro di Verbitsky:
«Nel 1976 furono sequestrati i gesuiti Luis Dourrón, Enrique Rastellini e Francisco Jalics. Erano stati ammoniti dal loro superiore Jorge Bergoglio ad abbandonare le favelas in cui operavano e di fronte ad un loro netto rifiuto fu lo stesso Bergoglio a dare il semaforo verde ai militari per il loro sequestro. Furono poi liberati e dovettero nascondersi fino alla fine della dittatura aiutati da altri sacerdoti e vescovi che si distinsero nella loro difesa per i diritti umani come Miguel Hesayne e Jorge Novak. Secondo la testimonianza di un gesuita ex-detenuto desaparecido, Orlando Yorio, Bergoglio, in qualità di superiore gesuita, aveva relazioni costanti con il dittatore Emilio Masera che lo informò di come Yorio fosse un comandante della guerriglia. Ciò bastò a Bergoglio per disinteressarsi completamente della sorte del gesuita la cui grande colpa era quella di lavorare con i poveri in un umile quartiere di Buenos Aires. Yorio fu sequestrato e rimase desaparecido per cinque mesi.
Bergoglio rappresenta quello che nella politica argentina si conosce come conservatore – popolare: conservatore estremo in materia dogmatica ma con una marcata sensibilità verso le fasce povere»
Veniamo ai giorni nostri, per recuperare fonti più recenti.
Se non si trovano, nelle dichiarazioni di Bergoglio, condanne alla dittatura di Videla, la AP divulga proprio oggi un’ampia agenzia di stampa che contiene un riferimento alla vicenda dei due gesuiti rapiti e a tutte le controversie che riguardano Papa Francesco.
In essa si racconta, tanto per cominciare, che Jorge Bergoglio, il nuovo Papa, ha un suo biografo ufficiale. Si tratta di Sergio Rubin, che ne ha raccontato il basso profilo: una delle caratteristiche che ha sempre accompagnato l’attività ecclesiastica di Bergoglio. Secondo Rubin, l’attuale Pontefice ha sempre rifiutato di rispondere alle accuse che riceveva, anche se non rispondevano al vero. E il biografo sottolinea:
«Quando i vescovi si incontrano, [Jorge Bergoglio] ha sempre voglia di sedersi nelle ultime file: questo senso di umiltà è molto ben visto a Roma».
E infatti. Ma la ricostruzione prosegue. Secondo l’avvocato per i diritti umani Myriam Bregman, per due volte Bergoglio non si è presentato a processo e quando ha testimoniato le sue risposte sono state evasive. Ci sono i due preti gesuiti che appartenevano alla teologia della liberazione – ritenuta ostile da sempre, dalla Santa Sede –, di cui abbiamo già parlato, Yorio e Jalics (il primo accusa esplicitamente, il secondo si ritira in reclusione in un monastero tedesco): Bergoglio, dice il solito biografo ufficiale, avrebbe agito per farli liberare, come poteva, sottotraccia. Ma i dettagli di questa operazione non sarebbero mai stati rivelati.
L’unica fonte è il libro-intervista di Rubin, in cui Bergoglio afferma di aver regolarmente nascosto persone che avevano bisogno di aiuto per sfuggie alla dittatura. Tutto in segreto, mentre nelle strate regnava il terrore: un atteggiamento che per Rubin sarebbe semplicemente pragmatico. E nella riluttanza a spiegare la sua posizione, Rubin legge l’umiltà di Bergoglio.
Eppure, la Bregman contesta tutto, soprattutto la posizione degli ecclesiastici:
«La dittatura non poteva operare in questo modo senza il loro sostegno»
Poi c’è l’accusa che riguarda una famiglia che aveva perso cinque parenti, tutti e cinque «desaparecidos»: fra di loro c’era anche una giovane donna, al quinto mese di gravidanza. Rapita e poi uccisa nel 1977. La famiglia De la Cuadra si era rivolta ai Gesuiti a Roma, che avevano chiesto a Bergoglio di intervenire. Bergoglio, a sua volta, aveva nominato un monsignore. Passarono i mesi. E alla fine arrivò solamente una nota da un colonnello che rivelava che la giovane donna aveva dato alla luce una bambina, che era stata assegnata in adozione a una famiglia «troppo importante». La storia finì lì. E ci sono le prove, scritte.
Nonostante questo, Bergoglio sostiene di non aver mai saputo che venissero rapiti bambini finché la dittatura non terminò. Insomma, Bergoglio sarebbe stato non solo estraneo, ma addirittura del tutto all’oscuro del fenomeno dei Desaparecidos.
Una versione francamente poco credibile: risulta davvero difficile immaginare un alto prelato totalmente all’oscuro di quello che, in Argentina, era tragicamente sotto gli occhi di tutti.
(Fonte)
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