martedì 5 marzo 2013

Verso la Nato economica: Wall Street vuole i nostri soldi

Van Rompuy, Obama e Barroso

L’Europa ridotta a periferia commerciale degli Usa? Barack Obama ci riprova, dopo il tentativo americano del ’92 di estendere anche a noi il “libero scambio” del Nafta, lo storico accordo nordamericano. Nel più totale silenzio dei media, Obama ora chiede un partenariato globale transatlantico per il commercio e gli investimenti, come confermano il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, e quello della Commissione Europea, José Manuel Barroso. Obiettivo: impedire all’Europa una “fuga” geopolitica da Washington. Come? Attirando negli Usa i capitali europei, secondo la strategia anti-crisi elaborata dalla storica Christina Romer, secondo cui l’America può sopravvivere alla crisi solo facendo trasferire verso Wall Street il capitale finanziario europeo. Per questo, sostiene Thierry Meyssan, Washington ha fatto chiudere la maggior parte dei paradisi fiscali non-anglosassoni, poi ha giocato con l’euro. Non ha funzionato? «La Nato economica renderà la cosa più facile».

Gli Usa salveranno la loro economia attirando i nostri capitali, dunque a spese degli europei, sostiene Meyssan in un intervento ripreso da “Megachip”. Il progetto di “zona di libero scambio transatlantico”, racconta il giornalista francese, vide la luce già col Nafta all’inizio degli anni ’90, ma si preferì dare più tempo al Wto per imbrigliare il trading europeo con vincoli ferrei. «La creazione di un mercato transatlantico – scrive Meyssan – è solo una parte di un più ampio progetto, che comprende la creazione di un autentico governo sovra-istituzionale con un Consiglio economico transatlantico, un Consiglio politico transatlantico e un’Assemblea parlamentare transatlantica». Organi strategici «già creati in modo embrionale, senza che sia stata data loro alcuna pubblicità». La loro architettura, continua Meyssan, ricalca un vecchissimo progetto volto a creare un vasto blocco capitalista che unisca tutti gli Stati sotto l’influenza anglo-americana, come confermano le clausole segrete del Piano Marshall e il Trattato dell’Atlantico del Nord.

Unione transatlantica, Nato economica: «E’ sintomatico notare che, dal lato statunitense, questo progetto non viene seguito dal Dipartimento del Commercio, ma dal Consiglio di sicurezza nazionale». Anteprima illuminante: il modo in cui sono stati risolti i conflitti sulla condivisione dei dati personali. «Gli europei hanno norme di tutela della privacy molto esigenti, mentre gli statunitensi possono fare qualsiasi cosa in nome della lotta contro il terrorismo». Di fatto, grazie a quest’alibi, «gli americani hanno copiato i dati europei, mentre gli europei non hanno avuto accesso ai dati stati statunitensi». In materia economica, aggiunge Meyssan, si tratterà di abrogare le tariffe doganali e le barriere non tariffarie, vale a dire le norme locali che rendono impossibili certe importazioni: «Washington vuole vendere tranquillamente in Europa i suoi Ogm, i suoi polli trattati con il cloro e i suoi bovini agli ormoni, e vuole usare senza ostacoli i dati riservati di Facebook e Google».

A questa strategia a lungo termine, continua il giornalista indipendente francese, si aggiunge la tattica finanziaria di medio termine raccomandata sin dal 2010 dalla Romer, una specialista della Grande Depressione: trasferire negli Usa i capitali europei. «Al di là del carattere iniquo di questo progetto e della trappola che rappresenta nell’immediato – osserva Meyssan – la cosa più importante è che gli interessi degli Stati Uniti e dell’Unione europea sono in realtà divergenti». Mentre Usa e Regno Unito «sono potenze marittime che hanno un interesse storico al commercio transatlantico», come ribadito nella Carta Atlantica già durante la seconda guerra mondiale, gli europei continentali hanno invece «interessi comuni con la Russia, specie in materia di energia». Sicché, «continuando a obbedire a Washington come durante la guerra fredda, Bruxelles offre in pasto gli europei».
(Fonte)
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