venerdì 22 marzo 2013

I due "Marò" barattati per armamenti e affari privati.

Partono i Marò, tornano gli affari

Nelle ore del dietrofront della Farnesia, l'India sblocca la commessa da 300 milioni per i siluri Finmeccanica. E si riapre il dubbio: quali interessi hanno condizionato la marcia indietro del governo?



Marò che vanno, contratti che vengono. Forse solo coincidenze, che potrebbero anche testimoniare la profondità degli interessi che si sono intrecciati dietro la vicenda dei due fucilieri di marina "riconsegnati" alle autorità indiane. Proprio nelle ore in cui il nostro governo stava completando le trattative per il clamoroso dietrofront, il ministro della Difesa di New Delhi ha annunciato il via libera a una commessa del gruppo Finmeccanica. Un accordo da 300 milioni di dollari con la Wass di Livorno per la fornitura di siluri ad alta tecnologia.

La notizia - rilanciata dal sito Defensenews mercoledì in tarda serata - è stata accolta con sorpresa nel mondo dell'export bellico. Tra Roma e New Delhi ufficialmente in quel momento era in corso un duplice braccio di ferro. Quello per i due marò, arrestati con l'accusa di omicidio di due pescatori durante una missione anti-pirateria e rimasti nel nostro paese violando gli impegni presi dall'ambasciatore italiano. E quello per lo scandalo Agusta, le tangenti pagate da Finmeccanica per la vendita di elicotteri all'aviazione indiana. Entrambe le vicende hanno avuto eco enorme nel paese asiatico, conquistando i titoli di testa di tg e giornali. Invece proprio nelle ore in cui la tensione tra i due governi sembrava massima, fonti del ministero della Difesa indiano hanno fatto sapere che il contratto sui siluri sarebbe andato a Finmeccanica: il ricorso dei concorrenti tedeschi era stato respinto e l'accordo era pronto per la fase finale.


Meno di 24 ore dopo, la Farnesina ha annunciato il dietrofront con la decisione di rispedire indietro Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Una clamorosa marcia indietro, che si è cercato di giustificare con nuove "garanzie sui loro diritti fondamentali" ossia il fatto che non correranno il rischio di una sentenza capitale. 
 
La scelta è stata presa dopo una riunione del Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica, guidato da Mario Monti, con la presenza anche del ministro della Difesa, l'ammiraglio Giampaolo Di Paola, di quello dell'Economia Corrado Passera. Ai due fanti di marina ovviamente la cosa non è piaciuta e, stando alle rivelazioni di Giuliano Foschini su "la Repubblica", sono state necessarie cinque ore per convincerli a tornare nell'incubo. L'unica concessione reale ottenuta per loro sembra essere la possibilità di risiedere nell'ambasciata e avere libertà di movimento: poca cosa per cancellare l'illusione del ritorno alla normalità dopo un anno di detenzione. Di fronte alle proteste, il ministro Giulio Terzi ha detto che non intende dimettersi: «Senza lo strappo non avremmo potuto contrattare le nuove condizioni».
 
Resta da capire quanto abbiano pesato gli interessi economici in questo voltafaccia. Nel 2011 l'interscambio commerciale Italia-India è stato di ben 8,5 miliardi di euro e continua a crescere con il boom del Pil di New Dehli, che non conosce la crisi. E nei rapporti tra i due paesi le armi hanno un ruolo importante: l'India è impegnata in un confronto a distanza con la Cina e investe 37 miliardi di dollari l'anno per modernizzare le sue forze armate. Mentre le nostre industrie militari sono con l'acqua alla gola. 
 
Per la Wass il contratto è una boccata d'ossigeno, che garantirà lavoro ai circa cinquecento dipendenti concentrati soprattutto a Livorno. L'accordo prevede la fornitura di 98 siluri Black Shark di ultima generazione, una sorta di "missile subacqueo" intelligente con un sonar che riconosce i bersagli e comandi attraverso un cavo in fibra ottica: i primi venti saranno costruiti in Toscana, gli altri verranno prodotti su licenza da una fabbrica indiana. Ma la commessa potrebbe aumentare nei prossimi anni, per armare la nuova pattuglia di sottomarini acquistati in Francia.
 
Altre aziende nostrane fanno la fila per piazzare i loro prodotti bellici. Fincantieri ha venduto alla Marina indiana due rifornitori di squadra, una nave oceanografica, la tecnologia per costruire una grande portaerei e spera di ottenere un contratto per quattro portaelicotteri. Finmeccanica ha in ballo numerosi accordi per sistemi elettronici (Selex), aerei da trasporto militare C27J (Alenia) e spera di salvare la commessa da 750 milioni di dollari per gli elicotteri Agusta al centro dello scandalo tangenti. Insomma, ci sono alcuni miliardi di euro che potrebbero finire nelle casse dei due colossi italiani del settore, entrambi a controllo statale. Una massa di affari che può avere contribuito a condizionare la rotta del governo Monti.
(Fonte)
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