giovedì 7 marzo 2013

Vaticano, parla uno dei corvi: "Siamo in 20, presto altre verità"

Intervista a una delle gole profonde dei dossier di Vatileaks: "Non riusciranno a insabbiare tutto. Se abbiamo fatto uscire i documenti dall'appartamento del Papa è stato per un'operazione trasparenza nella chiesa"



"Il maggiordomo del Papa, Paolo Gabriele, non è l'unico corvo del Vaticano. I corvi sono tanti. Più di venti persone, tutte legate alla Santa Sede. Siamo donne e uomini, laici e prelati. Se abbiamo fatto uscire i documenti dall'appartamento del Papa, con l'aiuto di Paolo Gabriele, è stato per compiere un'operazione di trasparenza nella Chiesa. Ora, dopo la rinuncia di Benedetto XVI al pontificato, e alla vigilia del Conclave, il caso Vatileaks continua a tenere banco". "E per noi è venuto il momento di tornare a parlare".

Il tavolino della veranda di un bar ai Parioli, a Roma, lontano dal Vaticano e da occhi indiscreti. Una mano che tormenta un anello dorato con lo stemma del Papa. La persona che parla è credente, fedelissima alla Chiesa, ha una perfetta conoscenza della macchina vaticana, dei suoi protagonisti, e spiccate competenze in materia finanziaria. Nessun nome, com'è ovvio. Anche il maggiordomo del Papa è rimasto a lungo ignoto. Ma la "fonte Maria" che in passato aveva fornito ai media carte e documenti è del resto un nome collettivo.

In epoca di Conclave i corvi tornano a volare?
"Io sono un ex corvo".

Cioè?
"Non ci sono più Papi da difendere o verità da far emergere. È tutto nel rapporto segreto compilato dai tre cardinali anziani".
Che cosa c'è dentro?
"So qual è stata la metodologia, e soprattutto lo scopo di questa relazione".
Quale?
"I documenti fuoriusciti avevano portato a un'atmosfera di tutti contro tutti in Curia. E il Papa voleva capire cosa stesse succedendo, e se il malumore che aveva spinto quelle persone a utilizzare il suo maggiordomo fosse stata la molla di un disagio più grande". 

"Verissima. Altroché. Potrei fare nomi e cognomi di cardinali e monsignori, di vescovi e funzionari. Dai piani alti della Segreteria di Stato a dicasteri di prima fila".

Che altro c'è?
"Questioni finanziarie legate allo Ior. Benedetto confidava moltissimo nell'operazione di trasparenza che poteva fare Ettore Gotti Tedeschi. E nel momento in cui questi fu sfiduciato, ne chiese le ragioni. Le risposte furono insoddisfacenti, e la sua reazione fu di aprire una commissione di inchiesta che facesse piena luce".
Si è parlato di molte persone che stessero dietro al corvo: cardinali, laici, donne e uomini a contatto quasi quotidiano con Benedetto. Chi sono i mandanti dell'operazione Vatileaks?
"Noi abbiamo parlato, come ha fatto il maggiordomo, con la stampa. Ma se di mandanti si può parlare sono altre le sfere che vanno cercate. Ben più alte. Molto più vicine al pontefice di quello che siamo noi".

Ci sono altri documenti oltre a quelli già emersi?
"Sì".

Potrebbe uscire un altro libro di Gianluigi Nuzzi basato sulle carte?
"Sì".
Con documenti consegnati da Paolo Gabriele oppure con altre carte?
"So solo che il libro "Sua Santità" non contiene tutti i documenti in possesso di Nuzzi, ma che ce ne sono altri".

Ma voi come avete lavorato per fare uscire le carte?
"Bisogna fare un passo indietro. A circa un paio di anni fa, nel momento in cui il Santo Padre decise di realizzare attraverso monsignor Carlo Maria Viganò un'operazione di razionalizzazione nelle attività economiche dalla Santa Sede, unite all'opera di trasparenza affidata a Gotti allo Ior".

E che cosa accadde?
"L'operazione di Viganò fu ostacolata perché infine considerata lesiva di determinati equilibri all'interno degli istituti soggetti a verifiche. Così nacque una lobby in Vaticano, composta da persone che lavoravano fra Governatorato, Apsa, Segreteria di Stato, Biblioteca, Archivio, Musei, Cei, Osservatore Romano, che ha cominciato a dialogare. Abbiamo pensato che rendere noto quello che succedeva nella Curia potesse essere un modo per sollevare l'opinione pubblica su determinati temi. Scatenando un'operazione di pulizia che avrebbe portato alla trasparenza. E il maggiordomo, che fisicamente aveva in mano le carte, le consegnò a Nuzzi, che aveva contattato. Abbiamo cercato di aiutare il Papa".

Però il Papa si è dovuto dimettere. E c'è chi dice che non sia stato solo per ragioni di salute, ma anche per critiche e amarezze. E forse anche lo scandalo Vatileaks ha avuto la sua parte.
"Il Papa non si è dimesso per il caso Vatileaks. Né per le pressioni. Anzi, la sua presenza continuava a giustificare un determinato andazzo, che invece Joseph Ratzinger voleva scardinare".

La sua rinuncia è quindi una sconfitta o una vittoria?
"È una sfida. Alla Chiesa cattolica e alla Curia, perché facciano bene. E per realizzare quello che a lui non è riuscito: una Chiesa libera, forte e trasparente. Libera da interessi privati, anche di alcuni cardinali. Libera dallo scacco della "malagestio" che negli anni passati ha caratterizzato alcune operazioni dello Ior. Per una Chiesa capace di tornare a parlare ai fedeli. Gli stessi fedeli che oggi non vanno più in Chiesa. Sarà una sconfitta se determinati equilibri si manterranno. Una vittoria se il gesto estremo del pontefice segnerà la fine di un declino. Dando l'opportunità al suo successore di ripartire da zero".

Però adesso le tensioni stanno aumentando.
"Perché molti cardinali vogliono conoscere il rapporto. E il tentativo di chi vuole bloccare tutto è di dire: non fatevene influenzare, perché è un discorso slegato dai problemi della Chiesa. Hanno scatenato una caccia alle streghe. Mentre invece la "Relatio" riguarda il rapporto con i fedeli, lo Ior, l'immagine della Santa Sede".

Siete riusciti infine nel vostro scopo?
"Lo potremo sapere solo nel momento in cui uscirà il nuovo Papa. Se porterà alla realizzazione della trasparenza, allora sì. Se invece Vatileaks si risolverà nel solito "tutto cambia perché nulla cambi", allora sarà stato un fallimento".

Quando verrà eletto il nuovo Papa voi corvi che farete?
"Rimarremo al servizio della Chiesa e del pontefice. Continuando a spiegare, ove sarà necessario, certe dinamiche. Ma spero che non ci sia più bisogno dei corvi per parlare al mondo".

Missione compiuta?
"Dipende da chi sarà il Papa eletto, da quale fazione verrà votato, e da chi sarà alla testa della prossima Segreteria di Stato". 
Stampa il post

Nessun commento:

Posta un commento