domenica 30 giugno 2013

Boss in missione a Luanda

Finmeccanica: Palazzolo, cassiere di Cosa nostra per l'antimafia, a un incontro con le imprese italiane in Angola.

Responsabile di Finmeccanica per l'Africa subsahariana è stato Francescomaria Tuccillo fino al 2011.













Vito Roberto Palazzolo, considerato dall'antimafia palermitana il cassiere di Cosa nostra, condannato a nove anni in via definitiva per associazione mafiosa, partecipò al forum Italia-Angola, organizzato il 7 e l'8 settembre 2009 all'hotel Tropico di Luanda.

Nel corso degli incontri, il boss fu introdotto da alcuni manager italiani presenti al meeting come «uomo d'affari attivo in Angola e in altri Paesi africani, che aveva anche già collaborato con alcune aziende italiane tra le quali Agusta Westland», società controllata da Finmeccanica.

SPUNTA IL SECONDO TESTIMONE. A parlare per la prima volta della presenza di Robert von Palace Kolbatschenko - questa l'identità che Palazzolo aveva acquisito da latitante in Sud Africa - alla kermesse angolana, era stato qualche mese fa Francescomaria Tuccillo, all'epoca dei fatti responsabile di Finmeccanica per l'Africa subsahariana, incarico che gli è stato tolto poi nel 2011 per essere affidato a Patrick Chabrat.
Ma ora sul tavolo del procuratore aggiunto Antonio Ingroia e del sostituto Giovanni Paci, i magistrati palermitani che indagano su Palazzolo, è arrivata anche una seconda conferma della presenza del boss al forum di Luanda.

Il manager Finmeccanica: «A Lunda mi presentarono von Palace»

Un altro manager in servizio presso una delle aziende controllate dalla holding di viale Montegrappa, infatti, ha riferito agli inquirenti che in quei giorni, all'hotel Tropico, un collega gli presentò tale Robert von Palace, introducendolo come uomo d'affari molto accreditato sul quale fare affidamento per eventuali affari da concludere nell'Africa subsahariana, e che aveva collaborato già con aziende del gruppo Finmeccanica, in particolare con Agusta.

«UOMO D'AFFARI VICINO AD AGUSTA». Lettera43.it ha rintracciato il dirigente, che ha chiesto di non rendere pubblica la sua identità: «C'erano molte persone a quel forum, ma ricordo che a un certo punto mi introdussero questo signore», conferma. «Fu un collega a presentarmelo dicendo che si trattava di una persona di fiducia, che aveva già lavorato con alcune aziende del gruppo tra le quali Agusta».

«Ci siamo parlati per pochi secondi», spiega, «il tempo delle presentazioni, poi mi ha dato un bigliettino da visita sul retro del quale c'era scritto il suo nome, a penna. Non so però se l'avesse scritto lui o chi altro».

All'epoca, dice il manager, «non sapevo neanche che esistesse Vito Palazzolo né sapevo chi fosse questo Robert von Palace. Presi il bigliettino da visita e me ne andai. Ho scoperto solo qualche mese dopo, dalle notizie apparse sulla stampa, di chi si trattasse».

I PRESUNTI RAPPORTI TRA VITUZZO E CHABRAT. La persona che «mi presentò von Palace», racconta ancora il dirigente, «mi disse: 'ha già fatto altri affari con noi, anche con Patrick'».

Il riferimento è a Patrick Chabrat, vicepresidente di Agusta Westland, per anni braccio destro di Giuseppe Orsi e attualmente responsabile di Finmeccanica per l'Africa subsahariana. A conoscere bene Palazzolo e ad averlo introdotto nei buoni business del continente, sarebbe stato proprio Chabrat, che però non ha mai voluto rilasciare dichiarazioni sui suoi presunti rapporti con «Vituzzo».

Il meeting in Angola organizzato dall'Ice e dalla Kpmg

All'incontro del 2009 a Luanda, Chabrat non partecipò e nella lista delle aziende italiane invitate al meeting, il nome dell'Agusta non c'è. Ci sono invece i riferimenti ad altre società controllate dalla holding di viale Montegrappa che presero parte all'iniziativa insieme con molte altre imprese italiane, in tutto 54, coinvolte nei business più disparati, dalle costruzioni all'agroalimentare.

IMPRESE ANGOLANE SELEZIONATE. A selezionare le imprese italiane da invitare al meeting e a occuparsi degli aspetti burocratici per la concessione dei visti e delle autorizzazioni necessarie per il soggiorno dei delegati a Luanda, fu l'Ice (Istituto per il commercio estero) di Johannesburg.

Ma chi selezionò invece la lista di aziende angolane da far incontrare con i partner italiani? Kpmg - una società di consulenza multinazionale, con sede anche a Luanda - su richiesta dell'Ice, come confermato da fonti interne alla Farnesina.

Sulla lista di Kpmg non compare però il nome di Robert von Palace. «Se ci sono state delle presenze di questo tipo può essere che fossero venute autonomamente», spiegano le fonti, «all'hotel Tropico si poteva accedere facilmente. Non è che ci fossero guardie o controlli così stringenti. Era un po' un porto di mare».

LE FALLE DELLA SICUREZZA. Nessuna particolare procedura di sicurezza, dunque, secondo quanto risulta a Lettera43.it, era stata attivata dal governo italiano per il forum di Luanda, nonostante la presenza di rappresentanti istituzionali. Della sicurezza, spiegano fonti ufficiali, «se ne occupava la polizia angolana, non i nostri apparati».

Ingroia e Paci a Bangkok per ottenere l'estradizione del boss

Saranno ora i magistrati di Palermo a dover risolvere il giallo di Luanda e ad accertare se, come e per quanto tempo Palazzolo abbia avuto legami d'affari con aziende italiane attive in territorio africano.

Per farlo, nei primi giorni di giugno Ingroia e Paci sono volati a Bangkok, dove il 31 marzo Palazzolo è stato arrestato su mandato dell'Interpol, con l'obiettivo di «fornire elementi di valutazione e conoscenza» alle autorità thailandesi che dovranno pronunciarsi sulla richiesta di estradizione.

UDIENZA PER L'ESTRADIZIONE IL 7 LUGLIO. La prima udienza è fissata per il 7 luglio, ma con molta probabilità saranno necessari alcuni mesi prima che si arrivi a una sentenza definitiva.

Palazzolo, che per anni si è opposto alle richieste della magistratura italiana, potrebbe però decidere di rivedere le sue posizioni. In seguito alla visita di Ingroia e Paci a Bangkok, infatti, il legale del boss, Baldassarre Lauria, ha spiegato all'Ansa che Palazzolo potrebbe anche non opporsi all'estradizione, «a condizione che venga celebrato un nuovo processo. Palazzolo è stato condannato in contumacia, nel 2007, a nove anni di reclusione per mafia, in violazione dei diritti della difesa», ha spiegato Lauria.

La premessa del legale per avanzare la sua richiesta di revisione, è stata alquanto singolare: «Vito Roberto Palazzolo», ha detto il legale del boss, «potrebbe chiarire molti misteri italiani irrisolti».
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