lunedì 17 giugno 2013

'Datagate, spiato Palazzo Chigi'

Secondo uno dei due giornalisti che ha fatto scoppiare il caso, la Nsa americana intercettava anche le comunicazioni dei governi europei, incluso quello italiano



In che misura il Datagate coinvolge anche l'Italia?

"L'Espresso" è riuscito a raggiungere Glenn Greenwald, uno dei due giornalisti che Edward Snowden, il ventinovenne ex assistente tecnico della Cia poi passato a lavorare per l'agenzia americana Nsa, ha contattato per far scoppiare il caso. Lo scandalo ha preso il via nel momento in cui Snowden ha dato accesso a informazioni e documenti top secret della Nsa a Glenn Greenwald e Laura Poitras, che li hanno pubblicati sul quotidiano inglese "Guardian", insieme a Ewen MacAskill, capo della redazione del Guardian a Washington.

Alla richiesta de l'Espresso di sapere in che misura le azienda di telefonia e internet italiane siano coinvolte nello scandalo e se esistano accordi tra la Nsa e il governo italiano, Greenwald ha risposto: «Non credo che loro (la Nsa, ndr) ottengano il consenso degli altri governi nel fare queste cose. In realtà, portano avanti molte attività spionistiche anche sui governi europei, incluso quello italiano. Alcuni governi cooperano con alcune attività che la Nsa svolge nei loro paesi, ma nessuna nazione coopera con tutto quello che loro fanno». Dunque la Nsa spierebbe anche sull'Italia, quali dati vengono raccolti esattamente? E come vengono utilizzati? Il governo italiano è informato di questa pratica e in che misura collabora, visto che Greenwald ha dichiarato che alcuni governi cooperano con certe attività della Nsa?


Appena lo scandalo è esploso l'Espresso aveva interpellato Stefano Rodotà: «Non bisogna credere che riguardi solo i cittadini americani: siamo tutti coinvolti», aveva detto il professore, invitando esplicitamente il governo a prendere una posizione netta in modo da fare chiarezza sul fatto che i vari esecutivi di destra e sinistra che si sono succeduti in questi anni alla guida del Paese non sono stati complici della Nsa. Ma l'appello di Rodotà è completamente caduto nel vuoto. Non si capisce se il silenzio sia frutto del disinteresse generale o di verità a dir poco imbarazzanti. 

Quando il Datagate ha iniziato a fare notizia, alcuni giornali italiani si sono focalizzati sull'accesso delle nostre agenzie di intelligence (Aise e Aise) ai nostri dati o anche sullo spionaggio privato di alcune aziende canaglia che lavorano per conto terzi: realtà indubbiamente allarmanti, ma nulla di comparabile con il lavoro e le capacità della Nsa: «la più grande, la più costosa e la più tecnologicamente sofisticata organizzazione di spionaggio che il mondo abbia mai conosciuto», come ha scritto il New Yorker, grande tre volte la Cia, con un numero di dipendenti civili tra 30mila e 40mila a cui si aggiungono i militari e i contractors, ha raccontato a l'Espresso Bill Binney che ha lavorato 36 anni per la Nsa, arrivando a supervisionare tecnicamente una forza lavoro di 6mila persone. La Nsa assorbe da sola un terzo delle risorse di bilancio destinate all'intelligence Usa, che nel 2010 hanno toccato 80,1 miliardi di dollari e, stando a quanto riportato dal New Yorker, ogni sei ore è in grado di intercettare un numero di comunicazioni pari alla biblioteca del Congresso Usa, che con i suoi 147milioni di volumi è la più grande del mondo. Sono numeri e risorse con cui i servizi italiani o le agenzie private di spionaggio non possono minimamente competere. 

Greenwald non ha voluto fornire ulteriori informazioni sul caso italiano. Stando a quanto riportato dal New York Times, Snowden avrebbe dato accesso ai giornalisti a migliaia di documenti segreti. Anche materiale top secret sull'Italia? Dopo il primo contatto, Greenwald sembra essersi inabissato, mentre da giorni Laura Poitras risulta irraggiungibile. L'Espresso ha avuto modo di incontrarla e contattarla più di una volta nell'ultimo anno durante il suo lavoro a un documentario su WikiLeaks e su Julian Assange. Umile, eccezionalmente determinata e capace, Poitras ha raccontato che per il suo lavoro di documentarista, che ha indagato sull'America dopo l'11 settembre, è stata fermata quaranta volte alla frontiera degli Stati Uniti di ritorno dai suoi viaggi in giro per il mondo. Uno dei motivi che, secondo quanto da lei raccontato, avrebbero spinto Snowden a decidersi a contattarla per raccontargli della Nsa.
(Fonte

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