Proprio nel momento in cui i comuni sono con l’acqua alla gola, alla
disperata ricerca di risorse, c’è la loro associazione che si riscopre
come un’autentica holding d’affari. Già, perché l’Anci è ormai un gruppo
a dir poco eterogeneo, con 12 società controllate e un fatturato
complessivo di 33 milioni di euro. Davvero niente male. Ma cosa c’entra
tutto questo con l’attività di rappresentanza dei comuni davanti alle
istituzioni? La risposta è difficile, e diventa ancor più complicata se
si considera che buona parte dei clienti del sistema Anci è
rappresentata proprio da ministeri, authority ed enti previdenziali. Nel
perimetro del business dell’Anci, guidata oggi dal primo cittadino di
Pavia Alessandro Cattaneo, è ormai rientrato di tutto: comunicazione,
eventi, energia, ambiente, consulenza e soprattutto tanta informatica.
Senza contare il fatto che l’associazione, da qualche tempo, è diventata
un vero e proprio trampolino di lancio per carriere politiche dei suoi
vertici. Qualche esempio? L’ex presidente, Graziano Delrio, è diventato
ministro per gli affari regionali nel governo di Enrico Letta, mentre
l’ex segretario generale, Angelo Rughetti, è stato eletto alla camera
dei deputati nelle file del Pd.
Il reticolo
Documenti alla mano, La Notizia è in grado di ricostruire quello che
ormai è diventato un intricato intreccio societario, fatto di soldi e
spese a non finire. Esattamente come quello che contraddistinge altri
grossi sistemi di rappresentanza come Cgil, Cisl, Uil e Confindustria,
di cui questo giornale si è più volte occupuato. Tornando all’Anci,
diciamo subito che la gallina dalle uova d’oro è Ancitel, che si occupa
di informatica e di innovazione. Nel 2012 ha messo a segno un fatturato
di 20,4 milioni di euro, mentre nei due anni precedenti si era attestata
sui 22 milioni. Risultati conseguiti anche grazie ai numerosi clienti
istituzionali del sistema Anci. Tra questi spiccano i ministeri
dell’ambiente, dell’interno, dello sviluppo e del lavoro, palazzo Chigi,
Inps, Inail, la Camera dei deputati e l’Autorità per l’energia
elettrica e il gas. L’Ancitel, per inciso, è presieduta dall’ex
parlamentare Pdl Osvaldo Napoli, bocciato alle recenti elezioni
politiche. Poi c’è Anci Comunicazione ed eventi, società costituita nel
marzo del 2008 proprio per promuovere eventi in settori d’interesse
dell’associazione. L’ultimo fatturato disponibile è di 4,6 milioni. Nel
giugno del 2007, invece, è stata costituita Ancitel Energia e Ambiente,
controllata al 100% dall’Ancitel, una società di consulenza che dovrebbe
occuparsi di realizzare progetti per i comuni sui temi dello sviluppo
sostenibile. In questo caso il fatturato è nell’ordine di 1,8 milioni di
euro. Ancora, nel 2009 è nata Ancitel.it, nel cui oggetto sociale c’è
il miglioramento del patrimonio delle infrastrutture informatiche degli
enti locali (300 mila euro di fatturato). In Toscana, controllata
dall’Anci regionale, abbiamo invece l’Anci Innovazione, che ha più o
meno lo stesso oggetto sociale e che porta in dote un volume d’affari di
1,5 milioni di euro. In tempi recentissimi, invece, sono nate Ancidata e
Anci Riscossioni. La prima, costituita il 17 luglio del 2012, è
l’ennesima società informatica controllata al 51% dall’Ancitel e al 49%
dalla società Data Management. La seconda, invece, è stata costituita
nello stesso periodo con l’obiettivo di sostituire Equitalia nella
riscossione dei tributi locali. Progetto che comportava l’individuazione
di un partner operativo, da scegliere dopo apposita gara, ma che per
adesso si è rivelata un catastrofico fallimento, già raccontato da La
Notizia (vedi il numero del 10 maggio scorso). Al punto che proprio in
tempi recenti si è concessa una proroga di altri sei mesi alla stessa
Equitalia. Accanto a tutto questo, infine, bisogna aggiungere altre
quattro società regionali: Ancitel Lombardia, Ancitel Abruzzo-Molise,
Ancitel Campania e Ancitel Sardegna, con ulteriori fatturati messi in
cascina, tra cui quello di 4,3 milioni di euro ascrivibile alla
Lombardia. Insomma, numeri importanti, ai quali si affiancano risultati
di esercizio che non producono utili significativi, ma nemmeno perdite.
Dettaglio rarissimo in tempi di crisi.
(Fonte)
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