(foto di Daniela Giuffrida)
Non è servito a placare le polemiche il ‘Muos Media day’
organizzato dal Consolato Usa che ha fatto arrivare a Sigonella, e poi a
Niscemi, una quarantina di giornalisti “per mostrarvi come stiamo
lavorando, in totale trasparenza e collaborazione per la salute
di tutti i cittadini” ha detto Luca Goretti, vice capo di gabinetto del
ministero della Difesa italiano. Insieme con lui, ad accogliere la
stampa il colonnello Mauro Becherelli, il Console generale, Donald
Moore, e 5 funzionari dell’Ambasciata americana.
Dopo un giro alla base militare Usa di Sigonella (una vera e propria
città dove accanto ai mezzi militari c’è di tutto), un pulmino ha
portato la stampa alla base NRTF-8 di contrada da Ulmo a Niscemi. base
che sorge all’interno di una Sughereta, Sito di interesse comunitario
(in teoria, a totale inedificabilità) “base italiana data in concessione
agli americani” ha ribadito Goretti. Base che già ospita 44 antenne e
il costruendo Muos.
L’operazione ‘simpatia’ degli Usa e del Ministero della
Difesa italiana, che hanno fatto trovare ai giornalisti una bella
grigliata con hot dog e hamburger, e che hanno sfoggiato sorrisi e
battute ‘friendly’ come già detto, non è servita a chiarire i
dubbi, nonostante le intenzioni: “Sulla stampa sono circolate
informazioni poco chiare, ecco perché vi abbiamo voluto incontrare”.
In effetti, di chiaro c’è stato ben poco. E non per colpa
degli americani. Bisogna ricordare, infatti, che la responsabilità di
tutta questa storia è, e resta del governo italiano che ha concesso le
autorizzazioni in barba alle leggi ambientali, in barba al
principio di precauzione sancito dall’Ue, e di conseguenza, in barba al
diritto alla Salute sancito dalla Costituzione. Non a caso, a microfoni
spenti, un funzionario del governo italiano ha ammesso che “questa
storia sin dall’inizio è stata affrontata con una certa leggerezza”.
Adesso la frittata è fatta. Prodi, come Berlusconi, come
Letta, se ne fregano altamente della salute e dell’ambiente dei
siciliani. I governi passati hanno dato l’ok, quello attuale
continua a ribadire le esigenze degli Usa. Alla Sicilia non pensa
nessuno. Agli americani, forti dell’appoggio romano, non resta che
tentare di mostrarsi ‘simpatici’ nel ribadire che loro hanno ottenuto
tutti i permessi.
Tante belle parole, nel corso del briefing tenutosi nella
piccolissima struttura prefabbricata all’interno della base di Niscemi,
tanti sorrisi e tentativi di rassicurazioni sull’assoluta innocuità del
Muos. A questo proposito va ricordato che proprio ieri,
Repubblica ha anticipato i risultati dello studio dell’Istituto
Superiore di Sanità, dal quale ovviamente (è un ente che risponde al
governo nazionale) è arrivato il via libera, come vi abbiamo detto qui.
I funzionari Usa però hanno dichiarato di essere ancora in attesa dei
risultati dello studio anche se non hanno esitato a dire che
“sicuramente sarebbe arrivato il parere positivo”. Certo, appare come
una strana coincidenza l’avere organizzato il Media day nel giorno in
cui arrivano notizie dall’Iss, ma tant’è….
“La sicurezza prima di tutto e per questo siamo in
collaborazione con l’ISS e con L’ISPRA che controlla continuamente le
nostre emissioni e per confermare che le emanazioni eletttromagnetiche
delle 44 antenne non sono nocive. I tecnici dell’ISPRA con Arpa
Sicilia, hanno diviso il sito in otto settori e fanno misure in ogni
settore con gli strumenti a tutta potenza per provare con la massima
emissione. Noi lo facciamo di nostro ogni tre anni. E nella storia di
questo sito mai i nostri risultati sono andati fuori dai limiti previsti
dalla legge.”
Peccato che gli ultimi dati forniti dall’Arpa Sicilia, e anche quelli precedenti, mostrano valori che superano abbondantemente quei 6v/m imposti dalla Comunità europea, facciamo notare noi di LinkSicilia.
Per tutta risposta , John Oetting della John Hopkins University, ha
illustrato una slide in cui si rappresenta una comparazione visiva fra i
rischi di vari emittitori e i limiti legali. Da questi risulta evidente
come i limiti voluti dalla legislazione italiana siano di gran lunga
inferiori a quelli americani. Insomma, nessuna risposta.
Lo ripetiamo. Non sono gli americani che dovrebbero essere chiamati a rispondere su questo punto come su altri.
Se il governo siciliano e quello italiano non si preoccupano di fare
rispettare le leggi sui limiti per le emissioni elettromagnetiche, la
colpa di chi è?
Fitto mistero anche su un’altra questione: “Ciascuna delle
due antenne del Muos raggiunge al massimo i 200 watt”, ha detto Oetting,
circa un sesto di un microonde a cucina e comunque meno di un
traliccio di rete per i cellulari. ”Ma i dati non combaciano con quelli
del progetto Muos approvato dalla Regione Siciliana – facciamo notare
noi– lì è indicata una potenza massima di 1600 watt”. Un errore?
Possibile? Si è presentato un progetto e ora se ne realizza un altro? Se
così fosse saremmo davanti all’ennesima violazione di leggi.
Momento di silenzio e poi: ”Non so dove lei abbia preso questi dati, ma noi abbiamo SEMPRE parlato di 200 watt…”.
E poi il cavallo di battaglia Usa: “Abbiamo una installazione del
Muos alle Hawaii, posto al centro di un isola abitata”. Certo, queste
isole non sono famose per densità demografica, e, comunque, sarebbe il
caso di ricordare, che lì, gli americani sono in casa loro. Liberissimi
di friggere gli hawaiani dunque…. Anche se, a quanto ci risulta, su
quell’isola l’inclinazione dei raggi, a differenza di quanto potrebbe
succedere a Niscemi, non intacca il territorio più di tanto.
La verità, a parere dei consulenti del Comune di Niscemi,
ovvero i docenti del Politecnico di Torino, Massimo Coraddu e Massimo
Zucchetti, è che per un principio di salvaguardia della salute della
popolazione e dell’ambiente, non dovrebbe essere permessa alcuna
installazione di ulteriori sorgenti di campi elettromagnetici presso la
stazione NRTF di Niscemi, e anzi occorre approfondire lo studio delle
emissioni già esistenti e pianificarne una rapida riduzione, secondo la
procedura di “riduzione a conformità” prevista dalla legislazione
italiana in vigore.
Ma, lo ripetiamo, se chi dovrebbe fare rispettare le leggi se
ne frega, non è un problema degli Usa. Che, hanno ricordato anche la
richiesta di risarcimento presentata, incredibilmente, dal Ministero
della Difesa Italiana nel ricorso contro lo stop imposto dalla Regione: ”Lo stop ci costa 50mila dollari al giorno – hanno spiegato i funzionari Usa – compresa la penale dovuta alla ditta che dovrebbe provvedere al lancio del satellite”.
La giornata di ieri, dunque, si è conclusa così: chiacchiere, silenzi, sorrisi e battute simpatiche. Nulla più.
Degno di nota il blocco del pulmino dei giornalisti da parte
degli attivisti No Muos che hanno preteso di potere dire la loro. Ci
sono riusciti. Bisogna capire se i media nazionali daranno loro voce o
se obbediranno alla propaganda voluta da Roma.
L’attenzione ora è tutta rivolta al Tar: il 9 luglio dovrebbe arrivare la sentenza sul ricorso contro lo stop ai lavori.
I giudici si trovano caricati di una responsabilità enorme grazie ad un governo siciliano, che non ha avuto il coraggio di affrontare la questione politicamente, e l’ha ridotta ad un mero scontro amministrativo.
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