Il
maresciallo ha speso oltre 40mila euro lo scorso anno, ma il rimborso
non arriva ancora: "A causa dell'inadempienza del ministero della Difesa
e dei vari comandi militari competenti nel territorio e dei loro
comandanti, se voglio continuare a restare vivo e curarmi, sono
costretto a mettere in vendita tutto ciò che possiedo".
Si chiama Marco Diana, è un ex maresciallo dei Granatieri di Sardegna e
da 14 anni la sua vita è rovinata da una rara forma di tumore, causata
dall'esposizione all'uranio impoverito. Per lui una cura efficace non è
ancora stata trovata ed i medici non possono far altro che tentare di
allungargli la vita con trattamenti sperimentali e molto costosi da
tenere a Milano, e che dovrebbero essere a carico del Ministero della
Difesa. I soldi dei rimborsi però tardano ad arrivare e nel frattempo lo
scorso anno Marco Diana ha speso oltre 40mila euro. Ebbene, preso dalla
rabbia ieri pomeriggio il maresciallo dell'esercito ha lanciato un
appello su facebook: ”Amici miei a causa dell'inadempienza del ministero
della Difesa e dei vari comandi militari competenti nel territorio e
dei loro comandanti, se voglio continuare a restare vivo e curarmi, sono
costretto a mettere in vendita tutto ciò che possiedo: la mia casa
interamente arredata, la vigna e qualche terreno. Vi chiedo la cortesia
di diffondere questo annuncio in modo che se ci fosse qualcuno
interessato mi può contattare in privato. Vi ringrazio. Con amore,
vostro maresciallo Marco Diana”.
Il messaggio di Marco Diana ha ricevuto centinaia di commenti di solidarietà.
L'uomo due mesi fa aveva lanciato un altro grido di denuncia: “Hanno
smesso di passarmi dei farmaci che sono obbligati a darmi”. Intanto su
una pagina facebook a lui dedicata è possibile fargli delle donazioni volontarie.
Il maresciallo Diana è entrato nell'esercito a 19 anni
tra i Granatieri di Sardegna: successivamente ha partecipato alle
missioni in Somalia, Kosovo e Bosnia, durante le quali è stato esposto a
uranio impoverito. I medici gli hanno diagnosticato un “carcinoide
neuroendocrino dell’ileo metastatico multiplo epatico diffuso
intestinale” e nel 2001 è arrivato il congedo. È tornato a
Villamassargia, un paesino del Sulcis a pochi chilometri da Iglesias, e
da qui ha iniziato la battaglia per ottenere il riconoscimento di
“grande invalido militare”.
(Fonte)
Avevo scritto una lettera aperta ai vari gruppi di FB , pubblicata ripetutamente quando Fabrizio Canizzo si rifiutò di curarsi. Fabrizio non c'è più , ma non c'è più la mia lettera nel diario , nè nella mia attività di FB. sembra stato ripulito il mio dario di quella lettera. Non ho traccia. Ho provato in bing alla voce " vittime dell'uranio impoverito " e trovare qualche nome nei servizi giornalistici. E' tutto ripulito , anche le testate di giornale. Ma cosa succede su questo argomento? Sembra taboo! Sono anche i miei figli quelle vittime e se chiedono giustizia e verità , nessuno di noi deve osare a negargliele. Ne hanno diritto! Invece l'affarismo dei 35 caccia che ci costa l'occhio della testa ad ogni italiano è ciò che bisogna combattere e distruggere subito perchè è una cancrena sociale.
RispondiEliminaL’argomento in questione è molto imbarazzante per lo Stato. Da quanto si può sapere il Ministero della Difesa era stato informato del pericolo in data 25 febbraio 1991 ma non ha preso provvedimenti. Ora esiste una Commissione di Inchiesta la quale dichiara che non c’è certezza che a provocare le malattie e poi la morte sia l’uranio. Insomma lo Stato mente sapendo di mentire.
RispondiEliminaMetto alcuni link di approfondimento:
http://www.alpcub.com/uranio6.html
http://www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/articolo.php?articolo_id=13001
Un ampia documentazione si trova in questo sito di un generale italiano: http://www.fernandotermentini.it/DOCUMENTI%20SITO%20DU/Indice%20documenti.htm