Solo sei mesi fa l'Unione europea ha ricevuto la più prestigiosa delle
onorificenze internazionali: il Premio Nobel per la Pace. Ma è come se
non fosse mai accaduto.
Nell'angolo di una teca da spolverare nella Centrale dell'Unione
Europea a Bruxelles, una donna delle polizie ha recentemente scovato
una medaglietta d'oro coperta di ragnatele e, da persona onesta
qual'era, l'ha consegnato al suo capo. Costui, dopo diverse ricerche, è
riuscito a scoprire che si trattava della medaglia, ormai data per
dispersa, che era stata conferita all'Unione Europea, insieme alla
solita pergamena, in occasione del Premio Nobel per la Pace del 2012.
Temo che oggi nessun cittadino europeo si stupirebbe di una notiziola
come questa, totalmente inventata. Da tempo, la maggior parte degli
europei ha dimenticato che nel dicembre scorso l'Unione Europea è stata
insignita del Nobel per la Pace. Per quanto ho capito io, il Nobel non
era destinato a dei burocrati anonimi a Bruxelles o al parlamentare
ignoto di Strasburgo, bensì a noi cittadini dell'area Schengen, che
abitiamo cioè le vaste lande dell'Unione. Ma sfortunatamente, nessuno
dei rappresentanti che si sono recati a Stoccolma per ritirare a nome
nostro quella che è l'onorificenza più prestigiosa del mondo, si è poi
industriato molto per renderci partecipi del gioioso evento.
Noi europei veniamo informati puntualmente e esaustivamente su ogni crisi che s'addensa sulle nostre teste ma la rara e preziosa occasione per festeggiare tutti insieme pare non abbia destato la benché minima considerazione. L'Europa è capace solo di lamentarsi ma non di fare festa? Novembre 2012. Quando il Tg annuncia che il Comitato Nobel intende conferire il Premio per la Pace all'Unione Europea, a casa decidiamo spontaneamente di scendere (non in piazza ma) al bar di quartiere per condividere la buona notizia con gli altri. All'ingresso del bar sosta un gruppetto di carabinieri, clienti consueti, e mi congratulo con loro per l'onore ricevuto. A dire il vero, sono un po' perplessi guardandomi con scetticismo; poi si mettono a discutere tra di loro se è una buona notizia o no.
L'emozione, si sa, rende affamati e ci sediamo per mangiare qualcosa. Al tavolo accanto un gruppo di turisti di mezza età parla francese, al ché diamo la notizia del premio Nobel anche a loro. Anche loro, in un primo momento, pensano a uno scherzo ma quando alla fine vengono a capo del nostro francese stentato e decidono che siamo persone degne di fede, a una delle signore francesi vengono le lacrime agli occhi. Ci troviamo tutti in piedi per celebrare l'evento con un abbraccio spontaneo: baci e abbracci tra francesi e tedeschi in un bar italiano. E il proprietario del bar che è sudamericano, offre del prosecco a tutti per dimostrare il suo sostegno morale.
Questo è stato il momento in cui ho capito che l'Unione Europea riguarda tutti noi cittadini e non solo i capi dei nostri governi, peraltro mutevoli e sostituibili. Una pace che dura da piu di 60 anni, la moneta unica, confini che non provocano piu guerre sanguinose, il principio dell'uguaglianza di tutti: esistono tanti buoni motivi per ricevere questo premio da cittadini che sono orgogliosi della loro mirabolante Unione.
Però, niente di tutto ciò è accaduto. Perché non abbiamo accolto il premio con fuochi d'artificio, ballando nelle piazze d'Europa? Dov'è finita la medaglia d'oro che a ragione ci é stata conferita? La risposta a questa domanda, sfortunatamente, è assai complessa. Né Bruxelles, né Strasburgo hanno mai coltivato molto l'arte della comunicazione con la gente per cui lavorano. Per questo motivo, si sa ben poco delle loro attività. Ciò è un peccato, peggio: è un'occasione colpevolmente perduta che rischia di diventare un pericoloso boomerang.
Al contrario della sua reputazione, la tanto vituperata Commissione Europea è un'istituzione davvero competente i cui collaboratori, selezionatissimi, provengono da tutti i paesi dell'Unione. Perciò non sono legati a singoli interessi nazionali ma possono considerare il bene comune di tutta l'Europa.
Anche il Parlamento Europeo a Strasburgo ha fatto un buon lavoro deliberando una serie di leggi che mirano a creare un'unica legislativa europea e a garantire uguali diritti a tutti i cittadini dell'Unione.
Tuttavia, entrambe le istituzioni hanno trascurato in modo deplorevole il rapporto con noi, con i cittadini per i quali lavorano e che peraltro le pagano. Non esistono strutture comunicative stabili che ci informino in maniera chiara e costante su che cosa fanno le istituzioni europee e perchè lo fanno.
Gli ultimi anni di crisi crescente e durissima - sui quali i media hanno informato meticolosamente - ci hanno insegnato, come se non lo sapessimo già, che la nostra Europa è tutt'altro che perfetta. Si sono riaperte dolorose ferite storiche che noi tedeschi in particolare speravamo fossero superabili grazie alla casa europea in comune. Si teme la scissione dell'Unione in paesi di serie A e di serie B, con il rischio di accendere un deleterio scontro tra Sud e Nord.
Tutti questi indicatori rendono visibili una serie di punti deboli nella costruzione dell'Unione Europea Ma sembra che manchino strutture idonee per una discussione pubblica di questi problemi, per la formazione e l'espressione di una volontà europea condivisa dai cittadini che possa essere alla base delle future decisioni.
Inoltre, nei tempi di crisi la Costituzione europea, basata sul consenso di tutti i paesi membri, si dimostra alquanto debole; verrebbe da invocare una guida europea attendibile dal punto di vista democratico e dotata di più potere. Infine, nella costruzione politica dell'Europa, si rileva un sostanziale conflitto d'interesse per quanto riguarda la divisione delle competenze. Il Parlamento e la Commissione lavorano per l'Unione Europea mentre l'organo con più potere decisionale è il Consiglio dei capi di governo, fatto da rappresentanti che per definizione devono tutelare ciò che ritengono essere gli interessi delle loro nazioni. Non è realistico aspettarsi modificazioni strutturali coraggiose per il bene dell'Europa, peraltro assolutamente necessarie, da politici che debbono prendere le loro decisioni in vista delle prossime elezioni nazionali.
Quindi, nessuna prospettiva positiva per i cittadini europei, condannati a pentirsi della loro unione? Il fallimento penoso di una politica europea di informazione e di interazione costante con l'opinione pubblica certamte non ha contribuito a fare crescere l'esile pianticina di un senso di identità europea. Tuttavia, le difficoltà attuali non sono sufficienti per abbandonare un progetto magnifico che è iniziato, tempo fa, come un sogno che pareva impossibile da realizzare e che sta diventando, invece, sempre di più la nostra realtà concreta.
Forse è il momento di confrontare i cittadini europei, stanchi delle crisi, con un messaggio che dia speranza. E cosi chiudiamo il cerchio tornando alla nostra donna delle pulizie a Bruxelles. Non importa quale teca di vetro a Bruxelles o Strasburgo abbia inghiottito la medaglia del Nobel - il Premio è nostro e tutti noi dovremmo avere occasione di festeggiarlo. Come la fiaccola delle Olimpiadi, anche la nostra medaglia d'oro dovrebbe fare il giro dei paesi d'Europa e la Commissione europea per la cultura - sì ragazzi, esiste - potrebbe organizzare una tournée di tutti i capitali con musicisti, artisti e saltimbanchi, per ricordarci che esistiamo e che abbiamo motivo per essere orgogliosi cittadini Europei.
(Fonte)
[traduzione dal tedesco a cura di Anna Homberg]
[traduzione dal tedesco a cura di Anna Homberg]
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