L'inciucio è fatto e vuole durare
Altro che "esecutivo di scopo" o "a termine": la
squadra di Enrico Letta è frutto di un accordo politico forte tra Pdl,
Pd e centristi, con la super benedizione di Napolitano. Evitati gli
Schifani e i D'Alema, il neopremier si vanta per "i molti giovani e le
molte donne". E alla fine lo voteranno anche i 'malpancisti'
democratici, tutti o quasi
Il governo c'è, non sarà snello ma è a prova di dissidente. 21 i
ministri e pochi i nomi indigesti: Letta è riuscito a imporre una
squadra altamente digeribile, per i malpancisti di tutti i fronti,
ma soprattutto per i democratici più scettici, ora pronti a
sostenere il governo Pd-Pdl-Scelta Civica. «Un governo politico,
che tale va chiamato», come tiene a specificare il Presidente
Napolitano. Domani alle 11,30 ci sarà il giuramento. Lunedi alle 14
si vota la fiducia alla Camera, subito dopo al Senato.
Non ci sono ex ministri dei governi Prodi e Berlusconi, escluso lo
stesso Letta e il segretario del Pdl Alfano, che avrà la
vicepresidenza e gli Interni. Fabrizio Saccomanni di Bankitalia
all'Economia, Cancellieri alla Giustizia, Lupi alle Infrastrutture,
Moavero agli affari europei e Delrio (il presidente dell'Anci, Pd)
a quelli regionali. Il presidente dell'Istat Giovannini va al
Lavoro, il sociologo Carlo Trigilia alla Coesione territoriale.
Dario Franceschini curerà i Rapporti con il Parlamento, mentre
Giampiero D'Alia la Semplificazione. Flavio Zanonato (Pd, sindaco
di Padova) avrà lo Sviluppo economico, Nunzia De Girolamo le
politiche agricole e Andrea Orlando l'Ambiente. Cecile Kyenge sarà
il ministro dell'Integrazione, Massimo Bray quello della Cultura e
Iosefa Idem lo Sport e le Pari opportunità.