«Tutto ciò che fa il Parlamento è democratico», rassicura Stefano
Rodotà, dall’alto delle sue rendite pubbliche. «Soprattutto se quel
Parlamento è un Parlamento di nominati, nominati da non più di venti
persone delle segreterie / cda dei partiti», ha dimenticato di
aggiungere. Napolitano, già sottoscrittore, con Prodi, della
privatizzazione di Bankitalia nel 2006 e corresponsabile politico del
governo Monti, si conferma garante, all’interno, della coesione della
partitocrazia necessaria alla tutela degli interessi della partitocrazia
stessa; e all’esterno, garante della obbedienza dell’Italia a una
politica economico-finanziaria che avvantaggia il capitalismo bancario
straniero a danno degli italiani. E’ a questo che deve il suo successo e
la sua rielezione, a questa capacità di duplice e congiunta garanzia,
che gli assicura il sostegno delle “cancellerie che contano”. Ci manca
solo che ora anche Bersani faccia il sacrificio di rimanere in carica e
che Berlusconi accetti un Amato a Palazzo Chigi.
La partitocrazia, traballante per la sua delegittimazione e i
disastri delle sue scelte, rinuncia a ogni finzione di cambiamento
invocato dalla gente, modifica
quanto serve la Costituzione e si prende qualche mese aggiuntivo,
ricompattandosi e mummificandosi. Ha un anno e mezzo al massimo, per
realizzare due cose: o rilegittimarsi attraverso un rilancio dell’economia
e dell’efficienza del sistema-paese, oppure allestire un apparato
autocratico di repressione e di intimidazione poliziesche
dell’inevitabile rabbia di popolo, che potrebbe sfociare nella prima
rivoluzione italiana (la quale sarebbe anche la prima azione collettiva
unificante e fondatrice di una unità nazionale italiana, sinora non
realizzatasi). Qualcuno pensa che, fra altri sei mesi di peggioramento
economico quale stiamo avendo da anni, si potrà governare gli italiani
col loro consenso e con le buone, senza ricorrere alla violenza di
Stato? Ricordo che in Italia la ragion di Stato è ricorsa alle stragi
terroristiche per delegittimare il dissenso radicale su temi
socio-economici.
Vorrei poter pensare che un governissimo di scopo possa rilanciare
l’Italia, ma so che gli strumenti per la prima possibilità mancano,
essendo stata ceduta la sovranità non solo monetaria, ma anche fiscale e
finanziaria, ed essendo
stato eretto a norma costituzionale il dogma monetarista. Gli strumenti
per la seconda, invece, ci sono tutti, grazie al Mes, al Trattato di
Lisbona e all’Eugendfor, che è il sistema di polizia europea, composta esclusivamente
di corpi militari e non civili, sottratta alla normale responsabilità e
giurisdizione, e senza limitazioni nei tipi di armi che può usare
contro i civili – vedi gas letali ed armi elettromagnetiche e acustiche
subletali.
Sapendo che l’economia
italiana non ripartirà, è ovvio che il governo delle larghe intese avrà
come asse portante l’organizzazione dell’apparato autoritario e
repressivo, iniziando con un adeguato battage mediatico preparatorio.
«Il dissenso può essere espresso solo nelle forme della legalità»,
continua la rassicurazione di Rodotà, dall’alto dei suoi redditi. Ma che
fare se le forme della legalità vengono svuotate e calpestate dal
Palazzo che difende i suoi interessi contro quelli di un popolo che non
rappresenta, anzi tradisce? Emigrare o insorgere o aspettare che lo
schifo marcisca del tutto e cada da sé?
(Fonte)
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