Nella penisola di Halkidiki*, nella
Grecia nord-orientale, le multinazionali straniere stanno per fare,
letteralmente, affari d’oro. Attratte dalle ricchezze minerarie della
regione e facilitate dall’instabilità economica del paese, le compagnie
minerarie si sono accaparrate i diritti di estrazione e intendono
cominciare a sfruttare le risorse aurifere della penisola il più presto
possibile. Gli abitanti, invece, non intendono trasformare le
loro risorse naturali in merce di scambio, e si oppongono strenuamente
ai piani di sfruttamento delle loro risorse.
Tutto ebbe inizio nel 2011, quando la compagnia Hellas Gold, filiale della multinazionale canadese Eldorado Gold Corporation,
ottenne dallo stato greco i diritti di estrazione sulle miniere della
penisola, ad un prezzo ben al di sotto del loro valore di mercato e in
assenza di alcuna gara d’appalto. Lo stato greco, infatti, aveva fretta
di riparare al fallimento della società canadese TVX Gold,
operativa nell’estrazione di oro nella penisola fino al 2003, anno in
cui dichiarò bancarotta lasciando senza stipendio i suoi oltre 400
lavoratori. Così, oltre ad offrire condizioni particolarmente
vantaggiose, lo stato greco esentò Hellas Gold dalla riparazione del danno ecologico causato dalla società che l’aveva preceduta. Oltre al danno, la beffa: l’inquinamento peggiorerà, dato che il proseguimento dell’attività estrattiva da parte di Hellas Gold prevede l’uso del cianuro, una tecnica considerata ad alto rischio ambientale, ma non ancora bandita in Grecia.
L’altro lato della medaglia
Mentre il governo romeno può
quantomeno mascherare il suo appoggio alla riapertura delle miniere di
Rosia Montana vantando il possesso del 20% delle azioni della Rosia Montana Gold Corporation, il suo equivalente greco non può fare altrettanto, visto che dallo sfruttamento delle miniere di Halkidiki lo stato ellenico non trarrà alcun profitto.
Secondo il Codice Minerario in vigore dai tempi della dittatura dei
Colonnelli, infatti, i minerali appartengono esclusivamente alle
compagnie estrattive. Il governo, dunque, giustifica lo sfruttamento
aurifero con la creazione di nuovi posti di lavoro e l’aumento di
capitali in grado di stimolare la crescita economica del paese.
Gli abitanti della penisola, invece,
temono le conseguenze devastanti che la riapertura delle miniere
comporterà, soprattutto in termini ambientali. Antiche foreste
come quelle attorno al villaggio di Skouries saranno rase al suolo,
mentre ingenti risorse idriche, abbondanti nella penisola, verranno
sprecate nel processo di estrazione e inquinate dai materiali di scarto.
Per non parlare dei rifiuti tossici che potrebbero inquinare
irrimediabilmente il suolo della penisola. Qualche migliaio di posti di
lavoro, affermano gli oppositori del progetto, non giustificano una tale
devastazione ambientale. Anche perché le attività lavorative
termineranno una volta esaurito l’oro da estrarre (la stima è di circa
27 anni), mentre il danno ambientale sarà permanente.
La comunità locale e la solidarietà internazionale
Gli alleati più stretti delle comunità
greche che si oppongono allo sfruttamento aurifero della penisola di
Halkidiki sono gli attivisti di Rosia Montana, in Romania. I problemi da
affrontare sono simili, così come analoghe sono le compagnie coinvolte.
Tra i suoi azionisti, infatti, Hellas Gold conta il famoso
Frank Timis, controverso businessman romeno-australiano già fondatore
della Gabriel Resources, compagnia attiva nell’estrazione dell’oro a
Rosia Montana.
I cittadini greci sono scesi in piazza
molte volte In difesa della penisola di Halkidiki e in solidarietà con
la sua popolazione, contando sull’appoggio di ambientalisti e attivisti
internazionali. La risposta dello stato non si è fatta attendere: la polizia antisommossa è intervenuta più volte per fermare le proteste, fino all’ultimo, clamoroso, intervento a marzo nel villaggio di Ierissos.
Di fronte all´ennesima manifestazione della popolazione locale, la
polizia ha reagito lanciando gas lacrimogeni all’interno di una scuola,
all’interno della quale si trovavano alcuni studenti e professori,
giustificando poi l’arresto di alcuni minorenni in quanto potenziali
partecipanti ad un’azione di sabotaggio contro la compagnia canadese
avvenuta il 17 febbraio nel cantiere di Skouries.
Nonostante la comunità locale si opponga strenuamente al progetto, secondo i piani di Hellas Gold le attività dovrebbero ricominciare nel 2015.
*in italiano penisola Calcidica
(Fonte)
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