Dai cablo di WikiLeaks emerge
tutto il "sistema Letta", un'istantanea su come il potere e i contatti
con la diplomazia Usa si travasino da Gianni a Enrico. Entrambi
fidatissimi di Washington.
«Fortemente
pro-americano». E' questo il ritratto di Enrico Letta che esce dai
cablo di WikiLeaks, pubblicati in esclusiva per l'Italia da
"l'Espresso". Un leader politico che l'ambasciatore americano a Roma può
avvicinare anche per discutere questioni delicatissime, come l'esigenza
degli Stati Uniti di fermare Armando Spataro e i magistrati di Milano,
determinati ad arrestare gli agenti della Cia responsabili
dell'extraordinary rendition di Abu Omar.
Due
cablo di WikiLeaks fotografano il "sistema Letta", restituendo
un'istantanea di come il potere e i contatti con la diplomazia americana
si travasino dallo zio Gianni al nipote Enrico.
Come
in un sistema di vasi comunicanti, dove il liquido raggiunge lo stesso
livello indipendentemente dalla forma del recipiente, così i Letta
sembrano fornire agli americani lo stesso livello di accesso alla
politica italiana, indipendentemente da chi governa.
Risultato?
Che sia Gianni, «un individuo estremamente potente che gestisce gli
affari più delicati di Berlusconi», o Enrico, «il sottosegretario del
primo ministro (Prodi), nipote del sottosegretario (dell'ex primo
ministro) Berlusconi», gli americani hanno comunque un contatto apicale
nel governo italiano con cui discutere delle faccende che più stanno a
cuore agli Usa: dalla finta "commissione congiunta" per indagare
sull'uccisione in Iraq del funzionario del Sismi, Nicola Calipari,
accettata di buon grado da Gianni Letta durante il governo Berlusconi,
nonostante la diplomazia americana abbia detto in faccia a Letta che la
"commissione congiunta" non sarà affatto "congiunta", fino all'esigenza
di stoppare la procura di Milano nel caso Abu Omar, un problema che
Enrico Letta consiglia di discutere personalmente con il ministro della
Giustizia del governo Prodi, Clemente Mastella.
Certo,
i cablo diffusi da WikiLeaks raccontano la versione dei fatti vista da
via Veneto, e dunque offrono una visione di Gianni ed Enrico Letta
filtrata dalla percezione che ne ha l'ambasciata Usa a Roma, ma si
tratta pur sempre di documenti ufficiali di Washington, scritti con la
franchezza di chi è convinto che rimarranno segreti per decenni o, in
alcuni casi, per sempre.
I
due cablo, che permettono di 'assistere' al passaggio di consegne dallo
zio al nipote, sono del 2006. L'ambasciata di via Veneto racconta a
Washington l'incontro tra Gianni Letta e la delegazione Usa per gli
affari internazionali della House of Representatives (una delle due
camere del Congresso degli Stati Uniti). Le elezioni di aprile si sono
appena tenute, ma il risultato della consultazione elettorale è in
bilico per le incertezze nella conta dei voti. La sconfitta di
Berlusconi, però, sembra certa e al governo si preannuncia una
coalizione di centrosinistra.
«Letta
(senior) era insolitamente espansivo e di umore nostalgico», scrivono
gli americani, che sono interessati a capire cosa succederà ora che la
coalizione di centrodestra sembra battuta. Fin dal 2001 Berlusconi e il
suo governo sono stati a fianco dell'America di George W. Bush come
nessun'altra nazione in Europa, lo hanno appoggiato nelle decisioni più
controverse, quelle che gli altri paesi europei hanno rigettato e
criticato: dalla guerra in Iraq alle questioni sul clima. Ora, però,
l'esecutivo Berlusconi è tramontato, come si metteranno le cose per gli
americani?
A
rassicurarli è proprio Gianni Letta: «Indipendentemente dalla vittoria
del centrosinistra», spiega, «le relazioni Italia-Usa continueranno a
essere forti, perché sono basate sulla storia e sulle relazioni
personali». Letta senior non entra nel merito di quest'ultime, ma
racconta «con nostalgia e orgoglio i suoi personali rapporti con gli
ambasciatori americani fin dall'era di Carter». Poi parla dei suoi piani
futuri: rimarrà al fianco di Berlusconi e l'opposizione del
centrodestra al governo Prodi sarà particolarmente forte. Poi butta là
una frase: «forse la nostra cooperazione ora potrebbe essere ancora più
forte». Non aggiunge altro, lascia solo intendere che Stati Uniti e
centrodestra potrebbero lavorare in stretta collaborazione contro il
governo di centrosinistra.
E'
una frase che colpisce soprattutto se riletta alla luce dell'inchiesta
della procura di Napoli, sulle manovre americane del 2007 per far cadere
il governo Prodi, cercando di usare Sergio De Gregorio e di avvicinare
Clemente Mastella .
Nel
colloquio con Gianni Letta, gli americani notano un particolare: «La
cosa interessante», scrivono, «è che Letta aveva l'esatto conteggio dei
voti prima ancora che la Corte di Cassazione lo annunciasse: il
risultato è stato annunciato poco dopo la fine dell'incontro con la
delegazione». Un dettaglio interessante, viste le polemiche sulle
elezioni politiche dell'aprile 2006, in cui il giornalista Enrico
Deaglio parlò di brogli.
Il
24 maggio 2006, esattamente un mese dopo il colloquio di Gianni Letta
con la delegazione americana, il governo Prodi è in sella e
l'ambasciatore Usa a Roma, Ronald Spogli, incontra un nuovo Letta:
Enrico, «sottosegretario del primo ministro (nipote del sottosegretario
di Berlusconi, Gianni Letta)», scrive Spogli (il cablo è disponibile qui).
Anche
in questo caso, gli Usa vogliono capire cosa li aspetta, come si
muoverà l'Italia di Prodi. Enrico Letta spiega di ritenere che l'Italia
supporterà le posizioni degli Stati Uniti su Israele e i palestinesi,
che lui personalmente vede le basi Usa in Italia come un fattore
positivo. Il giovane Letta si descrive come «fortemente pro-americano»,
spiegando di considerare le relazioni Italia-Usa essenziali.
A
quel punto l'ambasciatore fa presente che «nel contesto di mantenere le
nostre eccellenti relazioni bilaterali, nulla danneggerebbe quelle
relazioni in modo più rapido o grave della decisione del governo
italiano di inviare negli Usa i mandati di arresto dei presunti agenti
Cia nominati nel caso Abu Omar. Questo è assolutamente essenziale», fa
presente Spogli.
Stando
a quanto racconta il cablo, Enrico Letta non si mostra minimamente
turbato da quell'ingerenza: prende nota della richiesta e «suggerisce
all'ambasciatore di discutere personalmente la questione con il ministro
della Giustizia Mastella, che - consiglia Letta - dovrebbe essere
invitato a Washington quanto prima per un incontro con l'Attorney
General».
Il
file racconta che Letta junior e Spogli concordano di rimanere in
contatto. Due anni dopo questo cablo, il governo Prodi è out, Berlusconi
è di nuovo al potere. Dal database dei file di WikiLeaks sparisce
Enrico e torna Gianni. Ma il risultato non cambia.
(di:Stefania Maurizi per espressoonline - Fonte)
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