domenica 14 aprile 2013

UNA VERA VERGOGNA



Questo post è dedicato alla persone di buonsenso, a quelli che non  vogliono farsi abbindolare,  a quelli che hanno perso un lavoro o che lo stanno  perdendo. E' dedicato agli imprenditori che resistono, e a coloro che  hanno visto la propria azienda morire sotto i colpi di questa crisi e che, ogni giorno, sono vittime di uno Stato occupato (nel vero senso della parola) da  incompetenti e cialtroni.  E se trovate questo articolo pieno di demagogia, retorica populista, o non in sintonia con la vostra sensibilità, me ne scuso, ma, con tutto il rispetto a voi dovuto, vi invito a passare oltre: probabilmente state leggendo un sito che non fa per voi; potete sempre continuare a rifugiarvi nelle letture del gossip politico-finanziario. 

La politica sta danzando una musica che ricorda quella suonata sui ponti di comando del Titanic, prima che affondasse. Si stanno contendendo lo scalpo di un essere già morto, dissanguato, inerme. Illusi che la poltrona che stanno difendendo a denti stretti, possa essere mantenuta anche dinanzi alla catastrofe che si sta già abbattendo. Non è così, si stanno sbagliando. Stanno solo perseverando  l'illusione di poter mantenere lo status quo, i loro privilegi, le loro poltrone. E lo stanno facendo danzando un macabro rituale sul sangue di chi ha ceduto alla disperazione.  A quasi due mesi dalle elezioni, non sono riusciti neanche  a formare qualcosa che somigli vagamente ad un esecutivo,  neanche per sostituire un governo fantoccio dei banchieri di mezzo mondo, dimissionario, che sta operando ad interim allungando l'infinito elenco delle responsabilità che lo storia non tarderà ad addebitargli. 

L'ultima, quella sul pagamento dei debiti delle Pubbliche Amministrazioni verso i propri fornitori:  una vera e propria farsa. Se  leggeste il decreto, con una minima conoscenza della materia (cosa che chi governa, evidentemente,  non  ha), subito vi accorgereste che  esso, in perfetto stile degno di un Paese in bancarotta,  non tende minimamente a risolvere in tempi celeri un grande problema, ma a complicarlo con procedure macchinose e irrituali per un'ordinaria procedura di pagamento che, oltre a differire ulteriormente i tempi di pagamento rispetto ai ritardi già accumulati, rischiano di far naufragare sul nascere le speranze riposte da chi i soldi li deve avere: le imprese e conseguentemente anche le famiglie degli operai. Da che mondo è mondo, i debiti vanno pagati e se non sei stato diligente al punto  da non avere i  soldi per poterlo fare, te li fai prestare, e anche in tempi brevi.  Tanto più se si trattano di soldi che tu devi dare ad aziende sul lastrico, che rischiano di fallire mettendo in mezzo alla strada milioni di persone, come sta avvenendo.
 
Voi dovete sapere che, nell'anno appena trascorso, il governo Monti, con il sostegno trasversale del PD e del PDL, ha versato al Fondo Salva Stati (MES) e alle varie altre forme di salvataggio, la bellezza di 40 miliardi di euro.
 
I dati, ce li ha forniti la Banca d'Italia  con il Supplemento al Bollettino Statistico pubblicato il 15 marzo scorso e sono riassunti in questo grafico.



 La stessa cifra che oggi, dopo attese bibliche,  si propone di pagare con il provvedimento adottato sabato scorso: 20 miliardi nel secondo semestre del 2013 (forse), e altri 20 miliardi nel 2014 (forse). Nel versare i 40 miliardi nei vari salvataggi, il Governo lo ha fatto senza alcuno scrupolo, senza alcuna esitazione: neanche quella di chiedersi se sarebbe stato opportuno  utilizzare queste risorse, prima per soddisfare i fornitori, le aziende italiane, e poi, eventualmente, gli impegni nefasti presi con l'Europa.  Per pagare i soldi al MES che, nel frattempo, sono stati utilizzati anche per salvare le banche spagnole e, conseguentemente, per salvaguardare gli interessi della Germania, lo Stato è ricorso al mercato per farsi prestare i soldi che non aveva. Lo ha fatto riconoscendo un lauto interesse agli investitori e senza porsi nessuno scrupolo sull'impatto che avrebbe avuto sul rapporto debito /PIL o sulla spesa per gli interessi. Scrupoli invece  osservati quando si tratta di pagare le imprese italiane. Nessuno lo ha detto, nessun giornale,  nessun programma televisivo ne  ha parlato quando il Governo Monti, con precisione maniacale, è corso a staccare assegni all'Europa.  

Quaranta miliardi di euro, e non finisce certamente qui. Soldi presi in prestito sui mercati, sottratti alle imprese che nel frattempo chiudevano a centinaia di migliaia e dati al MES, per salvaguardare gli interessi delle banche tedesche esposte nei paesi del sud Europa. Lo hanno fatto con il sostegno incondizionato del PD e PDL. Ossia quegli attori politici causa di questo disastro,  che hanno dominato la scena politica italiana negli ultimi 20 anni, e che ora vorrebbero elevarsi a salvatori di una patria che non c'è più.
(Fonte)
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