EUROZONA: (EU)CARESTIA-UE e BCE impongono una carestia monetaria che
manda in rovina i paesi deboli, e la giustificano con false teorie
L'Italia e altri paesi soffrono sì di
inefficienza e corruzione, ma soprattutto di carenza di liquidità, per
pagare i debiti esistenti e per fare investimenti. Non c'è abbastanza
denaro per pagare i debiti, quindi i debiti vanno in default, le banche
stringono i cordoni, la liquidità si restringe ancora di più, la
recessione accelera, i capitali fuggono all'estero a vantaggio dei paesi
forti come la Germania, e la situazione degli altri paesi precipita a
vite.
UE e BCE negano la liquidità necessaria ad andare avanti, affermando che creare e immettere nuovo denaro produrrebbe inflazione.
Ciò è falso e contraddittorio.
Innanzitutto, va chiarito che il denaro
che usiamo oggi – consistente al 92% in credito bancario e all'8% in
cartamoneta stampata dalle banche centrali – non ha valore intrinseco,
ma legale, e non ha costi né limiti oggettivi di produzione (infatti le
banche centrali lo creano in grandi quantità senza garantirlo con oro né
coprirlo con ricchezza reale da esse generata o posseduta), quindi non
vi è ragione di non crearne quanto serve all'economia reale.
In secondo luogo, le banche centrali ne
creano moltissimo (migliaia di miliardi), ma lo danno alle banche
commerciali per attività finanziarie, speculative, che non vanno a
sostenere l'economia reale, ma a destabilizzare la società e a frodare i
risparmiatori e i futuri pensionati.
In terzo luogo, è falso che l'immissione
di denaro nuovo scateni inflazione: non la scatena se va a pagare
debiti esistenti per prestazioni reali (ad es., i 70 o 90 miliardi di
debiti della pubblica amministrazione verso imprese private) o a far
produrre più beni e servizi reali, perché questi beni e servizi reali
prodotti in più vanno a bilanciare la moneta creata in più, quindi sia
ha più offerta di beni e servizi e più offerta di moneta, in parallelo.
In quarto luogo, è demenziale difendere
il potere d'acquisto della moneta con metodi che abbattono l'importo dei
redditi e che fanno anzi venir meno redditi – ossia che le autorità
monetarie mantengano invariato il potere d'acquisto astratto dell'Euro,
se per far ciò adoperano misure recessive che mi fanno perdere il posto
di lavoro, o mi fanno ridurre lo stipendio nominale.
In quinto luogo, la policy delle
autorità monetarie europee, di fatto, non ha difeso il potere d'acquisto
astratto dell'Euro, ma lo ha ridotto notevolmente.
L'Eurozona è una grande arena darwinistica dove i più forti sopravvivono; i partiti politici italiani sono complici o conniventi
In sostanza, il potere monetario europeo
gestisce l'Eurozona come una grande arena darwinistica, dove si
combatte per la vita e per la morte: lascia in essa una quantità di
moneta insufficiente, cioè che non basta ai bisogni di tutti, in modo
che i paesi membri competano, sbranandosi l'un l'altro, per sottrarsela a
vicenda; i più forti, come la Germania, riescono ad attrarre le
disponibilità monetarie dei più deboli, e i più deboli soccombono, cioè
vengono sottomessi e sottoposti a take-over e impoverimento dai più
forti (cioè i loro assets strategici vengono comperati a basso prezzo).
In più, tutti io paesi dell'Eurozona sono in competizione coi mercati
speculativi finanziari, che tendono a sottrarre loro liquidità
attraendola con maggiori rendimenti (sicché le banche stanno togliendo
denaro dall'economia reale, pubblica e privata, per giocarla nella bisca
finanziaria). Quindi l'Eurozona è come un Colosseo in cui, sotto gli
occhi degli odierni Cesari, i gladiatori combattono tra di loro, e in
aggiunta entrano leoni affamati che attaccano questo o quel gladiatore.
I partiti italiani, con poche eccezioni, hanno collaborato a questo spietato piano darwinistico, o nazista, se si preferisce.
Se non si tolgono di mezzo quelle forze
politiche collaborazioniste e se non si denuncia questo piano, se non si
mette in discussione la permanenza sotto la BCE e l'Unione Europea
nell'arena darwinistica dell'Eurozona, non si fa nulla di serio, nulla
di idoneo a salvare il Paese da una fine praticamente già decisa e –
credo – inevitabile, salvi interventi esterni.
(Fonte)
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