Partiamo da un dato di fatto: l’Aspen Institute è un coacervo di interessi economico-politici, come abbiamo raccontato mesi fa in occasione della Casaleggio Connection e del Bilderberg Italia, che in realtà è proprio l’Aspen, con sede a Roma nella centralissima Piazza Navona. Basti leggere la lista dei soci sostenitori o quella del comitato esecutivo per farsi un’idea. E, soprattutto nella settimana probabilmente più delicata della politica italiana, con l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, è bene comprendere i meccanismi dell’associazione nella quale compaiono tanti dei papabili per il Quirinale (a cominciare da Romano Prodi). Infiltrato.it
è riuscito a parlarne direttamente con gli interessati: ovvero, c’è
l’Aspen in linea. Ed ecco il risultato di una conversazione surreale,
dove il Potere con la P maiuscola gioca a nascondino con se stesso…
Basta leggere la lunga sfilza dei “soci sostenitori” per avere un’idea di cosa sia l’Aspen e della sua autorevolezza. Ci sono tutte le più grandi società, italiane e straniere, pubbliche e private: Mps, Unicredit, San Paolo, ma anche Merryll Lynch, Morgan Stanley e Deutsche Bank; e poi casse di risparmio, la Cassa Depositi e Prestiti, Trenitalia, Eni, Enel, Finmeccanica, Ansaldo, Confindustria; infine anche grosse multinazionali come Vodafone, Pirelli, Ferrero, gruppo Marcegaglia, Arnoldo Mondadori Editore, Google, Philips Morris, Microsoft, Vodafone, Mediaset.
Di tutto di più, insomma. Non solo. Basta consultare il sito per rendersi conto che i nomi dei membri del direttivo sono
quelli di peso della politica e dell’economia italiana. Solo a guardare
i quattro presidenti onorari è possibile farsi un’idea: troviamo Giuliano Amato, il “tecnico” padre del prelievo forzoso del ’92; l’economista Carlo Scognamiglio,
ex ministro della Difesa sotto il Governo D’Alema (’98-’99) dopo essere
stato Presidente del Senato con i voti di Forza Italia; spunta persino
il nome dell’ex socialista Gianni De Michelis, travolto
dallo scandalo Tangentopoli, condannato in via definitiva a 1 anno e 6
mesi patteggiati per corruzione nell’ambito delle tangenti autostradali
del Veneto e 6 mesi patteggiati nell’ambito dello scandalo Enimont, ma
evidentemente degno di pasteggiare con la crème del potere italiano. Il
quarto ed ultimo presidente onorario è Cesare Romiti,
ex dirigente della Fiat, cui nel 2000 la Cassazione ha confermato la
condanna a undici mesi e dieci giorni di reclusione per falso in
bilancio, finanziamento illecito dei partiti e frode fiscale relativa al
periodo in cui ricopriva la carica di amministratore delegato del
gruppo Fiat, consigliere in RcsMediaGroup e Impregilo.
Tra
i membri del comitato esecutivo, poi, troviamo tutti, un esercito
bipartisan di politici, banchieri, manager e imprenditori di primo
piano. Dal presidente Giulio Tremonti, ai quattro vicepresidenti Enrico Letta, John Elkann, Paolo Savona e Lucio Stanca. E poi Mario Monti, Gianni Letta, Lorenzo Ornaghi, Franco Frattini, Romano Prodi, Giuliano Urbani (uno dei fondatori di Forza Italia). E poi una sfilza di imprenditori e banchieri.
Una
rete incredibile di interessi, dunque. La questione peraltro è
tutt’altro che marginale, specie se pensiamo che la settimana che ci
attende sarà una delle più delicate, visto anche il quadro politico
attuale. Giovedì, infatti, cominceranno le votazioni per l’elezione del successore di Giorgio Napolitano al Quirinale. E molti tra i papabili, a cominciare da Romano Prodi, sono come abbiamo visto membri dell’Aspen.
Ma davvero così stanno le cose? Infiltrato.it è
riuscito a ad avere un confronto, al di là di inchieste e
approfondimenti, con i diretti interessati. Ne abbiamo parlato, infatti,
con la dottoressa Stefania Sallustri, responsabile comunicazioni dell’Aspen. “Le cose non stanno affatto in questo modo”, ci dice. “C’è da precisare che l’Aspen è un’associazione internazionale non politica”. Eppure, come detto, il comitato pullula di esponenti di peso della politica italiana. “Guardi – ci dice ancora la Sallustri - sono
due le questione centrali per noi. La prima è il confronto tra le idee,
la seconda è la transettorialità. Noi, in altre parole, pensiamo
che ogni problema non è né solo politico, né solo economico, ma tocca
tutti gli ambiti. In Aspen c’è assoluta trasversalità. Dal punto di vista economico, politico, sociale”.
Ecco
perché, dunque, stando alle parole della responsabile comunicazioni
dell’istituto, troviamo personalità di diversa estrazione e, spesso, di
diverso credo politico. Pensiamo, d’altronde, ad una tavola rotonda: potremmo trovare a disquisire insieme Gianni Letta, Mario Monti, Romano Prodi, Giuliano Amato. Tutti insieme appassionatamente. “Il punto è che a noi non interessa sinistra o destra. Le persone vengono qui se hanno qualcosa da dire. Punto. Non per appartenenza politica”.
Ed è talmente vera quest'affermazione che all'interno
dell'Aspen siede anche uno dei fondatori della Casaleggio Associati,
Enrico Sassoon, dimessosi da ogni ruolo in azienda dopo la nostra
inchiesta.
Ragioniamo. Bene: il fulcro dell’istituto è il dialogo anche tra posizioni diverse. Ma qual è il fine? È possibile pensare ad un dialogo che non abbia alcuno sbocco concreto? Assolutamente no. Ed è la stessa Sallustri a confermarcelo: “Noi ci rivolgiamo ai leader, ma siamo disinteressati dalla politica. A
noi non interessa sinistra, destra, sopra o sotto. Ci interessa
semplicemente che si discuta di questione portanti, nazionali e
internazionali. E dalle discussioni far emergere possibili soluzioni”. Insomma, il fine è quello – appunto – di dare linee direttive. Alla politica e alla finanza. Il tutto, peraltro, in gran segreto.
Basti
leggere la “missione” dell’istituto per rendersi conto di come le
questioni vengano discusse in gran privato: il ‘metodo Aspen’, infatti, “privilegia
il confronto ed il dibattito a porte chiuse, favorisce le relazioni
interpersonali e consente un effettivo aggiornamento dei temi in
discussione”. Ma di cosa si parla? “Del mondo
industriale, economico, finanziario, politico, sociale e culturale in
condizioni di assoluta riservatezza e di libertà espressiva”.
Più chiaro di così, si muore. E, visti i membri, è ovvio pensare che
tra di loro non si facciano del male (tutt’altro). Ecco, appunto: una vera e propria lobby di potere.
Senza dimenticare, peraltro, un altro piccolo particolare: la lista dei nomi presenti sul sito non rispecchia quella dei soci effettivi dell’Aspen. A confermarcelo, ancora una volta, è la stessa Sallustri. “Bisogna precisare la cosa – ha detto - sul
sito, per una questione di trasparenza, è possibile visionare i membri
degli organi direttivi. Ma la lista dei soci, come per ogni altra
associazione, non è oggetto di comunicazione. Non c’è nulla di segreto. Così funziona in ogni associazione. Non è un problema di segretezza. Anzi, tutto
quello che facciamo è reso pubblico tramite comunicati e tramite la
nostra rivista che ora è anche, oltre che cartacea, è anche online”. Peccato, però, che, come già ricordato, è nello statuto stesso che si precisa che gran parte degli incontri siano “a porte chiuse”. Da cui, peraltro, sorge un’altra questione: in
che modo si possono far emergere soluzioni se ad incontrarsi, peraltro a
“porte chiuse” sono coloro che detengono il potere economico e politico (in Italia e non solo) e che dunque non possono essere considerati immuni da responsabilità
(se c’è un problema politico, ad esempio, non lo si può non ricondurre
ai grandi protagonisti dello scenario italiano, gli stessi presenti
nell’Aspen)? Qualcosa non torna.
Insomma, l’alone di segretezza intorno all’Aspen resta. Ed è anche più grande di quanto si possa pensare.
La Sallustri, infatti, ci regala un’ultima importante rivelazione: “In realtà guardi – ci dice – i soci occulti sono tanti, anche più di 226. E non sono solo italiani…”. Chi siano costoro, però, non è dato sapere.
(Fonte)
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