Erano in venticinque ma ne son rimasti solo due vivi e vegeti. Stiamo parlando dei membri del “Team 6”, la crème de la crème dei Navy Seals, che già sono un corpo scelto dei Marines.
Una specie Rambo in carne ed
ossa che però, dopo aver accoppato Osama bin Laden, stanno morendo per
qualche “mistero” uno dopo l’altro, in una sequenza di “incidenti” che
ha dello sbalorditivo.
La prima volta è toccata a ventidue elementi della squadra protagonista del blitz di Abbottabad, precipitati col loro elicottero in missione in Afganistan nel “più grave lutto” che ha colpito le forze Usa/Nato nel “Paese delle montagne”.
Che strano, l’America che si
fa tirare giù un paio di decine di soldati superscelti (con tutto quel
che costa, in mezzi e tempo, la loro formazione) dai trogloditi talebani
armati di schioppo, tipico oggetto di tiro al bersaglio con le armi più
sofisticate come i droni.
Ed ora tocca ad un altro testimone dell’eliminazione del “genio del male”, sulla quale un suo commilitone ha scritto un libro, mentre l’ultimo dei venticinque verserebbe in una difficile situazione economica
(un classico dell’America, come il “reduce del Vietnam” che una volta
tornato a casa trova un muro d’ingratitudine, su cui sono stati girati
molti film).
Si può dunque facilmente
profetizzare che anche gli ultimi due super-testimoni-commando non
avranno vita lunga, portandosi definitivamente con sé, nella tomba, il
segreto dell’ultima puntata della saga dello “sceicco del terrore”, che
puzza di bufala lontano un miglio, a partire dalla fine della storia,
quando il suo cadavere, invece d’essere ostentato come una preda sui
(loro) “media”, venne scaraventato in mare secondo i precetti d’un
inesistente “funerale islamico”!
Poi l’America su tutta
questa bella storia ci ha fatto ovviamente un film, l’ennesimo
dell’industria del rimbambimento mondiale. Tutto nel suo tipico stile,
con fantasie (i film) che sorgono da altre fantasie (la cosiddetta
“realtà” di cui riferiscono tramite i “media”), in un gioco a catena di
travisamenti e manipolazioni al quale finiscono per credere anche loro
stessi.
E adesso c’è chi parla di “Maledizione di Bin Laden”.
Ma a me pare piuttosto l’immancabile e logico epilogo della realtà-film made in Usa.
Meglio non far sapere com’è andata veramente. Meglio che a questi
supereroi super plagiati (“l’onore”, “la fedeltà” ai… Signori del
denaro) non venga qualche dubbio: a chi sono stati sparati i famosi “tre
colpi alla testa”? a una controfigura? Il “complesso di Abbottabad” era
lo scenario hollywoodiano preparato per l’ennesima sceneggiata?
Anche questo non lo sapremo
mai, tantomeno da Cremonesi e Olimpio, al pari dell’“inizio della
storia” (l’11 settembre), pieno di assurdità ed incongruenze, a
cominciare dall’identità dei passeggeri dei cosiddetti “voli di linea”.
Ormai ci manca solo che i proverbiali asini si mettano a volare e siamo a posto.
Ma queste “maledizioni”
giungono sempre ‘provvidenziali’ a tappare la bocca a individui
diventati scomodi, anche loro malgrado, perché le loro esistenze si sono
incrociate con qualcosa che non dovevano sapere, o perché in fondo
erano stati formati per fare una brutta fine dopo che non servivano più
(non si creda che gente senza scrupoli si ponga dei limiti: anzi, dopo
ci lucrano sopra altro consenso, raccontando che gli “eroi nazionali”
sono stati ammazzati dai talebani, da al-Qa‘ida eccetera).
Una scia di morti simile,
che ha tutte le caratteristiche di una “maledizione”, è quella che ha
colpito i testimoni della strage di Ustica. Ma anche la “maledizione di
Ustica” ovviamente non esiste. Solo che in quel caso ci son finiti in
mezzo dei civili (le vittime del volo) e dei militari italiani che hanno
avuto la sventura particolare di servire sotto le armi in una Nazione
priva di sovranità (e per questo non si riesce ad avere una sentenza
definitiva che indichi con chiarezza i responsabili di quella come di
altre stragi per le quali si trova al massimo un capro espiatorio
“nero”, “rosso”, “anarchico” ecc.).
Così capita che anche qualche giudice non creda alle “maledizioni” e riapre le indagini su una delle “morti misteriose” di elementi delle nostre (?) FF.AA. in servizio quella sera del 27 giugno 1980, quella di Sandro Marcucci,
il cui schianto, attribuito subito ad un “incidente”, adesso si ritiene
possa essere stato causato da un ordigno al fosforo inserito nel
cruscotto del piper sul quale stava effettuando la ricognizione di un incendio nella zona delle Alpi Apuane, il 2 febbraio 1992.
E che pensare della “maledizione di Quirra”?
Dove i residenti lamentano un’incidenza di casi di tumore assolutamente
fuori dalla norma, specie se si considerano le immacolate condizioni
ambientali di quelle contrade sarde se non vi fosse il piccolo
particolare costituito da un poligono di tiro in cui i nostri “alleati”
(che ci hanno “liberati”, ci “proteggono” e ci vogliono tanto bene)
spargono le sostanze più nocive.
Ma c’è anche la “maledizione del Kosovo”
(guarda caso c’è sempre di mezzo la Nato), da cui son tornati troppi
giovani militari italiani mandati allo sbaraglio da superiori felloni
preoccupati solo di lustrare le scarpe al Badrone e che poi si sono
ammalati soffrendo pene d’inferno.
“Misteri d’Italia”? A me
sembra un voler dare per forza una patina letteraria ad una realtà che è
molto evidente: il nessun rispetto per la vita umana, il più bieco
“machiavellismo” e una torma di sub-umani che lavora per minimizzare,
insabbiare e parare il didietro ai suoi capi. Sempre per supreme
esigenze di “sicurezza nazionale”, of course!
Credo proprio sia il caso di
dare la presidenza di qualche “commissione d’inchiesta” ad un
parlamentare del Movimento Cinque Stelle…
In maniera da capire se
queste “maledizioni” capitano tra capo e collo a chi se le meritava o se
invece c’è lo zampino di qualcheduno specializzato produzione di ‘trame
ad effetto’.
Come quella in cui, si
narra, vennero coinvolti i membri della missione archeologica che scoprì
la tomba di Tutankhamon (1923), fornendo il materiale per la più famosa delle “maledizioni”.
Eppure, sebbene tutti siano
convinti che sia solo questione di un fato avverso, di una maligna e
sottile entità che si sarebbe fatta giustizia secondo criteri per noi
insondabili, oppure di una fandonia non suffragata da alcuna base
credibile, qualcheduno ha messo in dubbio anche questo pilastro della
letteratura noir ispirato alla storia e all’archeologia. Pare, infatti, che dalla tomba del giovane faraone fossero usciti documenti altamente compromettenti, per non dire devastanti[1],
che se divulgati avrebbero messo in crisi l’impianto
storico-ideologico-religioso delle pretese del neonato Movimento
sionista, il quale, tramite l’Inghilterra, aveva messo le mani sulla
Palestina sotto l’ipocrita veste formale del “Mandato”[2].
Capito come nascono le “maledizioni”?
Non è né come la raccontano
ufficialmente a forza di film e trasmissioni dedicate al “mistero”, né
si può liquidare il tutto come una barzelletta frutto del bisogno
dell’uomo di sfuggire da una realtà troppo “materiale”.
Le “maledizioni” esistono
per davvero. Ma per sfuggirvi, l’unico modo è quello di non trovarsi mai
nel posto sbagliato al momento sbagliato.
[1] Enea Baldi, Mosè ed Akhenaton, forse due storie in una, “Rinascita”, 29 marzo 2010.
[2] In proposito si veda anche, sempre di Enea Baldi, Le corna di Mosè, pubblicato su “Rinascita” il 26 marzo 2010.
(Fonte)
Nessun commento:
Posta un commento