L’accusa dell’imprenditore Vescovini (Sbe) che chiede risposte al
sindaco Altran e al presidente della Provincia Gherghetta. Del Bello
«basito per l’ambiguità del Pd»
Lo ha sempre sostenuto che la centrale a carbone A2A pur rispettando i
limiti di legge inquina e immette nell’aria metalli pesanti
“potenzialmente pericolosi per la salute dell’uomo”, è da sempre la sua
battaglia, lo è stata anche nelle ultime elezioni comunali. Stavolta
però, lo aveva minacciato da tempo, Alessandro Vescovini ha acquistato
un’intera pagina del giornale per dire la sua a dimostrazione che è una
battaglia profonda, che non ci sono dietrologie e che a parlarne è un
imprenditore dà lavoro a oltre 350 dipendenti a Monfalcone alla Sbe, una
fabbrica sulla quale ha investito e per dare concretezza alle
“credenze” in materia di energia rinnovabile (lo ha fatto anche quando
era in cda Iris) ha investito per inondare di pannelli fotovoltaici
stabilimento e terreni circostanti.
Un imprenditore che lavora a Monfalcone e che, come i suoi
operai e gli abitanti delle aree circostanti, teme di vivere sotto il
cono delle polverie delle emissioni. Vescovini ha fatto tutti gli
approfondimenti possibili, ha cercato documentazione nei siti di
certificazione e controllo europei, ha seguito le presentazione del
nuovo progetto A2A fino al momento della presentazione della
documentazione di A2A sul progetto tutto a carbone “ipercritico”. Ed è
venuto fuoni che, come sosteneva da tempo, che le sostanze maggiormente
pericolose sono i metalli pesanti (nella pagina c’è l’elenco completo
dal Cadmio al Piombo sino all’Arsenico, dal Cobalto al Nichel) e non
solo. Lo mette in rilievo da imprenditore competente: l’attuale centrale
emette ora (dicono i documenti A2A) 300 tonnellate l’anno tra polveri e
metalli pesanti. Con i gruppi a gas previsti un tempo si scenderebbe a 0
tonnellate, con il nuovo gruppo a carbone invece a 140 tonnellate annue
pari a 5 autotreni a doppio rimorchio completamente carichi.
A questo punto le domande al sindaco di Monfalcone Silvia
Altran e al presidente della Provincia Enrico Gherghetta: «Quale è la
pericolosità di queste 140 tonnellate annue che dovremmo respirare noi e
i nostri figli per i prossimi 40 anni e che contamineranno il suolo,
quante morti provocheranno, ve lo siete chiesto, avete una risposta o un
dubbio?». Non ci sono ancora risposte e a Monfalcone si sta discutendo
animatamente. Da un lato la minoranza di centrodestra che ormai (a parte
qualche distinguo della Lega) è schierata contro il progetto di A2A,
dall’altra il Pd che prima era convinto, ora appare alquanto tiepido e,
come sostiene il consigliere provinciale Fabio Del Bello, dello stesso
Pd, ha assunto posizioni «ambigue e diametralmente opposte». «La
politica di questi ultimi anni ci ha abituato a pronunciamenti
diametralmente opposti su un medesimo argomento nel giro di pochi giorni
o ore - afferma - personalmente però da uomo del Pd sono rimasto basito
dalle dichiarazioni del sindaco Altran riportate dalla stampa e non
smentite: “se avessi una competenza diretta direi di no al carbone e sì
alle tecnologie innovative, ma la centrale è inserita in un contesto
nazionale e la scelta di mantenere alcune centrali nel nostro paese è
fatta altrove”». Per Del Bello è la «più candida riaffermazione della
secolare eterodipendenza del nostro territorio dai poteri forti
economici esterni che lo governano ultimamente nel male mentre alla
politica locale resta solo l’ordinaria amministrazione». Il consigliere
del Pd annuncia infine che in Provincia arriverà un ordine del giorno
sulla centrale «per sciogliere le ambiguità».
Per non parlare del Comitato rione Enel che è contro e ha
annunciato un referendum. Una grana politico amministrativa che il
Comune di Monfalcone si trova a dover affrontare, con i mezzi che può,
lasciato completamente solo a decidere dalla “Politica” vera, da una
Regione che non c’è e sembra disattenta che non ha mai adottato un piano
energetico anche perchè non c’è nemmeno quello nazionale e su questo
anche il governo è completamente assente, compreso il dicastero
dell’Ambiente e il ministro Corrado Clini che pure spesso risiede poco
distante, intervenuto solo, e con esiti che sono ancora poco leggibili,
sul rigassificatore di Trieste.
(Fonte)
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