mercoledì 31 luglio 2013

I due blocchi ideologici che impediscono alla Zona euro di uscire dalla crisi




La crisi nella Zona euro prosegue e peggiora (crisi bancaria, crisi delle finanze pubbliche, …). Per uscire dalla crisi sappiamo che si dovrebbe

1. facilitare l’uscita dal baratro del debito (degli Stati, degli agenti economici privati delle banche), il che necessiterebbe di tassi d’interesse a lungo termine inferiori al tasso di crescita, mentre oggi osserviamo il caso contrario.
Qui il blocco ideologico è quello della Banca centrale europea, che non vuole partecipare al miglioramento della situazione degli Stati, delle banche, trasferendo sul suo bilancio un’importante quantità di debiti pubblici o di attivi a rischio detenuti dalle banche.

Di conseguenza, i tassi di interesse sui debiti pubblici e privati rimangono troppo alti.

2. ricapitalizzare le banche dei paesi del Sud della Zona euro, aiutare con investimenti pubblici, incitamenti fiscali, ecc. i paesi in difficoltà della Zona euro per sviluppare settori in crescita e creare posti di lavoro.
Ma queste spese non possono essere finanziate dai paesi in difficoltà, tenuto conto della situazione delle loro finanze pubbliche : dovrebbero dunque essere finanziate in maniera collettiva dall’insieme dei paesi della Zona euro.

F35, Mauro: “No penali per il ritiro, ma già spesi 3,5 miliardi”. Fonti Marina: “Falso”

Il ministro della difesa durante un'audizione in Senato ha affermato che in caso di annullamento dell'acquisto non ci sarebbero multe, ma l'Italia perderebbe i fondi già erogati per la portaerei Cavour che dovrebbe ospitare i caccia. Fonti interne della Marina militare smentiscono Mauro: "Cifre sparate a caso"

F35

Non ci sono penali in caso di ritiro dal programma di acquisto F-35, ma fondi già erogati che andrebbero persi. E’ il commento del ministro della Difesa Mario Mauro nel corso di un’audizione alle commissioni congiunte Difesa, Esteri e Politiche europee del Senato: “Si dice che se ci ritiriamo dal programma per i caccia F35 non avremo penali. Ma abbiamo già speso 3 miliardi e mezzo di euro per la portaerei Cavour che dovrebbe ospitare gli F35 a decollo verticale. Allora non capiremmo per quale ragione abbiamo speso quei soldi”. Se sull’assenza di penali il ministro ha ragione, sulla Cavour dice cose non vere. Innanzitutto, questa portaerei è costata 1,9 miliardi e non 3,5: “Una cifra sparata a caso” hanno commentato, incredule, fonti della marina militare, “a meno che non si riferisse alla spesa complessiva di acquisto e di esercizio della nave dalla sua entrata in servizio fino a oggi”.

INTERVISTA A NADIA URBINATI

Meno garanzie per la Carta solo per tenere in vita il governo 



Non vedo nessuna ragione di derogare all’articolo 138, accelerando i tempi. Se non una, forse: mantenere in vita questo governo”. Nadia Urbinati, docente di Teoria politica alla Columbia University di New York, fa parte della commissione dei saggi che lavora, molto sotto traccia, a una proposta di riforma della Carta. Istituita nello scorso giugno, è composta da 34 tra giuristi ed esperti di discipline politiche ed economiche. Settimane fa la commissione ha perso Lorenza Carlassare, dimessasi per protesta contro la sospensione dell’attività parlamentare voluta dal Pdl (e accettata dal Pd) come ritorsione per la fissazione in calendario della sentenza Mediaset. Ultimati i lavori, a ottobre i saggi consegneranno le loro relazioni sulla riforma, che verranno poi inoltrate al comitato dei 42: i parlamentari a cui il ddl costituzionale affida il compito di riscrivere i titoli I, II, III e V della seconda parte della Costituzione.

Professoressa, partiamo dallo stravolgimento dell’articolo 138. Che ne pensa e cosa ne pensano gli altri saggi?
La commissione non se ne è mai occupata, perché non rientra nel suo ambito di intervento. Non parlo per gli altri, e dico la mia opinione da cittadina: non c’è nessun motivo di modificarlo. Se non uno: prolungare la vita di questo governo, legandola alla riforma costituzionale. Finché questo processo è in corso, il treno va.

NON CREDO SUCCEDA SOLO A PALERMO - LA GUARDIA DI FINANZA DOVREBBE ANDARE, DA QUESTI, IN TUTTA ITALIA

Blitz della Gdf in un call-center scoperti 37 lavoratori in nero


I finanzieri hanno fatto irruzione nei locali di un'azienda che si occupa della vendita di depuratori d'acqua. Il titolare pagava i lavoratori con bonifici su carte prepagate
 



Pagati 2-3 ora all'ora, senza contratto, senza contributi. Ecco i fantasmi del call center scoperto a Palermo da Guardia di finanza, Ispettorato provinciale del lavoro, Inps e Inail. Trentasette lavoratori, tra i 19 e i 50 anni, addetti alle vendite di depuratori d'acqua, con un fittizio contratto "a progetto", basato sulla vendita di un quantitativo minimo di prodotti da garantire ogni bimestre.

martedì 30 luglio 2013

RIFORME COSTITUZIONALI: IL GOVERNO TI CONSULTA MA NESSUNO LO SA

SUL SITO DELL’ESECUTIVO, DUE QUESTIONARI SULLE MODIFICHE ALLA CARTA. PER RISPONDERE È OBBLIGATORIO REGISTRARSI. QUESITI COMPLICATI, FINALITÀ MISTERIOSA


Chissà quanti sanno dell’esistenza di una “consultazione pubblica sulle Riforme costituzionali”, promossa dall’omonimo ministero. Consultazione on line, che il sito del governo definisce “un’importante occasione di partecipare al processo di riforma e fornire indicazioni preziose per i lavori istituzionali”. Nel concreto, il sondaggio è composto di due questionari, uno breve e uno di “approfondimento” sui temi delle riforme, più di “una fase di discussione pubblica”: ancora da avviare e definire. La consultazione è partita l’8 luglio scorso e si concluderà l’8 ottobre. I risultati, assicura sempre il governo, “confluiranno in un rapporto che sarà consegnato alla presidenza del Consiglio”. Ma quanti hanno risposto sinora? Per ora, niente dati. “Siamo partiti solo tre settimane fa, i primi numeri verrano diffusi in agosto” fanno sapere dal ministero per le Riforme. Da dove raccontano che a volere la consultazione sono stati il ministro Quagliarello e il premier Letta. Come si partecipa materialmente “al processo di riforma”? Si parte dall’indirizzo http://www.partecipa.gov.it/ dove si trovano i questionari.

LA CARTA STRACCIATA L’ULTIMA INFAMIA



L’Italia è ormai in macerie: economiche, culturali, morali. La povertà delle famiglie è diventata una piaga di massa, mentre i più ricchi diventano più straricchi e più evasori, e il bottino all’estero è ormai dismisura. I monumenti che tutto il mondo ci invidia vengono lasciati cadere a pezzi (con gli immaginabili vantaggi per il turismo), la scuola è trattata peggio di Cenerentola (con gli immaginabili vantaggi per l’innovazione e l’economia), ma boss e gregari della partitocrazia non mollano neppure un euro delle loro prebende di Casta. Mafie e altre criminalità spadroneggiano ormai ovunque, dalla valle d’Aosta alla Calabria, mentre il dittatore kazako colonizza il ministero degli Interni. L’informazione conosce un tasso di servilismo (e relativa disinformacija) che renderebbe raggiante anche Putin. Si finisce in galera (fatiscente) per il furto di qualche mela, e in parlamento per il furto di qualche milione.

lunedì 29 luglio 2013

PORCELLUM, IL PIANO DEL GOVERNO SE NON SI TROVA L’INTESA



29 luglio 2013 - È la carta jolly che il governo Letta si prepara a giocare alla ripresa di settembre. Destinata a segnare la svolta sull’impervio cammino verso la riforma elettorale che tutti fingono di volere ma che ogni partito di maggioranza schiva dietro i più disparati alibi.

Un disegno di legge confezionato da Palazzo Chigi per ripulire il Porcellum almeno dei suoi più evidenti vizi di legittimità costituzionale. Rendere la legge elettorale «utilizzabile» nel caso in cui la legislatura finisse anzitempo, comunque prima che le riforme istituzionali vadano a compimento (non prima della fine del 2014).

L’iniziativa è stata messa a punto nella massima riservatezza in questi ultimi giorni dal presidente del Consiglio Enrico Letta, dal ministro per le Riforme Gaetano Quagliariello e dal ministro per i Rapporti col Parlamento Dario Franceschini. Proprio il responsabile delle Riforme non a caso da giorni rilascia interviste in cui si dice possibilista sull’eventuale modifica della legge elettorale «derubricandola » di fatto dal complesso pacchetto delle riforme, sebbene su questo punto il suo partito più volte si è detto pronto alle barricate. Un peso non indifferente lo ha il Quirinale, che non perde occasione per sollecitare il superamento in tempi celeri del Porcellum. L’iniziativa che l’esecutivo Letta sta per intraprendere non si può dire che sia stata concordata col Colle, ma di certo non risulterà sgradita.

LA SORTE DI UN PICCOLO GOVERNO E LA NOSTRA DIGNITA’ PERDUTA



I diritti umani e la reputazione internazionale dell’Italia sono più importanti dei mercati”. Queste parole avremmo voluto ascoltarle dal Presidente del Consiglio e dal Presidente della Repubblica all’atto delle dimissioni del ministro degli Interni Angelino Alfano. Hanno invece affermato l’esatto contrario: “Il ministro Alfano resta al suo posto perché, altrimenti, il Pdl farebbe cadere il governo e i mercati finanziari internazionali, preoccupati per l’instabilità politica punirebbero severamente l’Italia”.
 
Che i mercati sarebbero sconvolti da una normale crisi di governo che si risolverebbe con nuove elezioni e con la formazione di un diverso esecutivo non è una responsabile valutazione politica ma trita retorica che abbiamo già ascoltato tante volte. Si esagera un pericolo ipotetico per rendere accettabile un male reale. Ad ogni elezione presidenziale negli Stati Uniti, per citare un ovvio esempio, i repubblicani ripetono ad nauseam che se alla Casa Bianca andrà il candidato democratico, Wall Street crollerà con conseguenze nefaste per tutti. Bill Clinton e Barack Obama hanno vinto due volte le elezioni e Wall Street è restata salda e ha prosperato. La peggiore crisi finanziaria degli ultimi decenni è avvenuta quando alla Casa Bianca c’era Bush, non un democratico.

Craxismo, berlusconismo, larghe intese: CI HANNO RUBATO GLI ANNI MIGLIORI, MA NON E’ REATO



Apri il codice: articolo 624, furto. Ma non è questo che cerchi. Nessuna legge prevede il furto della vita. Pentapartiti, craxismi, berlusconismi. Ora larghe intese che manomettono la Costituzione. Si sono presi i migliori anni della nostra esistenza. E sono ancora lì.

Apri il codice penale e ti metti a cercare: articolo 624, furto. “Chiunque s’impossessa della cosa mobile altrui”. Rifletti un attimo, il bene che hai in mente può essere definito cosa mobile? No. Il codice aggiunge: “Si considera cosa mobile anche l’energia elettrica e ogni altra energia che abbia un valore economico”. Ecco, sì, energia, in un certo senso… ma tu stai pensando ad altro. Provi a chiedere all’amico avvocato, ma lui alza le spalle: “Ma no, quel furto non è previsto dal codice. Non sempre c’è una responsabilità penale. Al massimo può essere sociale, morale. Politica. Ammesso che in Italia esistano ancora”.

No, nessun codice prevederà mai questo reato: il furto di vita. Non l’omicidio, sia chiaro. Ma la sottrazione delle energie – molto più luminose di quelle elettriche -, dei pensieri, dell’entusiasmo, delle speranze. Ecco, questo si sono portati via.

domenica 28 luglio 2013

VIA QUELLE MANI DALLA "CARTA"!

Audizione del prof. Alessandro Pace, presidente dell’Associazione “Salviamo la Costituzione: aggiornarla non demolirla”





COMMISSIONE AFFARI COSTITUZIONALI
SENATO DELLA REPUBBLICA


 venerdì 21 giugno 2013


AUDIZIONE INFORMALE CONCERNENTE LA PROCEDURA  STRAORDINARIA PER LA REVISIONE DELLA PARTE SECONDA, TITOLI I, II, III e V DELLA COSTITUZIONE  PREVISTA DAI DISEGNI DI LEGGE COSTITUZIONALI NN. 813 e 343


Audizione del prof. Alessandro Pace, presidente dell’Associazione “Salviamo la Costituzione: aggiornarla non demolirla”


Ringrazio il Presidente sen. Anna Finocchiaro dell’onore che mi ha fatto invitandomi a questa importante audizione su temi a me particolarmente cari, avendo ad essi dedicato anni di ricerche. Cercherò, ciò nondimeno, di ricorrere a tecnicismi giuridici solo dove strettamente necessari.


D’altra parte l’importanza dei temi in discussione – la modifica dei fondamenti giuridici del nostro sistema – implica e anzi pretende che non si usino parole in libertà, e che vi sia quindi la piena consapevolezza da parte di tutti di ciò che il Parlamento si accinge a compiere.

sabato 27 luglio 2013

Niente tetto agli stipendi dei manager pubblici, una figuraccia politica

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Si sono fatti strappare sotto il naso una misura-manifesto, ritrovandosi con una credibilità ridotta a brandelli. Il governo delle larghe intese, la cui caratura politica è inversalmente proporzionale al sostegno che gode in Parlamento, è stato messo in imbarazzo dalla ‘correzione’ che alcuni funzionari della Camera hanno apportato di soppiatto al testo di conversione del decreto Fare, facendo saltare il tetto di 300mila euro degli stipendi degli amministratori delle società non quotate che svolgono servizi di interesse generale anche di rilevanza economica.

«Si è trattato di un mero errore materiale dovuto alla concitazione per l’approvazione in tempi stretti di un provvedimento complesso», hanno tentato di spiegare alcuni deputati della Commissione Bilancio. Ma di refuso evidentemente non si è trattato, dal momento che il ministero dello Sviluppo economico si è affrettato a spiegare che la norma è stata invece voluta per introdurre elementi di uniformità nelle retribuzioni e che quindi non va in alcun modo interpretata come un tentativo di eliminare il tetto retributivo.

PROVINCE, LA SUPERCAZZOLA DELL’ABOLIZIONE




Dimenticate il sodoku o la settimana enigmistica, se volete tenere sveglio il cervello sotto l’ombrellone seguite il processo legislativo di abolizione delle Province. Dopo il disegno di legge costituzionale che dovrà cancellare la parola “Province” dalla Costituzione, ieri il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge “recante disposizioni sulle città metropolitane, sulle Province, sulle Unioni e fusioni comunali”. Ma come, ancora le Province? Ebbene sì, perché per abolirle bisogna prima prorogarle, anche se soltanto come coordinamento di sindaci.
 
La linea di trasferire le competenze dalle Province alle Città metropolitane, nel caso dei grandi centri, o alle Unioni di Comuni. Dal primo gennaio 2014 a fianco delle Province-zombie (che resistono finché non cambia la Costituzione) nasceranno finalmente le Città metropolitane, rimaste sulla carta per oltre 20 anni: Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria. Nei primi sei mesi di vita devono soltanto approvare lo statuto poi, si spera, le Province svaniranno e si prenderanno altri poteri.

L PDL SULLE BARRICATE: “O PASSA IL NOSTRO COMPROMESSO O SALTA TUTTO”



Letta ha già detto ai suoi «cambiate la norma e andate subito avanti». Franceschini s’è fatto portavoce dell’ordine del premier. Zanda lo ha dichiarato alle agenzie. Casson e Lumia hanno riscritto il testo. Il Pd è pronto e vuole votarlo subito in commissione Giustizia al Senato. C’è pure la “benedizione” di Piero Grasso, il presidente di palazzo Madama che non può parlare liberamente, ma certo può ricordare di aver depositato, come suo primo atto da parlamentare, una proposta di legge anti-corruzione in cui c’era pure la riscrittura del reato di voto di scambio tra il politico e il mafioso. Modifica semplice, lo stesso testo dell’attuale codice che parla di «promessa di voti» con l’aggiunta «in cambio di denaro o altra utilità». Sono giusto quelle tre paroline «o altra utilità » che mancano dal 1992 e chehanno azzoppato la possibilità stessa di contestare il delitto, visto che raramente il mafioso chiede soldi in cambio di voti.

venerdì 26 luglio 2013

Possiamo già dire "c'era una volta il reato di finanziamento illecito"?

Soldi ai partiti, un emendamento Pdl punta a depenalizzare il reato di finanziamento illecito  



Niente più carcere per punire il reato di finanziamento illecito ai partiti, ma soltanto una multa. È quanto prevede - come scrive oggi Repubblica - un emendamento Pdl a firma Bianconi, Calabria, Centemero, Ravetto, Saverio Romano, al disegno di legge sul finanziamento ai partiti, arenato a Montecitorio dopo la partenza in pompa magna annunciata da Letta all'inizio di giugno.

Quando ne parli con i magistrati protagonisti di Mani pulite ti dicono subito: "Dai, non scherzare, non è possibile, non ci credo, non possono arrivare a tanto". Quando glielo confermi restano basiti: "Così finiscono le indagini sulla corruzione". Invece eccola qui la madre di tutti i possibili azzeramenti. Cinque righe in tutto. Un emendamento al disegno di legge del governo che cancella il finanziamento pubblico dei partiti e vorrebbe fissare le nuove regole per garantire "la trasparenza". C'è proprio la parola "trasparenza" nell'intestazione della legge. Ebbene, ecco comparire lì l'articolo 10-bis. Criptico. Bisogna leggerlo e rileggerlo più volte per capirlo. Bisogna andare alla legge 195 del 1974, che istituiva il finanziamento pubblico dei partiti, confrontare i testi, rendersi conto del colpo di mano. Dice l'emendamento: "All'articolo 7, terzo comma, le parole da "reclusione a triplo" sono sostituite dalle seguenti "sanzione amministrativa pecuniaria pari al triplo""

Una raccolta di articoli per capire le origini della crisi e la situazione internazionale...

DI: NOCENSURA:COM 

SE SEI STANCO DI ESSERE PRESO IN GIRO DAI MASS MEDIA, INFORMATI... DI SEGUITO VI PROPONIAMO UNA SERIE DI DOCUMENTI E ARTICOLI PER CAPIRE COSA BOLLE IN PENTOLA: non prendete per buono ciò che vi è scritto... bensì CERCATE RISCONTRO, INFORMATEVI ULTERIORMENTE CERCANDO SUL WEB, LEGGETE ANCHE LA DISINFORMAZIONE DI CHI NEGA CERTE REALTA' PER "INTORBIDIRE LE ACQUE" E CREARE CONFUSIONE NELL'OPINIONE PUBBLICA: il signoraggio bancario - come dice l'avv. Marra - "è più difficile da credere che da capire"... ma se vi informate a fondo potrete fare le vostre valutazioni, liberamente.

"DOSSIER: Ecco quando è iniziata la crisi dell'Italia; era il 1992 sul panfilo Britannia"http://www.nocensura.com/2012/02/dossier-ecco-quando-e-iniziata-la-crisi.html
"L'ITALIA VITTIMA DI UN COMPLOTTO E LE PROVE CHE MONTI è COMPLICE"
(Chi è Mario Monti; di quali poteri è espressione; circa il Golpe2012; approfondimenti per capire la situazione italiana e internazionale; approfondimenti vari)
http://www.nocensura.com/2012/06/litalia-vittima-di-un-complotto-e-le.html
"I drammatici effetti del "Fiscal compact" sulle nostre vite spiegati in modo semplice"
http://www.nocensura.com/2012/07/i-drammatici-effetti-del-fiscal-compact.html
* ALTRI ARTICOLI E DOCUMENTI SUL PANFILO BRITANNIA:

"La storia del panfilo Britannia"
http://www.nocensura.com/2012/05/la-storia-del-panfilo-britannia.html
"Panfilo Britannia, 1992. L'inizio della fine dell'Italia..."http://www.nocensura.com/2013/03/panfilo-britannia-1992-linizio-della.html
"Le privatizzazioni degli anni '90 (decise sul 'Panfilo Britannia')" http://www.nocensura.com/2013/02/le-privatizzazioni-degli-anni-90-decise.html

PD-PDL-MONTI, LARGA INTESA AMMAZZA COSTITUZIONE

LA MAGGIORANZA TENTA IL COLPO DI MANO FINALE PER CAMBIARE L’ASSETTO DELLO STATO E SI MANGIA TUTTI I “RIMBORSI ELETTORALI” (M5S RINUNCIA)



 
Dopo gli appelli e le schermaglie, le barricate. Con scontro frontale in Aula: tra chi vuole fermare il “colpo di mano” sulla Costituzione, e chi invece deve portare a casa lo scalpo dell’articolo 138, per dare una parvenza di solidità al governo, a costo di far slittare a settembre il disegno di legge sul finanziamento pubblico ai partiti. Alla Camera 5 Stelle ha messo in campo l’ostruzionismo, sin da mercoledì notte: l’ultima, democratica arma per ostacolare il ddl costituzionale 813 della maggioranza, che stravolge l’articolo 138 e consegna a 42 parlamentari la delega a riscrivere larga parte della Carta. Uno strappo contrastato anche da Sel, ma su cui la strana maggioranza Pdl-Pd-Scelta Civica per ora mantiene la linea dura, con l’imperativo di fare in fretta, anzi di corsa. Perché bisogna mostrare che almeno sulle riforme non ci si aggrappa a rinvii. Proprio al governo il capogruppo dei deputati di 5 Stelle, Riccardo Nuti, ha offerto dialogo: “Se spostano a settembre il ddl costituzionale, siamo disposti a rinunciare all’ostruzionismo sui prossimi decreti. Per loro non cambia nulla far partire le riforme a gennaio 2014 piuttosto che a dicembre: e noi nel frattempo potremmo migliorare il testo”. Il M5S ha anche chiesto un incontro a Letta per discuterne. E in serata il premier ha risposto sì. Si vedranno oggi, “subito dopo il Consiglio dei ministri e il voto finale sul decreto del Fare”, come recita una nota di Palazzo Chigi. Un piccolo risultato diplomatico, dopo una giornata in trincea. Iniziata sin dalla prima mattina, su due fronti. In Aula i deputati grillini continuano con gli interventi sul “decreto del fare”, per fermare la marcia del governo.

APPELLO DI COSTITUZIONALISTI E PERSONALITÀ POLITICHE: “NON VOGLIAMO LA RIFORMA DELLA P2″

Pubblichiamo l’appello contro il ddl di riforma costituzionale firmato da Alessandro Pace, Alberto Lucarelli, Paolo Maddalena, Gianni Ferrara, Cesare Salvi, Massimo Villone, Silvio Gambino, Antonio Ingroia, Antonello Falomi, Domenico Gallo, Raffaele D’Agata, Raniero La Valle, Beppe Giulietti e Mario Serio


 DOVE FIRMARE L'APPELLOQUI oppure QUI

Ignorando il risultato del referendum popolare del 2006 che bocciò a grande maggioranza la proposta di mettere tutto il potere nelle mani di un “premier assoluto”, è ripartito un nuovo e ancor più pericoloso tentativo di stravolgere in senso presidenzialista la nostra forma di governo, posponendo a questa la indilazionabile modifica del-l’attuale legge elettorale. In fretta e furia e nel pressoché unanime silenzio dei grandi mezzi d’informazione la Camera ha iniziato a esaminare il disegno di legge governativo, già approvato dal Senato, di revisione della Costituzione in plateale violazione della disciplina prevista dall’articolo 138, che costituisce la “valvola di sicurezza” pensata dai nostri Padri costituenti per impedire stravolgimenti della Costituzione.

AI NOSTRI CARI DIPENDENTI: "VI SIETE PER CASO ACCORTI CHE I PROBLEMI SONO ALTRI?"

Diffamazione, la proposta del Pdl. "Carcere e chiusura dei siti web"


Un emendamento del deputato Pdl Chiarelli propone l'arresto in caso di mancato pagamento della multa per diffamazione e la chiusura dei siti Internet, blog compresi. Mentre Maria Stella Gelmini ha proposto di estendere il reato di ingiuria anche ai social network


Gianfranco Chiarelli


ROMA - Carcere per la diffamazione a mezzo stampa e chiusura fino a tre anni dei siti Internet, compresi i blog in caso di mancata rettifica o cancellazione delle frasi diffamatorie entro 48 ore dalla richiesta. E' la proposta del Pdl, contennuta in un emendamento, presentato al testo della legge sulla diffamazione, discusso ieri in Commissione Giustizia alla Camera.

L'emendamento ha avuto il parere favorevole di uno dei relatori delle nuove norme sulla diffamazione, Enrico Costa (Pdl) purché riformulato. Allo stesso Costa, infatti, benché assieme al co-relatore Walter Verini (Pd) ha proposto di estendere le norme sulla diffamazione anche ai quotidiani on line, l'oscuramento dei siti web è sembrato eccessivo. Ma l'emendamento, presentato da Gianfranco Chiarelli non si ferma qui. In caso di recidiva, o in caso di mancato pagamento della multa (stabilita fino a 5 mila euro) da parte dell'autore del reato si prevede l'arresto fino a cinque anni di carcere.

giovedì 25 luglio 2013

Euro-rigore ad ogni costo: ora si prepara anche l’esercito

Eurogendfor, gendarmeria europea antisommossa

L’Italia sta per subire uno choc socio-economico così forte da provocare disordini e rivolte: la profezia che Gianroberto Casaleggio ha affidato a Gianluigi Nuzzi è così realistica che se ne starebbe occupando persino l’esercito, nell’eventualità di dover rinforzare l’ordine pubblico in previsione di sommosse, provocate dal regime europeo dell’austerity. Lo sostengono Eugenio Orso e Anatolio Anatoli, che nel loro blog analizzano la recentissima “Direttiva ministeriale in merito alla politica militare per l’anno 2013” emanata dal ministero della difesa, retto dall’ex Pdl Mario Mauro, ora montiano. L’aspetto sconcertante, osservano i due analisti, riguarda l’impegno diretto delle forze armate verso obiettivi non propriamente militari: e cioè il rispetto assoluto dei trattati europei dell’austerity a cominciare dalla intangibilità dell’Eurozona, condizioni che vengono elevate al rango di elementi-chiave per la sicurezza nazionale.

EMMA LA TORMENTATA: “HO SAPUTO TUTTO DOPO”

L’AMBASCIATORE KAZAKO RIMANE AL SUO POSTO. “È STATO INTRUSIVO, VALUTEREMO. DIPENDE DA QUANTO COLLABORERANNO”




Tormentata. Così si è presentata Emma Bonino ieri al Senato. Ma anche provvista di antica prudenza. Le sue parole in audizione alle commissioni Esteri sulla vicenda di Alma Shalabayeva sono state ispirate a virtù d’altri tempi. E non hanno brillato per eloquenza critica e pungente vigore a cui eravamo abituati. Piuttosto ha dato corso a un inaspettato e pacatissimo temperamento, più in linea con la sua carica ministeriale. Tranne quando deve descrivere l’atteggiamento dell’ambasciatore kazako a Roma, Yelemessov. Lì il ministro osa: “Intrusivo”, lo definisce . Un ambasciatore di uno Stato estero che entra al Viminale e in pratica sostituisce il ministro nell’ordinare un’operazione di polizia.

Suvvia, intrusivo è un dolce eufemismo per un invadente impiccione, quasi un ficcanaso simpatico che non sa stare al posto suo. L’ambasciatore kazako al Viminale non è stato un intruso. Molto di più. Ma la virtù prudenziale del diplomatico è ormai l’habitus della titolare della Farnesina. Certo, oltre che intrusivo ha definito “inaccettabile” il comportamento dell’ambasciatore. Ma la grande delicatezza della vicenda la spingono ad agire con prudenza. “I nostri interventi sono stati continui, incessanti e continueranno fino a quando necessario, nella considerazione che poiché si agisce da governo a governo si deve evitare, almeno in questa fase, che una serie di azioni e reazioni indebolisca la nostra struttura diplomatica ad Astana”. Ha aggiunto che il futuro dell’ambasciatore Yelemessov a Roma dipenderà dalla collaborazione che il governo kazako darà agli sforzi italiani di garantire “pieni diritti e libertà” ad Alma Shalabayeva. Sarà, eppure per gli antichi oltre alla prudenza era una virtù anche il coraggio.

TORNACONTI ELETTORALI

Il clima politico che accompagna questo governo anomalo assomiglia a quello di quei giorni in cui il cielo resta incerto pur senza mostrare variazioni importanti, quando promette di piovere ma non piove o promette il sereno ma non si rasserena.




Un’immutante incertezza che consuma le energie proprio mentre le mobilita per tener in vita uno stato che, tutti lo sanno, non può che essere provvisorio. Forse questa consapevole transitorietà ha l’effetto di stimolare negli attori una forte resistenza contro ogni mutamento di stato. Non si può che spiegare così l’incomprensibile atteggiamento dei partiti alleati di governo, del Pd in primo luogo, nei confronti della riforma della legge elettorale.

Al cittadino che segue quotidianamente le cronache politiche risulta del tutto incomprensibile la ragione per la quale una decisione così minima come quella auspicata da Ezio Mauro e Eugenio Scalfari [Clicca qui ] (raccogliendo e rappresentando l’opinione di molti italiani) non viene presa subito: l’abolizione del Porcellum. È probabile che chi resiste a questa decisione, chi la teme o l’osteggia, pensi che dal momento in cui ci siano almeno in teoria le condizioni per andare al voto, il governo stesso perda legittimità e si inneschi fatalmente una logica da campagna elettorale. Ma avere una legge elettorale utilizzabile non è necessariamente un invito ad andare ad elezioni anticipate.

LA MANOVRA SVENTATA

È un film che purtroppo si ripete. La prima volta puoi, con molto sforzo, concedere la buona fede, la seconda si fa davvero tanta fatica, ad evitare il sospetto. 


 
Ieri, il colpo di spugna sulla concussione con la sfrontataggine di chiamarlo “anticorruzione”. Oggi il tentativo di un salvacondotto per reati mafiosi nella legge che doveva riformare la norma sul voto di scambio.

Lo schema è sempre uguale. Si prende un’emergenza, si dice di voler raccogliere una istanza diffusa, e però poi, tra le righe, spunta l’aggettivo furbo o il codicillo occhiuto, che ha effetti esattamente opposti a quelli declamati.

Come tutti i ripensamenti è senz’altro apprezzabile che dopo l’allarme sulle conseguenze lanciato ieri da Repubblica, i democratici si siano precipitati a dire che la riformulazione del reato di voto di scambio così come partorito in commissione non può andare in porto. L’effetto del resto sarebbe stato devastante. La questione è presto riassunta anche per i non addetti ai lavori. La norma attualmente in vigore ha subito mostrato gli artigli spuntati in quanto richiede che sia provata – nel patto tra il politico e il mafioso – la compravendita attraverso denaro sonante: il pm, cioè, deve dimostrare che il candidato ha acquistato con soldi pacchetti di voti dal boss.

Giù le mani dalla Costituzione

Micromega lancia un appello, già sottoscritto da Landini, Flores d'Arcais, Settis, Revelli e altri, in cui si chiede al Parlamento di opporsi a tutte le scelte che possano snaturare l'assetto previsto dalla nostra Carta




FIRMA L'APPELLO DI MICROMEGA


E' in atto una pericolosa manomissione della Costituzione:

Il disegno di legge costituzionale 813 prevede nuove modalità di modifica costituzionale, in deroga all'art.138 della Costituzione, imponendo i modi, le forme e i tempi del dibattito parlamentare e ponendo di fatto il parlamento sotto ricatto e la Costituzione sotto scacco.

All'art. 2 si parla di modifica della forma di Stato e di Governo: per affermare il mito del presidenzialismo e concentrare ulteriormente il potere, invece di diffonderlo.

Si affidano compiti non chiari a Commissioni/Comitati senza che la pubblica opinione venga messa in condizioni di conoscere e discutere le proposte. Si blandisce l'opinione pubblica con la proposta di una consultazione telematica: è un'altra forzatura! La Costituzione non si cambia con la logica del sondaggio di gradimento.

mercoledì 24 luglio 2013

Una riforma che solleva molti dubbi e potrebbe pure salvare Cosentino


La necessità di provare il procacciamento dei voti rende difficile incastrare i boss. I clan allargano il loro potere con i favori, non con i soldi. E qui la norma non colpisce


Queste parole le scrivo per lanciare un allarme. La riforma della legge sul voto di scambio così com'è stata approvata alla Camera dei deputati non sembra affatto utile a disarticolare i rapporti tra mafia e politica: anzi rischia di essere solo poco più di una messa in scena. Bisogna andar per gradi e capire i motivi di questo allarme.

Nel 1992 -  sull'onda dell'indignazione per due stragi, quella di Capaci e via D'Amelio  -  venne introdotto nel codice penale l'articolo 416-ter che punisce chi ottiene la promessa di voti dalle associazioni mafiose in cambio di denaro. È la norma tuttora vigente in materia di scambio elettorale politico-mafioso, una norma che al suo interno conserva un gravissimo limite. Per essere punibile, infatti, il candidato che riceve la promessa di voti da parte dell'associazione mafiosa deve aver erogato in cambio del denaro, che è considerato il solo possibile oggetto di scambio. Ma questa è una situazione difficilmente riscontrabile; alle organizzazioni criminali non interessano i soldi dei politici, ma i soldi che i politici possono far guadagnare loro. La politica è soltanto un mezzo per velocizzare il profitto. Appalti, posti di lavoro, licenze, concessioni: è così che i clan guadagnano.

Presidente ma non aveva detto: priorità alla riforma della legge elettorale? sembra non La ascoltino .... come maì tace?


Il Porcellum e la palude perfetta



Una cosa – una sola – avrebbe reso vagamente accettabile l’abbraccio tra Pd e Pdl al governo: fare in fretta quella riforma elettorale che già entrambi i partiti avevano formalmente promesso la scorsa legislatura – per poi tornare alle urne con una legge che decretasse un vincitore fra le tre maggiori forze parlamentari.

Questo sarebbe stato un esito decente (non il migliore, ma decente) del caos di aprile. Questo – ma guarda un po’ – avrebbe anche garantito in pochi mesi la famosa “stabilità”, quel feticcio di cui scrive oggi Spinelli su Repubblica.

Questo, in poco tempo, sarebbe stato possibilissimo fare: essendo quella elettorale una legge ordinaria e non costituzionale, essendo il dibattito in merito già parecchio approfondito da tempo, essendo dichiarazione comune che il Porcellum fa schifo, essendo infine state realizzate fior di simulazioni per aiutarci a capire quale modello avrebbe meglio portato alla suddetta stabilità.

VERA POLITICA / LA LETTERA DI UN IMPRENDITORE CHE VALE LA LAUREA IN ECONOMIA.

Un imprenditore italiano scrive:



"Vedendo la situazione insostenibile in cui si sta trovando la mia azienda, a causa di una pressione fiscale folle ed oscena e di una competizione di prezzo al limite del suicidio, dovuta ai ben noti motivi, leggi EURO, non riesco più a dedicare tempo ed energie al mio progetto di teoria economica per il XXI secolo, un progetto folle e forse al di là delle mie scarse competenze, ma già il fatto che tutte le energie ed il tempo delle persone, siano imprenditori o lavoratori dipendenti, siano impegnati nella mera sopravvivenza quotidiana, senza possibilità di fermarsi MAI un momento per pensare, ti dimostra che questo è un vero PROGETTO complessivo di smantellamento economico, sociale e culturale. 

Se nessuno ha mai tempo di pensare perchè oberato ed ossessionato dal lavoro (spesso creato ad arte con assurdi adempimenti burocratici e corsi di aggiornamento obbligatori etc), ecco che nessuno ha tempo di pensare ed ognuno dedica il poco tempo libero a cercare di riprendersi, senza pensare a nulla, ma estraniandosi dalla situazione economica, sociale e politica complessiva.

martedì 23 luglio 2013

SENTENZE TAROCCATE AL TAR: L’AIUTINO COSTA 50 MILA EURO

Vendita della funzione giudicante, è la definizione degli inquirenti che racconta il sistema corruttivo che nelle stanze del Tribunale amministrativo Regionale di Roma, non aveva alcun rispetto di quella giustizia che dovrebbe fare da padrona. Soldi contanti negli uffici di un giudice, sentenze decise in un ristorante chic e procedimenti manipolati. È tutto nero su bianco nell’ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti di 7 persone. In cella ci sono finiti il giudice del Tar Franco Angelo Maria De Bernardi (già arrestato a maggio scorso a Palermo nell’ambito di un’inchiesta su un traffico di lingotti d’oro, ma l’ordinanza è stata annullata e lui è tornato a fare il giudice), l’avvocato amministrativista Matilde De Paola e l’uomo d’affari Giorgio Cerruti, noto per i suoi legami con la massoneria e Flavio Carboni. Ai domiciliari invece ci sono finiti l’ex presidente della Banca Popolare di Spoleto, Giovannino Antonini, insieme ad altri tre.
L’inchiesta è dei magistrati romani Nello Rossi, Stefano Pesci e Alberto Pioletti, che in un anno di indagine hanno scoperto come un giudice intervenisse nelle sentenze del Tar, in accordo con un’avvocatessa che seguiva i casi da trattare e soprattutto dietro lauto compenso. Accordi corruttivi che sono finiti nei nastri delle intercettazioni ambientali o telefoniche captate dal Noe, guidato dal colonnello Sergio de Caprio, alias Ultimo, mentre a seguire direttamente l’indagine è il capitano Pietro Rajola Pescarini. A pagare le “tangenti”, invece era chi desiderava sentenze favorevoli, tanto che molti sono finiti iscritti nel registro degli indagati. Come il costruttore Claudio Salini e due ufficiali, l’ammiraglio di squadra Marcantonio Trevisani, e il suo collega Luciano Callini, ai vertici dello stato maggiore della Difesa, nei mesi scorsi consulente del caso dei due marò indagati in India per omicidio. In questi ultimi due casi, De Bernardi avrebbe curato i ricorsi percependo un compenso di circa 10mila euro.

L’Ungheria caccia il FMI, “abbiamo pagato, andatevene”




L’Ungheria si riprende la propria sovranità economica e con una nota che non lascia spazio a dubbi invita, senza giri di parole, i rappresentati del Fondo Monetario Internazionale a fare le valigie. Niente più controlli, niente più uffici a Budapest e niente più funzionari nei corridoi della banca centrale.

Alla vigilia delle elezioni politiche il governo di Viktor Orbàn ha voluto quindi dare un segnale forte alla popolazione. Dopo aver goduto degli aiuti del FMI per quasi 5 anni, il Paese è pronto a riavere la propria sovranità e non ha intenzione di aspettare.

Con un atto che va molto al di là del suo puro aspetto simbolico, il governatore della banca centrale ungherese György Matolcsy ha chiesto ai rappresentanti del Fondo di andare via e chiudere tutti gli uffici di Budapest.

LACRIME DI COCCODRILLO DEL MINISTRO. E' IL POPOLO CHE PIANGE MA PER SOPPRAVIVERE .... LEI LO SA?

Forze Armate, Mario Mauro lancia l'allarme: "Rischio default nel giro di pochi anni" senza nuove risorse




Le forze armate, con questi parametri di spesa rischiano "nel giro di pochi anni il completo default funzionale" e quindi "anche il venir meno della capacità di partecipare nei fatti alla politica di difesa europea". Lo afferma il ministro della Difesa Mario Mauro, durante l'audizione in Commissione Difesa della Camera, nell'ambito di un'indagine conoscitiva sui sistemi d'arma destinati alla difesa in vista del Consiglio europeo di dicembre 2013.

"Solo ribilanciando le risorse e quindi ripristinando dei ragionevoli livelli di spesa per l'esercizio delle Forze Armate, potremmo avere uno strumento militare tendenzialmente in linea con i parametri europei - spiega il ministro - Negli anni, molto lentamente, questo ci consentirà di aumentare molto le risorse puntando ad attribuire alla voce relativa all'esercizio il 25% del totale delle risorse disponibili. Pur rimanendo, comunque, la spesa italiana al di sotto della media dei paesi dell'Unione si sarà quanto meno avvicinata allo standard europeo".

Appello a tutti i cittadini! Vogliono cambiare la Costituzione, ci dobbiamo unire per fermare questa ennesima "violenza"

Sotto il nome di: "Unione Movimenti Liberazione" stiamo cercando di unire tutte le persone e i gruppi in un unico contenitore per cercare di fermare questo ennesimo atto di prepotenza perpetrato a danno della nostra "Carta", dell'Italia e del suo popolo. Se come noi ritenete che questo sia un danno gravissimo, l'"Unione...." sarà grata a quanti vorranno aderire e contribuire.

Come fare? basta andare qui e nei commenti dare la propria adesione.



 

Il costituzionalista Alessandro Pace: Riforma senza senso, la Carta non è merce di scambio



Agli occhi di un cittadino, quel che accade alle Camere può sembrare un ozioso rompicapo da giuristi. Invece quella che sembra una sciarada lontana dai problemi delle persone, potrebbe avere effetti dirompenti sulla vita democratica del Paese. Lo spiega bene Alessandro Pace, professore emerito di Diritto costituzionale alla Sapienza, commentando il disegno di legge 813: “È la sola Costituzione – ovvero la legge fondamentale della Repubblica che è posta al vertice dell’ordinamento – che ha il potere di indicare le vie per la propria modifica. Ne segue che il procedimento di revisione costituzionale, per essere legittimo, deve essere quello prescritto dalla Carta. Se questo potere lo avessero invece le norme di revisione, al vertice dell’ordinamento non ci sarebbe più la Costituzione, ma le norme sulla revisione, il che significa che il Parlamento, come sta accadendo, si porrebbe al di sopra della Costituzione”.

lunedì 22 luglio 2013

VOGLIONO ADATTARE LA COSTITUZIONE ALLE LORO ESIGENZE NPLTN TACE

 SCHIAFFO ALLA CARTA, SÌ DEL SENATO AL DDL COSTITUZIONALE

Approvato il testo che stravolge l’articolo 138: si crea una scorciatoia per l’approvazione delle riforme, nasce il comitato dei 42. La maggioranza ammette: “È una polizza vita per il governo”.




Il primo colpo alla Costituzione, piazzato in fretta e furia. Celebrato come un successo dal governo dei rinvii, ma che arriva nel giorno in cui la costituzionalista Carlassare annuncia l’addio alla commissione dei saggi per le riforme “perché questa maggioranza è estranea ai valori del diritto”. Con 203 sì, 54 no e 4 astenuti, il Senato ha approvato il disegno di legge costituzionale 813. Via libera quindi al comitato dei 42 (20 deputati e 20 senatori, più i presidenti delle commissioni Affari Costituzionali di Senato e Camera), che nei 18 mesi dalla sua formazione dovrebbe riscrivere un bel pezzo della Carta: i titoli I, II, III e V della seconda parte (dal Parlamento al Presidente della Repubblica, sino alle parti su Governo e Regioni, Province e Comuni) più le norme “strettamente connesse” a quelle modificate. Sì anche alla deroga all’articolo 138, che dimezza da tre mesi a 45 giorni l’intervallo tra una lettura e l’altra in Parlamento del futuro ddl di revisione costituzionale. Uno strappo alla norma che per molti costituzionalisti rappresenta “la valvola di sicurezza della Carta”. Confermato, infine, anche un punto fondamentale per il Pdl: una nuova legge elettorale potrà essere scritta solo dopo la riforma.