sabato 13 luglio 2013

Ablyazov, governo revoca espulsione della moglie Shalabayeva

 13 luglio 2013 - La decisione dopo un vertice a Palazzo Chigi sul caso della consorte del dissidente kazako, allontanata con la figlia e ora autorizzata a rientrare in Italia. Indagine sulla mancata informativa all’esecutivo. Sel e M5S chiedono le dimissioni di Alfano




“Grazie per questa decisione coraggiosa, ma adesso temo che il regime di Nazarbayev reagirà mandando mia moglie Alma in prigione e la mia bambina Alua all'orfanotrofio" impedendo che possano tornare in Italia. Con queste parole, contenute in un messaggio al presidente del Consiglio Enrico Letta pubblicato dal quotidiano La Stampa, l'oppositore kazako Mukhtar Ablyazov esprime tutta la gratitudine nei confronti dell'Italia per la revoca dell'espulsione dei suoi famigliari, ma anche il timore per quanto potrebbe accadere alla moglie e alla figlia. Una revoca stabilita dal governo il 12 luglio, dopo un vertice a Palazzo Chigi convocato per analizzare l’esito dell’indagine annunciata il 5 luglio scorso dal premier Enrico Letta sull’allontanamento della signora di nazionalità kazaka, Alma Shalabayeva, e di sua figlia, cioè la moglie e la bambina di Mukhtar Ablyazov, ex ministro del suo Paese, ricercato da 4 paesi per una serie di reati fra cui una truffa da 5 miliardi. Alma Shalabayeva, insieme alla figlia, è stata fermata dalle forze dell'ordine in Italia a fine maggio e rimpatriata in Kazakistan dove è agli arresti domiciliari.


Palazzo Chigi: “Grave la mancata informativa al governo” – Nel vertice di Palazzo Chigi, a cui hanno partecipato oltre a Letta ed Alfano Emma Bonino (Esteri), Annamaria Cancellieri (Giustizia) e il capo della polizia, Alessandro Pansa, sono state espresse anche dure critiche nei confronti di quei funzionari che non hanno informato l'esecutivo del provvedimento che ha riportato ad Astana Alma Shalabayeva e sua figlia. E’ "inequivocabilmente" dimostrato, si legge in un comunicato, che la procedura di espulsione non è stata comunicata ai vertici del governo. "Né al Presidente del Consiglio, né al Ministro dell'interno e neanche al Ministro degli affari esteri o al Ministro della giustizia", si precisa. Palazzo Chigi rimarca anche che sulla "regolarità formale" dell'espulsione non c'è nulla da eccepire: la "base legale" è stata "accertata e convalidata da quattro distinti provvedimenti di autorità giudiziarie di Roma". Tuttavia, riconosce lo stesso comunicato, "resta grave la mancata informativa al governo sull'intera vicenda" visto che "presentava sin dall'inizio elementi e caratteri non ordinari". Da qui la decisione di affidare al capo della polizia il compito di indagare per accertare le "responsabilità connesse alla mancata informativa". Anche perché a seguito del ricorso "sono stati acquisiti documenti sconosciuti" che hanno portato a riesaminare l'intera vicenda. 

Shalabayeva può rientrare in Italia per chiarire la sua posizione - Ed è sulla base di questi "nuovi elementi" che il Ministero dell'interno ha avviato l'iter per la "revoca in autotutela del provvedimento di espulsione", peraltro già consegnato all'ambasciatore kazako in Italia, che consentirà alla signora Shalabayeva di "rientrare in Italia" per "chiarire la sua posizione". Un ritorno che difficilmente si concretizzerà, come riconoscono fonti di governo, anche se la Farnesina si sta già attivando non solo per chiedere il rientro di madre e figlia, ma anche per verificare "le condizioni di soggiorno in Kazakhstan" dei familiari di Ablyazov. La revoca dell'espulsione viene comunque salutata positivamente dall'avvocato della donna, Riccardo Olivo. 

Sel e M5S presentano due mozioni di sfiducia - Le spiegazioni fornite dal governo però non accontentano le opposizioni: Sel e Cinque Stelle presentano due distinte mozioni di sfiducia individuale, una al Senato e l'altra alla Camera. Alfano viene ritenuto "politicamente responsabile" di quanto avvenuto ed accusato di "inadeguatezza" o, peggio, di aver "occultato le responsabilità". Attacchi che provocano la levata di scudi del Pdl in difesa del suo segretario e l'imbarazzato silenzio del Pd di fronte alla 'copertura' politica assicurata da Letta. Anche se Anna Finocchiaro e Pier Ferdinando Casini, nell'assicurare che il caso sarà approfondito dal Senato, dicono di voler evitare che a pagare siano solo gli "ultimi anelli della catena di comando".  
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