sabato 27 luglio 2013

L PDL SULLE BARRICATE: “O PASSA IL NOSTRO COMPROMESSO O SALTA TUTTO”



Letta ha già detto ai suoi «cambiate la norma e andate subito avanti». Franceschini s’è fatto portavoce dell’ordine del premier. Zanda lo ha dichiarato alle agenzie. Casson e Lumia hanno riscritto il testo. Il Pd è pronto e vuole votarlo subito in commissione Giustizia al Senato. C’è pure la “benedizione” di Piero Grasso, il presidente di palazzo Madama che non può parlare liberamente, ma certo può ricordare di aver depositato, come suo primo atto da parlamentare, una proposta di legge anti-corruzione in cui c’era pure la riscrittura del reato di voto di scambio tra il politico e il mafioso. Modifica semplice, lo stesso testo dell’attuale codice che parla di «promessa di voti» con l’aggiunta «in cambio di denaro o altra utilità». Sono giusto quelle tre paroline «o altra utilità » che mancano dal 1992 e chehanno azzoppato la possibilità stessa di contestare il delitto, visto che raramente il mafioso chiede soldi in cambio di voti.

Tutto semplice dunque? Il Pd, per bocca del suo premier, va alla lotta e il reato è riscritto? Ma nemmeno a parlarne. La storia prossima ventura, ma anche quella passata, dell’ormai famoso 416ter non è affatto destinata ad andare avanti così. Futuro? Meglio sarebbe già parlare di insabbiamento. A questo mira il Pdl che, a Montecitorio, ha tentato in ogni modo di limitare il danno, ha imposto un pressing stressante in commissione, ha detto chiaramente «o passa il nostro compromesso o non se ne fa niente».

Per avere conferma della china su cui da ieri cammina, o meglio precipita, il voto di scambio basta guardare la faccia oscura di Francesco Nitto Palma, il presidente Pdl della commissione Giustizia del Senato. Il quale, intorno alle 15, quando il Pd ha già scelto la linea della durezza e ha già approntato i nuovi testi chiedendo che si passi subito al voto, piglia l’ascensore e si dilegua, sparisce, abbandona la nave. A chi gli chiede un pronostico sul voto, sul “se e quando” sarà approvato il nuovo articolo del codice penale, se prima o dopo l’estate, e su come procederanno i lavori, Palma risponde vago. Anzi va in collera perfino sulla data dell’ufficio di presidenza della commissione. Come lui è volutamente generico tutto il resto delPdl. Persino l’ex sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, ex toga di Unicost sempre pronta alla mediazione, stavolta sfuma sui tempi e sulle formule. Su un fatto però il Pdl ha ricominciato a puntare i piedi: saltato il faticoso compromesso della Camera, il Pd si scordi pure che nel codice penale possa entrare una norma in cui si dice, sic et simpliciter, che costituisce reato «la promessa di voti in cambio di denaro o altra utilità».

Sarebbe stata la via maestra. Era la proposta di Grasso. Adesso è l’emendamento dell’ex pm Felice Casson, sottoscritto dalla giornalista anti-camorra Rosaria Capacchione e dall’ex giudice Doris Lo Moro. Pulito, lineare, ma un pugno negli occhi del Pdl.Che al Senato riproporrà la battaglia defatigante imposta alla Camera dove, per la presidente della commissione Donatella Ferranti, l’unica via per far passare il testo è stata quella di concedere una formula che «sarà comunque migliorabile, ma ha il merito di introdurre definitivamente il concetto di “altra utilità” rispetto al solo denaro». Ancora ieri Ferranti ribadiva la sua convinzione sia sul compromesso, sia sul rischio che alla fine il vero obiettivo del Pdl sia quello di far saltare tutto. È la logica che ha spinto anche un ex dell’associazione antimafia Libera come Davide Mattiello a parlare comunque di un risultato positivo raggiunto.

Il rischio che il Pdl faccia saltare tutto adesso esiste, è quanto mai concreto. Basta ricordare le parole pronunciate, e mai smentite, da Fabrizio Cicchitto alla Camera durante una riunione del Pdl: «Stanno per approvare una norma in commissione Giustiziaper cui tutti rischiamo di andare in galera». Si riferiva al voto di scambio politico mafioso, ovviamente. Nel timore che venisse confermata «la promessa di voti ». Lì sono nati i paletti, quel «consapevolmente» detto dell’accettazione dei voti, quel «procacciamento » che comporta un forte protagonismo nel cercare e trovare i voti, quel riferimento alla forza intimidatrice della mafia che sarebbe difficile da provare in questo contesto. Tutti paletti contro chi investiga. Adesso che l’impianto è caduto lo scontro si ripropone pari pari. Ma adesso per il Pd la porta dei compromessi è chiusa.
(Fonte)
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