martedì 16 luglio 2013

Informazione, uno scenario decisamente allarmante!

Rassegne stampa: arrivano i monopoli

 

Rimbalza dalla provincia di Bolzano la prima brutta storia di un monopolio sull’informazione che minaccia di restringere la libertà di impresa, costare caro alla pubblica amministrazione e, soprattutto, limitare la libertà di essere informati.

Il Dolomiten, uno dei più letti quotidiani del Sud-Tirolo, infatti, avrebbe perfezionato un accordo di esclusiva con una società produttrice di rassegne stampa con l’ovvia conseguenza di impedire ad ogni altra società operante nello stesso mercato di offrire alle amministrazioni locali – prima tra tutte la provincia di Bolzano – una rassegna stampa completa dei quotidiani locali ovvero comprendente anche il Dolomiten.

Scontate le ulteriori conseguenze con le amministrazioni locali costrette a servirsi dell’unica società legittimata a realizzare una rassegna stampa contenente gli articoli tratti dal Dolomiten a condizioni, probabilmente, più onerose di quelle che avrebbero potuto ottenere in un contesto concorrenziale e le altre società produttrici di rassegne stampa, costrette a stare alla finestra.

Per ora è solo la provincia di Bolzano ma, purtroppo, come già previsto, è solo questione di tempo.

E’, infatti, enorme il rischio che gli editori di giornali che, attraverso la FIEG, hanno già dato vita ad una loro super società operante nel mercato delle rassegne stampa, nei prossimi mesi possano seguire l’esempio dell’editore sud-tirolese e, per questa via, iniziare a imporre al mercato le proprie esclusive ed i propri monopoli.

Facile – ed ad un tempo drammatico in termini democratici ed economici – prevedere cosa accadrebbe se gli editori dei più grandi quotidiani italiani decidessero di autorizzare una sola società, magari la loro neonata Promopress s.r.l., a realizzare rassegne stampa da vendere poi, davvero a peso d’oro, in assenza di concorrenza, alle migliaia di amministrazioni, enti pubblici e privati italiani.

Sarebbe la fine per un mercato, quello delle società produttrici di rassegne stampa, che offre lavoro a seicento dipendenti e fattura circa 40 milioni di euro all’anno.

Ma, soprattutto, si assisterebbe ad uno straordinario ridimensionamento della circolazione dell’informazione e, conseguentemente, ad un’inaccettabile limitazione della libertà di manifestazione del pensiero sancita all’art. 21 della nostra Costituzione che, come è noto, deve essere letto anche come libertà di accedere alle informazioni.

E’ uno scenario straordinariamente preoccupante davanti al quale Governo e Parlamento non possono restare a guardare o, peggio ancora, contribuire a che si realizzi.

Al riguardo è bene essere chiari per evitare ogni fraintendimento: il punto non è opporsi all’idea secondo la quale un editore – che sia della carta stampata o televisivo – possa rivendicare il diritto ad essere indennizzato a fronte del vantaggio economico che altri ottengono grazie allo sfruttamento dei propri contenuti ma scongiurare il rischio che passi il principio secondo il quale per utilizzare gli altrui contenuti editoriali per fare informazione, nell’ambito delle poche e già limitate libere utilizzazioni previste dalla legge, occorre prima chiedere un permesso che l’editore potrebbe addirittura negare.

Se passasse questo principio, sarebbe la fine dell’era dell’informazione che conosciamo e la misura – già bassa – di libertà di informazione nel nostro Paese crollerebbe ulteriormente.

Guai a stancarsi di ripetere che l’informazione non è e non può essere considerata una merce come le altre da vendersi a peso.

La libertà di informazione è – come insegnano da decenni la corte Costituzionale e la Corte Europea dei diritti dell’uomo – la pietra angolare di tutti gli altri diritti e libertà fondamentali dell’uomo.
Senza libertà di informazione non c’è democrazia.

L’auspicio, dunque, è che Governo e Parlamento prendano in mano una situazione che rischia di degenerare e l’affrontino come merita di essere affrontata: non solo una questione di soldi e diritti d’autore ma anche e soprattutto una questione di libertà e democrazia.
(Fonte)
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