giovedì 4 luglio 2013

A CHE SERVE IL PARLAMENTO? MANDIAMOLI TUTTI A CASA ... ALMENO SI RISPARMIA!

Se i caccia F35 sono più importanti del Parlamento, chi comanda il Paese?


A chiarire la catena di comando, la gerarchia decisionale sul caso, ci ha pensato il Consiglio Supremo di Difesa presieduto da Napolitano, che sull'ammodernamento delle forze armate non ammette veti da parte del Parlamento



Se i caccia F35 sono più importanti del Parlamento, chi comanda il Paese?
Chi deve decidere se non il Parlamento sui 50 miliardi di euro che lo Stato italiano si è impegnato a spendere sugli F35, i cacciabombardieri di ultima generazione che, dalle piazze, gli striscioni, le proteste, gli editoriali per finire nel chiacchiericcio da bar, stanno spaccando in due il dibattito politico del Paese? La domanda, posta così, poteva, fino a questa mattina, caricarsi di facile retorica. Nella domanda la risposta, indotta. Niente di più falso. Ci ha pensato una riunione del Consiglio Supremo di Difesa, tenutasi nel primo pomeriggio al Quirinale, e presieduta dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano, a far chiarezza. O meglio, a ristabilire la gerarchia di comando. Nel senso che, secondo quanto comunicato a fine vertice, il Parlamento non può porre veti sull’adozione di provvedimenti riguardanti l’ammodernamento delle forze armate. Cioè i rappresentanti dei cittadini, eletti in elezioni libere, non possono inficiare i piani della Difesa. Che è un po’ come dire che la Difesa è sopra o quanto meno al di sopra del potere legislativo. Un ‘a parte’ completamente indipendente dai voleri popolari.

IL CASO – In sintesi, facendo un po’ il punto della situazione: la scorsa settimana c’è stato scompiglio in Parlamento. Vento forte e quindi gran polverone per via di una mozione a firma 5 Stelle e Sel, che chiedevano a braccetto l’immediata sospensione del progetto F35. Una valanga di soldi spesi in armi, un esborso gigantesco un po’ troppo scomodo in tempo di cinghie strette per le casse dello Stato, le coscienze dei pacifisti e la rabbia di chi deve quotidianamente fare i conti con bollette, spesa e benzina. Mozione precisa, tema scottante, spaccatura dietro l’angolo. Si spacca in due il governo, in sede di dibattimento, rischia di sgretolarsi la maggioranza a corredo delle larghe intese. Allora Pd e Pdl se ne escono con una mozione della serie ‘non facciamoci del male’ che congela il dibattito. Messaggio al comandante: né un metro indietro né uno in avanti, impegnando Letta a non procedere se non dopo un’accurata indagine conoscitiva della durata di sei mesi. Così tanto per rinviare il nodo in tempi di bonaccia.


F35, IL PARLAMENTO CONGELA L'ACQUISTO


LA NOTA DELLA DIFESA – Fatto questo passaggio, il Parlamento si era sentito libero temporaneamente di poter voltar pagina. Fino al vertice del Quirinale e a quella nota un po’ generica, un po’ sibillina che ha messo tutti in guardia. Una nota che perimetra benissimo il campo di battaglia su cui giocare questa partita: nel “rapporto fiduciario” tra Parlamento e Forze armate, “che non può che essere fondato sul riconoscimento dei rispettivi distinti ruoli”, la “facoltà del Parlamento” di “eventuale sindacato delle Commissioni Difesa sui programmi di ammodernamento delle Forze Armate, non può tradursi in un diritto di veto su decisioni operative e provvedimenti tecnici che, per loro natura, rientrano tra le responsabilità costituzionali dell'Esecutivo”.


RICATTO: "SENZA AEREI NIENTE ASSUNZIONI"


PD – La bomba è sganciata dalle stanze del Colle, l’esplosione tocca alla politica. “Nel totale rispetto dell’autonomia e dell'indipendenza del Consiglio Superiore della Difesa, autorevolmente presieduto dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, faccio notare – afferma Gero Grassi, Vicepresidente del Gruppo Pd alla Camera dei deputati – che le decisioni del Parlamento non rappresentano un diritto di veto, ma una scelta libera, consapevole ed indipendente alla quale, credo, tutti debbano attenersi”. E ancora: “La necessità dell’ammodernamento delle Forze Armate non può essere in contrasto con la Costituzione e le leggi dello Stato, né tantomeno, aggiungo, con i principi di buon senso che dovrebbero indurre tutti, vista la situazione economica del Paese, a riconsiderare l’enormità delle spese militari”.
GRILLO – Il Pd, o parte dei democratici si dispongono su posizioni battagliere, Beppe Grillo e i grillini scaglino tutta la sua potenza di fuoco sulla nota della Difesa: “L’intervento del Consiglio supremo di Difesa è l’ennesima prova che il Parlamento è concepito come ratificatore di provvedimenti del governo”, ha dichiarato il capogruppo alla Camera, Riccardo Nuti. “E’ sconvolgente che Napolitano avalli questo ennesimo schiaffo”, ha proseguito, “ci aspettiamo che come presidente del consiglio di Difesa faccia chiarezza”.



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