martedì 9 luglio 2013

CREDETE LO FARANNO VERAMENTE?

Redditi dei ministri online entro il 28 luglio o saranno multe fino a 10mila €




ROMA – A palazzo Chigi parte l’operazione trasparenza. I ministri hanno tempo fino al 28 luglio per pubblicare i loro redditi online ed è solo uno degli obblighi di legge a cui devono attenersi. Tutte le amministrazioni dello Stato sono altresì obbligate a informare i cittadini su ogni passaggio di denaro pubblico: dagli appalti agli stipendi dei manager, dai pagamenti dei contratti alle consulenze. Dopodiché partiranno le sanzioni: rischiano multe fino a 10 mila euro e il ministro per la Funzione Pubblica, Giampiero D’Alia, sta mettendo su una vera e propria task force per vigilare sulle inadempienze: “Sarà operativa entro l’estate – promette – Stiamo anche preparando un vademecum da mandare a tutti gli enti per ricordare i nuovi obblighi imposti dal decreto legislativo numero 33, del 14 marzo scorso”.

In base alla legge, scritta dal suo predecessore, Filippo Patroni Griffi, titolare della Funzione Pubblica del governo Monti, entro tre mesi dalla loro elezione o dalla loro nomina, i titolari di incarichi politici sono tenuti a pubblicare non solo i loro redditi ma anche quelli del coniuge e dei familiari entro il secondo grado (purché essi vi consentano, ed in caso contrario va specificato). Non solo: dovranno essere indicati l’atto di nomina o di proclamazione, con la durata dell’incarico o del mandato elettivo, il curriculum dei compensi di qualsiasi natura connessi all’assunzione della carica, i viaggi di servizio e le missioni pagate con fondi pubblici.

Così come dovranno essere messi online i dati relativi all’assunzione di altre cariche presso enti pubblici o privati, ed i relativi compensi a qualsiasi titolo corrisposti, e gli altri eventuali incarichi con oneri a carico della finanza pubblica, con l’indicazione dei compensi. Tutto sulla base di una ”scheda sulla trasparenza della posizione patrimoniale e reddituale dei titolari di cariche di governo’‘ che si trova sul sito di Palazzo Chigi.

Una direttiva fino ad ora seguita solo da una sparuta minoranza dei ministri: in base alla legge, i membri del governo hanno comunque tempo fino alla fine di luglio per adeguarsi. Il presidente del Consiglio Enrico Letta, ad esempio ha messo online il curriculum e le proprie dichiarazioni patrimoniali ma non quelle della moglie, mentre della dichiarazione dei redditi del vicepremier Alfano non c’è traccia.

Anche Enzo Moavero Milanesi ha riempito tutte le caselle. Compenso annuo: 199.786,25 euro lordi, al Tribunale dell’Unione Europea ne prendeva 222.804 (netti). Sale sui voli di Stato solo se è in missione con il premier, è proprietario di una Lancia Y del 2001, una dimora di 11,5 vani a Roma, due appartamenti contigui a Bruxelles. Andrea Orlando vive con la madre a La Spezia, denuncia 98 mila euro e possiede solo una Fiat Bravo. Beatrice Lorenzin ha pubblicato il suo reddito di parlamentare, l’unico che sostiene di percepire, ma deve ancora adeguarsi ai nuovi obblighi: “Non giro con le dichiarazioni in tasca. Non sono sposata e la mia unica proprietà è la mia vecchia auto”.

Intanto, dopo il restitution day dei parlamentari 5 stelle, che hanno destinato oltre 1,5 milioni di euro ad un fondo per l’ammortamento del debito pubblico, e all’indomani del nulla di fatto in Consiglio dei ministri sulla regolamentazione delle lobby, si continua a lavorare per tagliare i costi della politica. La prossima settimana il Comitato per gli affari del personale della Camera presenterà ai sindacati le misure che l’amministrazione di Montecitorio intende attuare per raffreddare la spesa. Misure ancora top secret, che potrebbero colpire anche gli onorevoli e non solo i dipendenti del Parlamento. Per questi ultimi si pensa, fra le diverse ipotesi, alla perdita delle ferie non godute (oggi portate a fine carriera), al raffreddamento degli scatti di anzianità ed al taglio delle indennità di funzione. E tagli sono allo studio anche al Senato che sta lavorando, in tal senso, in tandem con Montecitorio.
(Fonte)
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