martedì 16 luglio 2013

Come può un governo incerottato, zoppicante e concusso affrontare il "caso Ablyazov"? semplice, facendo "saltare" gli ultimi ... saranno in seguito premiati con un posto di prestigio!

Caso Ablyazov, saltano le prime teste 

 Lascia il capo di gabinetto del vice premier. A fine maggio aveva incontrato l'ambasciatore kazako. Consegnata la relazione della Polizia


Immagine tratta da Quotidiano.net

Per l'affaire Shalabayeva arrivano le prime dimissioni: ieri sera ha lasciato il capo di gabinetto del Viminale, Giuseppe Procaccini che, secondo quanto emerso, il 28 maggio avrebbe ricevuto l'ambasciatore kazako Andrian Yelemessov e il suo primo consigliere. Al centro della riunione Ablyazov, dissidente kazako oppositore del regime.

Intanto, il capogruppo del M5s Nicola Morra ha chiesto con urgenza la convocazione della Conferenza dei capigruppo del Senato per decidere «l'immediata calendarizzazione della mozione di sfiducia contro il ministro Alfano» per la vicenda, e il presidente Grasso ha fissato alle 15.30 la riunione.

Il capo della polizia, Alessandro Pansa, ha consegnato al ministro dell'Interno Angelino Alfano una relazione sulla mancata informativa al governo, in cui ricostruisce per intero il caso dell'espulsione di Alma Shalabayeva, moglie del dissidente Mukhtar Ablyazov, fuggito dal Kazakistan nel 2009 perché oppositore del presidente Nursultan Nazarbayes. Ci sono tutte le tappe del fascicolo Shalabayeva, dal blitz nella notte tra il 28 e il 29 maggio scorso in una villetta di Casal Palocco, alle porte di Roma, fino a oggi. Alfano valuterà le responsabilità dei dirigenti e dei funzionari che hanno trattato la vicenda, e prenderà i conseguenti provvedimenti: nelle alte stanze del Viminale c'è già chi si accinge a fare gli scatoloni.

"Se vengo chiamata a riferire - ha dichiarato Emma Bonino - riferirò tutto quello che ho fatto" per precisare che "per legge, piaccia o no, la Farnesina non ha alcuna competenza sulle espulsioni ed estradizioni, e neppure l'accesso ai dati relativi a cittadini stranieri ai quali sia stato riconosciuto lo status di rifugiato politico" da altri Paesi. Lo ha ribadito il ministro degli Esteri Emma Bonino a Skytg24 sul caso Ablyazov. "La Farnesina, per quanto nelle nostre competenze - ha aggiunto - è accanto alla signora dal 3 giugno".

Dunque sul caso Ablyazov chi pagherà? A farne le spese potrebbero essere i vertici del dipartimento di Pubblica sicurezza, del Viminale, forse anche della questura di Roma. La linea del vicepremier, che insiste nel negare ogni responsabilità, è di sacrificare un'intera linea di comando. Tra i più a rischio ci sono il capo di gabinetto del Ministro, Giuseppe Procaccini; il segretario del dipartimento di sicurezza, Alessandro Valeri; il capo della polizia pro tempore, Alessandro Marangoni. Ieri Pansa ha convocato nel suo ufficio i protagonisti di questa storia. Il dossier servirà a chiarire i dettagli tecnici di una storia peraltro già ampiamente conosciuta. Ma i nodi politici restano tutti. E infatti alla politica, cioè al ministro, spetterà decidere chi "sacrificare" tra i dirigenti.

Ci sono dunque due livelli da considerare: la mancata informativa - sulla quale appunto relazionerà Pansa - e la regolarità del procedimento, asserita in un primo momento, salvo poi fare marcia indietro e revocare l'espulsione. Chi avrebbe dovuto avvertire il ministro? Come spesso accade in casi analoghi, è al capo di Gabinetto che Alfano gira la richiesta arrivatagli dall'ambasciatore kazako di catturare quello che viene presentato come un latitante armato, pericoloso e ricercato dall'Interpol, Mukhtar Ablyazov.

Siamo alla fine di maggio, il posto di capo della polizia è ancora vacante dopo la morte di Antonio Manganelli. A reggere le redini del Dipartimento è il vicario Alessandro Marangoni. Anche la sua posizione appare delicata. Sembra che Procaccini abbia girato la richiesta kazaka all'attenzione di Alessandro Valeri, capo della segreteria di Marangoni. Da qui la palla sarebbe poi finita nelle mani della questura di Roma - guidata da Fulvio della Rocca - che è intervenuta con la Squadra Mobile, dopo avere avuto dall'Interpol la conferma che il kazako è in effetti un ricercato. Qui entro in gioco un altro nome "pesante", quello del vicecapo della polizia Francesco Cirillo, che sovrintende la Criminalpol ed è responsabile dei rapporti con l'Interpol, da cui non sarebbe arrivata l'informazione che il dissidente godeva di asilo politico a Londra.

Ognuno di questi alti funzionari, in un modo o nell'altro, ha avuto la responsabilità di non aver sentito puzza di bruciato, di non capire che non si trattava di uno dei normali casi di catture ed espulsioni che quotidianamente interessano le forze di polizia e che quindi il ministro andava tenuto al corrente dell'operazione. Dai provvedimenti che saranno adottati potrebbero anche determinarsi le condizioni per rinnovare i vertici della Polizia, dopo la recente nomina di Pansa. Nelle prossime settimane, infatti, nomi nuovi entreranno in alcuni posti chiave.

C'è poi la questione regolarità della procedura, salvaguardata venerdì scorso dal Governo, ma che regolare non é invece stata, nonostante il "timbro" emesso da quattro distinti provvedimenti dell'autorità giudiziaria di Roma. Restano, infatti tutti i dubbi su una serie di forzature attuate, secondo una lettura, per assecondare le pressanti richieste dell'ambasciata kazaka, Paese con cui l'Italia ha un'alleanza strategica nel settore energetico. Ma fonti di polizia replicano che l'iter è stato regolare: dai controlli fatti il 29 maggio la donna risultava una clandestina con il passaporto manomesso (poi risultato regolare) e dunque è stato seguito un iter veloce di espulsione. Solo successivamente gli avvocati della donna hanno presentato una documentazione aggiuntiva da cui risultava che la kazaka aveva un permesso di soggiorno lettone valido nei Paesi Schengen con scadenza a fine ottobre. Mentre si cerca di far luce sulle responsabilità, su un altro fronte, quello che riguarda direttamente la situazione di Alma Shalabayeva, si starebbe lavorando per un suo ritorno in Italia, che non è da escludersi. Di fatto, essendo stata revocata l'espulsione, la donna può rientrare. Le ultime righe del comunicato con cui il governo il 12 luglio ha revocato l'espulsione inquadrano bene il terreno sui cui ci si muove: "A seguito della revoca del provvedimento che verrà immediatamente resa nota alle autorità kazake attraverso i canali diplomatici - riferiva il testo - la signora Alma Shalabayeva potrà rientrare in Italia, dove potrà chiarire la propria posizione". Alcuni passi per arrivare a questo risultato sarebbero già stati compiuti.

M5s e Sel: mozione di sfiducia verso Alfano - È stata depositata alla Camera e al Senato la mozione di sfiducia individuale del Movimento 5 Stelle e di Sel nei confronti del ministro dell'Interno Angelino Alfano per la vicenda dell'espulsione di Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazako Ablyazov. Il testo, porta la firma di tutti i deputati dei due gruppi. "La mozione di sfiducia - ha spiegato il deputato M5s Daniele Del Grosso - è stata scritta dai deputati 5 Stelle componenti della commissione Affari esteri della Camera e firmata da tutti i parlamentari del gruppo, con l'adesione anche dei colleghi del gruppo di Sinistra e libertà". Il testo, che porta come prima firma quella del capogruppo 5 Stelle Riccardo Nuti e a seguire quella del presidente dei deputati di Sel Gennaro Migliore, ha in calce più delle 63 firme che sono necessarie per la presentazione di una mozione di sfiducia. Quanto ai tempi, sarà la conferenza dei capigruppo, che al momento non risulta ancora convocata, a dover decidere. In ogni caso, la mozione di sfiducia non può essere messa in discussione prima di tre giorni dalla sua presentazione.

Non accenna dunque a spegnersi la polemica sul caso dell'espulsione della moglie del dissidente kazako Ablyazov, e si rinfocolano le tensioni nella maggioranza col Pdl che difende a spada tratta Alfano attaccando a sua volta il Pd. Santanchè e Brunetta se la prendono con "il partito di Repubblica" che punterebbe a "far cadere Letta per promuovere Renzi alla testa del Pd e poi del Paese". Da Palazzo Grazioli intanto si smentisce che il 6 luglio Berlusconi abbia incontrato il presidente kazako Nazarbayev.

Non solo, nelle ultime ore la situazione di Alfano è peggiorata per l'arrivo di un ulteriore dettaglio, emerso in queste ore. Il 31 maggio, il giorno dopo l'espulsione di Alma Shalabayeva e della figlia, l'ambasciata kazaka mandò un fax all'ufficio immigrazione per congratularsi per il successo e la rapidità dell'espulsione. Anche di questo documento il ministro e il suo gabinetto non erano a conoscenza? Fu proprio Alfano, il 28 maggio al Viminale, a chiedere al suo capo di gabinetto di ricevere l'ambasciatore kazako e il suo primo consigliere per ascoltare le loro richieste. Ma - ha detto il responsabile del Viminale - lui non seppe più nulla di quella pratica.

Alfano continua ad apparire tranquillo ai suoi collaboratori. La sua posizione l'ha ribadita più volte: lui nulla ha saputo della piega che ha preso la vicenda con il blitz e l'espulsione-lampo della moglie di Ablyazov e di sua figlia. Quanto al peccato di "omesso controllo", la difesa è che in una struttura così grande come quella del Viminale è impossibile avere un occhio per tutto quello che accade e proprio per questo il ministro conta su una squadra che lo supporta nelle sue decisioni. Una squadra che in questo momento è sotto torchio per l'indagine che sta portando avanti Pansa. La relazione non proporrà i nomi dei "colpevoli", ma ricostruirà tutti i contorti passaggi di quei giorni di fine maggio. Spetterà poi al ministro Alfano proporre la sanzione per i responsabili della "mancata informativa". Sì perché la nota di Palazzo Chigi che annuncia la revoca dell'espulsione per Alma Shalabayeva sottolinea "la regolarità formale" del procedimento di espulsione, mentre si lamenta il fatto che il Governo, ministro dell'Interno in primis, sia stato tenuto all'oscuro.

Epifani, chi ha sbagliato non potrà sottrarsi - "Una democrazia non può consentire quanto accaduto, giorno dopo giorno l'indignazione sale con giusto fondamento. Si chiariscano rapidamente tutti punti ancora oscuri, poi chi ha sbagliato dovrà alla luce del sole assumersi le proprie responsabilità dell'inaccettabile errore commesso, anche perché non potrà in nessun caso sottrarsi". Lo scrive su Facebook il segretario del Pd Guglielmo Epifani a proposito del caso Shalabayeva. "In gioco - evidenzia Epifani - c'è la tutela di diritti umani come quelli della signora Shalabayeva e di sua figlia di soli sei anni, come anche la dignità e la credibilità del paese e delle nostre istituzioni". Il segretario del Pd dà il suo ultimatum a Letta: "su una vicenda come questa non possiamo far finta di nulla, non possiamo accontentarci, non ci possono essere zone d'ombra, vogliamo chiarezza sui responsabili".

Letta: chi ha sbagliato pagherà - "Faremo piena luce e arriveremo in fondo, anche dal punto di vista delle sanzioni. E dunque chi ha sbagliato ne risponderà". Lo ha assicurato il presidente del Consiglio Enrico Letta, come riporta in apertura oggi il quotidiano la Repubblica, sulla questione della vicenda di Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, espulsa dall' Italia lo scorso maggio con la figlia. "Mi aspetto che la relazione del capo della Polizia arrivi prestissimo - aggiunge il premier secondo quanto riportato dal quotidiano - e sono sicuro che sarà in linea con quella total disclosure che abbiamo imposto sulla vicenda". Il premier, come riferisce oggi anche il Corriere della Sera, sottolinea che "sarà fatta luce piena" e che i responsabili "verranno sanzionati, in linea con la massima trasparenza che abbiamo imposto". Il quotidiano di via Solferino, insieme a Repubblica e al Giornale, riporta anche di un ministro dell'Interno Angelino Alfano 'furibondo'. "Salteranno molte capocce - sono le parole del titolare del Viminale come riferite dal Giornale, - si fermeranno molte carriere. Chi mi ha ingannato deve pagare". Il vicepremier, aggiunge Repubblica, punta a difendersi con l'indagine interna del prefetto Pansa. Come confidato ai suoi collaboratori e riportato dal quotidiano diretto da Ezio Mauro, Alfano ha chiesto "una relazione in tempi rapidissimi al capo della Polizia" e "in base a quella ricostruzione dei fatti" agirà, precisando che parlerà "con le decisioni".
(Fonte)

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