venerdì 3 maggio 2013

Marra: Enrico il sinisco, Gianni il nulla, le puttane di Berluschino, il pianto del ‘grande vecchio’ e dei coglioni dell’eurogendfor, e finalmente l’inizio della civiltà..


Enrico Letta è sinisco. In napoletano significa succedaneo, non verace, fasullo, sgradevole, deficitario..
 
Sinisco.. quanti ricordi.. Erano i tempi dell’incontro con la giovane custode di amorose malie di cui ne Il labirinto femminile avrei poi narrato come della «popolanina napoletana».

I tempi del mio comunismo vero ma pieno di dubbi che avrei poi sciolto il 10.5.1985, dimettendomi con la Lettera di dimissioni di un avvocato della CGIL dal sindacato e dal PCI.

Tempi di discussioni filosofiche appassionate al punto da sembrar liti furiose durante le folli pescate notturne a bordo di guscetti spinti da motorini da robivec­chi nel gelo delle raffiche di tramontana fra i marosi da rovesciarci da un momento all’altro, di cui però non potevamo avere timore perché uscivamo proprio per tuffarci a insidiare nella felicità silente della nera acqua ghiac­ciata percorsa dalla luce delle torce le indi­menticabili spigole corsare di Nisida, i saraghi veleggianti nelle tane delle secche di Ischia, le cerniole contegnose ultime inquiline delle città sommerse di Mondragone o di Baia, le orate buongustaie ghiotte dei mitili di capo Miseno..

Sinisco che lì, in quelle Napoli, Pozzuoli, Ischia, Capri, Procida, dei pescatori di rezzelle, è il nome che davano a quel polpo che vero polpo non è: quello dai deboli, schiumosi, sottili, lunghissimi, mosci tentacoli dotati di una sola fila di labili ventose, e non di due come il diversamente fiero, calloso, carnoso e gustoso polpo verace..

Versione verace del sinisco Enrico che potrebbe sembrare Gianni, dal quale Enrico ha preso la massonicità deviata, il bilderberghismo, il trilaterismo e l’aspenismo, ma in una maniera persino in questo esangue, sbiadita.

Perché Enrico di suo, non solo non conterebbe nulla (così come comunque niente conta né lui né nessuno dei pupazzi che lo circondano), ma nemmeno vorrebbe.

Perché questa appunto è un’altra caratteristica del sinisco: un vivere come se vivesse per conto di qualcun altro, un esserci essendoci poco, un esserci essendo conscio della propria pochezza e della propria sgradevolezza, e quindi un esserci sì, ma sempre non del tutto e un po’ di sbieco.

Un uomo, Enrico, che sembra tenuto in piedi dai vestiti, un uomo al quale il sangue pulsa nelle vene il poco che serve per non decedere, diversamente da Gianni che, sempre sinisco è, ma a momenti ti inganna, e per certi versi addirittura sembra corrusco, lucente di una luce balenante, rutilante, barbagliante.

Corrusco tipo ad esempio i robot super tecnologici del male dei cartoni animati quando calpestano le metropoli, visti gli immensi danni che è riuscito a fare come quando concorse a far comprare Antonveneta a MPS per oltre 20 miliardi — più del decuplo del suo valore — affondando così MPS a benefico di sanno loro chi.

Nient’altro che sinisco anche lui, Gianni, perché, come scrissi a Berluschino nel 1996, non esistono geni del male, dato che la genialità implica la positività, ed è dunque difficilissima, mentre qualunque idiota è capace di diventare un ‘genio’ del male.

E infatti, se paragoni ad esempio Gianni al quel Don Chisciotte senza però altri sogni che di forzieri traboccanti che è il suo tragicomico Berluschino, di questo almeno potrai pensare che l’ha spinto il fine ultimo di conquistare in un modo o nell’altro le carni di ogni mala femmina del pianeta e magari, chissà, anche di qualcuna buona.

Ma Gianni? Gianni che cazzo lo ha fatto a fare tutto questo gran danno? Per giungere a che o a chi? Per quali passioni umane o divine, epiche o terrazzane? Per amore di quali femmine o di quali maschi?

Sì, perché lo dice anche Carducci «sempre corsi e mai non giunsi il fine», ma la qualità del fine fa differenza, perché per me, ad esempio, la vita non è essere felice – che a momenti o a periodi può anche in qualche modo capitare – bensì l’essere coerenti ai ruoli.

Ruoli che dunque, se fanno vomitare l’intera società, è arduo possa essere gradevole perseguire.

Già, perché anche essere l’uomo ombra di qualcun altro, o l’eterno, discreto, silente persecutore di obiettivi altrui va benissimo e può essere anche bello, sempre però che, di chiunque sia l’obiettivo, comunque sia buono.

Ma come si fa a scegliersi il ruolo di vivere eternamente tra mille e mille frodi, doppiezze, delitti e giochi uno più laido e spaventoso dell’altro solo per avere il ruolo di tramite tra una serie di organizzazioni criminali quali i predetti birderberg, trilatere, aspen e varie massonerie deviate, e uno che, da venti anni, non fa che usare l’intera società per salvarsi un patrimonio che, non avendo egli fini sociali o morali di cui si sappia, gli serve solo a continuare a divertirsi, ammesso si diverta, con le puttane?

E non è allora meglio, o almeno meno faticoso, gettarsi direttamente in una fogna e mangiar pane e merda tutta la vita?

Comunque, affari loro. Tornando invece alla politica: che faranno ora che si sono conclusi i rituali e stanno lì?

Nulla, perché questi pupazzi di marzapane rispondono allo stesso padrone a cui rispondeva il governo pupazzo di prima, il solito bilderberg, e hanno la stessa funzione: distrarre dal signoraggio e dalle altre ruberie bancarie di migliaia o centinaia di miliardi scatenando la lotta sociale per la ripartizione dei quattro soldi che lasciano al ‘popolo’.

Insomma sono eccitato e in ansia: so che in non molto sta per irrompere in campo il ‘grande vecchio’ in persona stanco e incazzato dai fallimenti dei cretini che ci manda come presidenti e ministri di questo e quello.

Già lo vedo: .. irromperà come una furia e sarà circondato da questa massa di coglioni vestiti da combattimento dell’eurogendfor..

Dopodiché, in breve si stancherà di strillare, poi i ‘combattenti’ dell’eugendfor cominceranno a spogliarsi per il peso delle armi e delle cazzate che si portano addosso, e alla fine, grazie al cielo, si metteranno tutti a piangere dallo sconforto..

Lì inizierà il cammino della nuova civiltà.
(Fonte)
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