venerdì 10 maggio 2013

Napolitano ha detto che: Bisogna fermare la violenza ...". Berlusconi invece scende in piazza aizando il popolo per cose a lui care e private.

Processo Mediaset, Silvio Berlusconi chiama i suoi in piazza a Brescia contro le toghe. E nel bunker si riparla di elezioni a ottobre



Tutti in piazza. Per difendere Berlusconi dalla persecuzione giudiziaria. L’ordine viene diramato di mattina presto: sabato a Brescia, si farà una manifestazione “classica”, come era stata immaginata in un primo momento. Con folla osannante e Berlusconi che arringa i suoi contro le toghe che vogliono demolirlo, nel patrimonio, nella politica e nella dignità. Quelle di Milano. Ma anche quelle di Napoli, che in mattinata hanno chiesto il rinvio a giudizio per Berlusconi nell'ambito dell'inchiesta sulla compravendita di parlamentari. E lunedì è possibile - l'ipotesi si sta valutando in queste ore - una nuova manifestazione di fronte alla procura di Milano, mentre Ilda Boccassini pronuncerà la sua requisitoria sul processo Ruby.

Alla fine Silvio Berlusconi non ha retto, assecondando una rabbia profonda, incontenibile. La notte non solo non ha portato prudenza, ma ha indotto il leader, nella solitudine di chi valuta come devastanti per la propria vita gli effetti della sentenza Mediaset, ad assecondare l’indole del lottatore. Che, se deve cadere, cade sul campo. E così ordina un nuovo cambio di programma in vista di sabato. La manifestazione era stata ammorbidita, abbandonando l’idea del comizio in piazza, e sostituendolo con una sobria conferenza stampa, per evitare di infuocare il clima e di destabilizzare il governo. Ma, raccontano nell’inner circle del Cavaliere, un conto è non attaccare il governo, un conto è non reagire di fronte al killeraggio giudiziario.

E a questo punto tutto è possibile, di fronte alla mobilitazione, che inizierà sabato, ma su cui nella war room del Capo si sta studiando un vero e proprio piano di guerra. Perché il Cavaliere non ha alcuna intenzione di tirare già il governo, ma tutto lo stato maggiore è consapevole che le sue parole contro i giudici saranno tritolo puro sotto la fragile impalcatura che regge il governo Enrico Letta: “Non è difficile immaginare - dice un ex ministro di peso - che cosa succederà quando Berlusconi parlerà dei magistrati come di un cancro della democrazia o dell’azione della procura di Milano come eversiva. Il Pd regge?”. 

Già, il Pd regge? La risposta pare essere implicita, e l’ex premier pare aver messo nel conto le conseguenze più estreme. Basta vedere l’invito alla mobilitazione sugli house organ dell’ex premier per capire come un clima da guerra civile sia stato messo nel conto. Anche perché, è il ragionamento, il colpo arrivato dalla procura di Milano mostra che la pacificazione nazionale è impossibile, finché dalle Aule di tribunale continueranno ad arrivare raffiche degne “un plotone di esecuzione”. Ecco il punto: non ha funzionato l’operazione statista messa in campo dal minuto dopo le elezioni: la linea responsabile, il governo di larghe intese, la rinuncia al voto, la rielezione di Napolitano, che è anche capo del Csm, coi voti del Pdl. E non solo non è cambiato il clima, ma è ripartito l’attacco finale dalla procura di Milano. 

E adesso il Cavaliere vede nero davvero. Se questa è l’aria, già si sente il rumore dei prossimi colpi, dopo l’appello su Mediaset. Ovvero la sentenza Ruby che arriverà entro metà giugno, in primo grado. Per non parlare della richiesta di rinvio a giudizio da parte della procura di Napoli sulla compravendita dei parlamentari. Con la devastazione dell’immagine di chi, impegnato a fare lo statista, si vede descritto nelle aule di tribunale come un malfattore e uno che induce una minorenne alla prostituzione. L’attacco finale, appunto. Di fronte al quale l’unica risposta che Berlusconi sente davvero nelle corde è la chiamata del suo popolo, nella consapevolezza che il primo effetto della sua mossa e delle sue parole sarà portare il Pd, che proprio sabato è riunito in una difficile assemblea per ritrovare la rotta, sull’orlo di una crisi di nervi. Con mezzo partito che dirà: “Basta con Berlusconi”. Insomma, la tregua rischia di essere già finita. Ma con i sondaggi che danno il centrodestra in testa, e il Pd senza leader e risucchiato nel gorgo di un congresso in autunno, le sorti del governo non rappresentano certo un cruccio per Berlusconi. E a palazzo Grazioli già si riparla di voto a ottobre.
(Fonte)
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