venerdì 17 maggio 2013

NESSUN PROBLEMA LE INTERCETTAZIONI SONO STATE DISTRUTTE!

La Procura di Palermo cita Napolitano
al processo sulla trattativa Stato-mafia

I pm hanno depositato questa mattina in cancelleria la lista testi in vista della prima udienza che si terrà il 27 maggio davanti la corte d'assise di Palermo. Gli imputati sono dieci: sul banco degli imputati ci sono boss del calibro di Totò Riina e Leoluca Bagarella, ma anche uomini delle istituzioni come Nicola Mancino, Mario Mori e Antonio Subranni


C'è anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano fra i 176 testimoni che i pm Nino Di Matteo, Francesco Del Bene, Roberto Tartaglia e Vittorio Teresi vogliono ascoltare al processo per la trattativa Stato-mafia. In ordine "alle preoccupazioni espresse dal suo consigliere giuridico Loris D’Ambrosio  nella lettera del 18-6-2012 (pubblicata su “La Giustizia. Interventi del Capo dello Stato e Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura. 2006 -2012”) concernenti il timore del dottor D’Ambrosio “di essere stato considerato solo un ingenuo e utile scriba di cose utili a fungere da scudo per indicibili accordi”, e ciò nel periodo tra il 1989 e il 1993". Così hanno scritto i magistrati nella lista testi depositata nella cancelleria della Corte d'assise.



La Procura di Palermo chiama a testimoniare anche il procuratore generale della Cassazione, Gianfranco Ciani: "In ordine alle richieste provenienti dall'imputato Nicola Mancino aventi ad oggetto l’andamento delle indagini sulla cosiddetta trattativa,  l’eventuale  avocazione delle stesse e/o il coordinamento investigativo delle Procure interessate".

I pm vogliono ricostruire il contesto in cui maturarono le telefonate fra Nicola Mancino e il consigliere giuridico del Quirinale Loris D'Ambrosio, che sono finite agli atti del processo per la trattativa perché l'ex ministro dell'Interno era intercettato dai magistrati di Palermo. Mancino si lamentava per "il mancato coordinamento" 

delle indagini sulla trattativa. Dopo una lettera del segretario generale della Presidenza della Repubblica, il procuratore generale della Cassazione convocò il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso. Adesso i pm del processo trattativa chiedono alla corte d'assise di Palermo che venga convocato anche Grasso, oggi presidente del Senato. Così spiegano i magistrati nella lista testi depositata in cancelleria: "Il dottor Grasso dovrà riferire in ordine alle richieste provenienti dall’odierno imputato Nicola Mancino aventi ad oggetto l’andamento delle indagini sulla trattativa,  l’eventuale  avocazione delle stesse e/o il coordinamento investigativo delle Procure interessate". 

Nella lista dei testimoni ci sono 30 pentiti, ma anche ex ministri come Giovanni Conso, Claudio Martelli, Vincenzo Scotti e Giuliano Amato. La Procura di Palermo cita anche l'ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

La lettera di D'Ambrosio
Il consigliere D'Ambrosio aveva scritto una lettera al capo dello Stato dopo le polemiche seguite alla pubblicazione delle intercettazioni. Il 18 giugno dell'anno scorso spiegava: "I fatti di questi giorni mi hanno profondamente amareggiato personalmente". E ribadiva: "Come il procuratore di Palermo ha già dichiarato e come sanno anche tutte le autorità giudiziarie a qualsiasi titolo coinvolte nella gestione e nel coordinamento dei vari procedimenti sulle stragi di mafia del 1992 e 1993, non ho mai esercitato pressioni o ingerenze che, anche minimamente potessero tendere a favorire il senatore Mancino o qualsiasi altro rappresentante dello Stato comunque implicato nei processi di Palermo, Caltanissetta e Firenze". 

La lettera a Napolitano si concludeva con un riferimento a un testo scritto da D'Ambrosio su richiesta di Maria Falcone: "Lei sa che, in quelle poche pagine, non ho esitato a fare cenno a episodi del periodo 1989-1993 che mi preoccupano e fanno riflettere; che mi hanno portato a enucleare ipotesi – solo ipotesi – di cui ho detto anche ad altri, quasi preso anche dal vivo timore di essere stato allora considerato solo un ingenuo e utile scriba di cose utili a fungere da scudo per indicibili accordi".

Loris D'Ambrosio concludeva: "Non Le nascondo di aver letto e riletto le audizioni all’Antimafia di protagonisti e comprimari di quel periodo e di aver desiderato di tornare anche io a fare indagini, come mi accadde oltre 30 anni fa dopo la morte di Mario Amato, ucciso dai terroristi".

Dunque, anche il consigliere D'Ambrosio avrebbe avuto dubbi su quella terribile stagione del 1992-1993. I magistrati di Palermo vogliono chiedere al presidente Napolitano se abbia mai raccolto altri sfoghi di D'Ambrosio su questo argomento.
Sarà la corte d'assise di Palermo, presieduta da Alfredo Montalto, a decidere sull'ammissibilità dei testimoni citati dalla Procura. 
(Fonte)

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