martedì 7 maggio 2013

La paura, l’inflazione e la nostra libertà.




Una delle attività più criminali del sistema di propaganda mainstream è lo stravolgimento dei nostri valori.
In altre parole, abili manipolatori lavorano da anni per instillare nelle nostre menti la paura di ciò che potrebbe renderci più felici ed, allo stesso tempo, per associare ad eventi dannosi  un innaturale (e soprattutto ingiustificato) senso di sollievo.
La paura ed il sollievo sono emozioni strettamente legate.
La paura uccide la mente razionale ed attiva reazioni automatiche e prevedibili che possono essere facilmente sfruttate da chi le conosce.
Si tratta di reazioni velocissime che hanno permesso la sopravvivenza ai nostri antenati ma che, però, erano molto più efficaci nella savana, quando si trattava di sottrarsi ad un predatore, piuttosto che in città, quando si deve decidere se accettare un contratto di lavoro.
Il sollievo, invece, è un’emozione che sopraggiunge a valle di un evento doloroso, inaspettato ed indesiderato al quale, comunque, si è riusciti a sopravvivere.

Si tratta di un contentino narcotico che il nostro sistema emozionale ci somministra per farsi perdonare la paura precedente e farci guardare al futuro con ritrovata fiducia.
Quando questo meccanismo diventa noto a chi è interessato a commettere violenza, inganno o soprusi, questa emozione può essere utilizzata come strumento consolatorio e compensatorio gratuito utilissimo per depotenziare la reazione delle vittime.
Questa dinamica è quindi usata da chi ci vuole manovrare giocando, come sempre, sulle dieci strategie spiegate da Noam Chomsky sono le seguenti:
  1. La strategia della distrazione.
  2. Creare problemi e poi offrire le soluzioni.
  3. La strategia della gradualità.
  4. La strategia del differire.
  5. Rivolgersi al pubblico come ai bambini.
  6. Usare l’aspetto emotivo molto più del ragionamento.
  7. Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità.
  8. Stimolare il pubblico ad essere compiacente con la mediocrità.
  9. Rafforzare l’autocolpevolezza.
  10. Conoscere gli individui meglio di quanto loro stessi si conoscano.
In questo caso si gioca con le regole n° 2, 3, 6 e 9 per portare al massimo livello la strategia di cui al punto 1.
La prima norma è la “strategia della distrazione”. Dice Chomsky: «Consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti. E’ anche indispensabile per impedire al pubblico d’interessarsi alle conoscenze essenziali, nell’area della scienza, dell’economia, della psicologia».
Per utilizzare la dinamica paura-sollievo, bisogna far focalizzare la paura delle vittime su eventi estremamente dolorosi ed indesiderabili che non devono essere necessariamente reali.
E’ infatti sufficiente che si tratti di eventi verosimili.
Il manipolatore, nella parte iniziale della sua esposizione, descriverà questi eventi nei particolari assumendo un’espressione tesa e preoccupata.
Nel seguito della frase, il manipolatore affermerà che detti eventi non si sono avverati e, mentre gli ascoltatori provano sollievo, dichiarerà che, al posto dell’evento desiderato è accaduto un evento che, sebbene ugualmente indesiderato, è decisamente meno drammatico.
Badate bene che i primi eventi erano ipotetici: il secondo, invece, è reale e penalizza i (numerosi) ascoltatori a favore dei (pochi) mandanti dei manipolatori.
E’ evidente che una reazione negativa delle vittime potrebbe essere pericolosa per i mandanti e, per questo motivo, diviene provvidenziale l’ancoraggio tra l’evento “meno indesiderato” e l’emozione del sollievo che lo rende accettabile ed, a volte, persino gradito.

Questo è successo Venerdì sera quando ascoltando il telegiornale della 7, dopo che i telespettatori sono stati assoggettati alla consueta sequenza di disperazioni, licenziamenti, suicidi e catastrofi economiche, è stata presentata la notizia della diminuzione dell’inflazione.
La notizia che stava venendo raccontata era la seguente.
“Nel mese di marzo 2013, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, aumenta dello 0,2% rispetto al mese precedente e dell’1,6% nei confronti di marzo 2012 (la stima provvisoria era +1,7%)”. E’ quanto rileva l’Istat. Sempre a marzo, i prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza dai consumatori, e che formano il “carrello della spesa”, aumentano dello 0,1% su base mensile e del 2% su base annua, in ulteriore rallentamento dal 2,4% di febbraio. Il tasso d’inflazione annuo si è così dimezzato nell’arco di sei mesi, scendendo dal 3,2% di settembre. Inoltre con l’1,6% segnato a marzo si torna indietro a settembre 2010 (quando era stato rilevato lo stesso valore). Ancor più marcato l’andamento semestrale se si guarda ai prodotti più frequenti, il “carrello della spesa” appunto, la cui dinamica è passata dal +4,7% di settembre all’attuale +2%.
Per rigor di informazione va detto che notizia virgolettata è tratta dalla versione on line di La Repubblica ma la notizia riportata da La 7 era sostanzialmente la stessa.
Guardandola così, confortati dai lineamenti distesi del commentatore, potrebbe sembrare, tutto sommato, una notizia meno peggiore delle altre.
I prezzi, in fondo in fondo, non stanno aumentando.
E poi, questa notizia andava a connettersi con tutto un condizionamento precedente che ha incrostato nel nostro cervello un macro concetto infantile sintetizzabile con l’espressione “INFLAZIONEBBRUTTA!”.
Quei pochi che sono stati capaci di continuare a pensare ed elaborare la notizia hanno invece capito un’altra cosa.
L’inflazione è l’aumento dei prezzi di un paniere di beni che interessano la maggior parte dei cittadini.
Per intenderci, non ci sono le Ferrari ed i gioielli nell’inflazione: ci stanno il pane ed il gas per il riscaldamento.
In pratica, se l’inflazione è bassa vuol dire che le persone normali, e soprattutto i lavoratori dipendenti, non hanno avuto i soldi per comprare il necessario ad una vita dignitosa.
Tralasciando il fatto che, quando l’inflazione è bassa, i ricchi si arricchiscono ed i poveri stanno diventando più poveri, oggi vorrei farvi capire che vi hanno comunicato una pessima notizia spacciandovela per una buona.
Come fare a difendersi da questa cosa?
La risposta è semplice: basta telegiornali e basta talk show politici.
Se volete informarvi velocemente, scorrete la home page dell’ANSA.
Se volete sapere di più, leggete articoli lunghi, prendetevi il vostro tempo, e pretendete di capire tutto quello che vi sta venendo comunicato.
Non avrete il tempo di essere informati su tutto ma, in fondo, se ci pensate, a cosa serve essere informati su tutto?
E’ invece molto importante non essere manovrati ed essere coscienti del fatto che, nella realtà, sugli argomenti che non abbiamo approfondito, noi non abbiamo nessuna opinione.
E, rigirando la frase, ciò vuol dire che su ciò di cui non ci siamo informati, l’opinione che abbiamo non è nostra. 
(14.04.13 Fonte)
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